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  Partecipazione, unica via per uscire dalle secche della crisi

Data di pubblicazione: Mercoledì, 17 Novembre 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.44 Novembre / Dicembre 2010 :: Partecipazione, unica via per uscire dalle secche della crisi

A Milano una due giorni internazionale di MCL sull' economia sociale di mercato
di Fiammetta Sagliocca

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Su quanto avvenuto a Pomigliano, Azzi si è detto stupito per il fatto che “tutta la discussione sia stata incentrata sui turni di lavoro e sul mantenimento dei livelli occupazionali, senza considerare che in quello stabilimento si producono solo auto di vecchia generazione”. E’ un vulnus, questo, che ha ricadute inevitabili anche sulle piccole e medie imprese. Il Presidente di Federcasse si è quindi soffermato sui temi della cooperazione: “i cooperatori non sono migliori di altri imprenditori, ma credono nella possibilità di un’impresa basata su partecipazione e democrazia economica”. E non è
un caso che “il sistema cooperativo sia cresciuto nel 2009 del 3% mostrando anche un buon tasso di natalità con la nascita di molte nuove imprese cooperative”.
“Questo è forse uno dei meriti di questa crisi: quello di averci costretti a ripensare modelli di relazione, siano essi finanziari o istituzionali, basati sulla fiducia reciproca, vero centro delle relazioni umane”, ha concluso. Dunque sviluppo che va a braccetto con partecipazione democratica e valori: un ragionamento ripreso anche dal Rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, che ha sottolineato lo stretto “rapporto che esiste fra democrazia e sviluppo: se non c’è sviluppo la democrazia non cresce”.
Ornaghi ha richiamato i dati Ocse che segnalano “un rallentamento della crescita dei Paesi dell’area, e correggono al ribasso le previsioni di crescita per il 2011. Secondo l’Ocse nel 2012 la disoccupazione sarà al 9%”. Queste fosche previsioni, ha detto il Rettore, dimostrano ancora una volta quanto sia necessario lavorare sulla via della “partecipazione, che è condivisione di responsabilità “l’incremento del tasso di occupazione in sé non è La compartecipazione è inoltre probabilmente uno dei pochi antidoti che abbiamo a disposizione rispetto a una nuova possibile rischiosissima
stagione di conflitti sociali”. “Non vi è dubbio che il nostro sistema politico istituzionale sia in una fase di forte stagnazione per la difficoltà del ceto politico di svolgere la propria funzione in un quadro istituzionale che non riesce più a governare. Il nodo – ha concluso il Rettore – è la rappresentatività del ceto politico: non è vero che in Italia non c’è rappresentanza.
Questa è semplicemente spostata sul terreno delle associazioni e dei movimenti. La rappresentanza politica, invece, diventa una realtà solo nel momento puntuale delle elezioni. Ma nessun sistema politico puo’ continuare a vivere se la sua rappresentatività continua a decrescere. Occorre allora trovare forme di ‘raccordo’ vero, autentico, stabile,
fra rappresentanze politiche e rappresentanze sociali che si traducano in una reale compartecipazione ai processi di decisione delle politiche pubbliche”.
L’assistente nazionale del MCL, Mons. Francesco Rosso ha richiamato i presenti a un modello di partecipazione che “deve essere unita alla solidarietà e alla sussidiarietà: è una trilogia di cui noi cristiani non possiamo fare a meno”. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni, dopo aver ricordato come la partecipazione sia da sempre per la Cisl un obiettivo primario, ha incalzato: “attraverso la partecipazione, che è in questo momento catalizzatore di economia e di democrazia, è possibile realizzare il bene comune con il pieno utilizzo delle nostre capacità umane in condivisione con altri”. “Noi – ha continuato Bonanni – non abbiamo mai avuto una visione pessimistica della globalizzazione: ma crescere in campo economico implica saper allargare i confini. Diversamente rischiamo, in Europa e in Italia, di morire di asfissia dentro una gabbia che ci siamo costruiti in altre epoche”.
Per il Segretario della Cisl “una democrazia nuova non può esistere se ciascuno di noi non assume la sua parte di responsabilità e, quindi, di potere. Negli ultimi anni ha prevalso il modello di un’unica persona al potere cui delegare le responsabilità: invece tante persone, tutte le persone, devono partecipare”. “Nell’ultimo ventennio – ha concluso Bonanni – la finanza ha mangiato non solo l’economia, ma anche la democrazia. Il disastro che abbiamo davanti agli occhi viene proprio da questo: dalla disabitudine alla responsabilità e dall’abitudine alla delega”. Insomma sul principio e sulla strada da seguire pare regni un sostanziale accordo: “Siamo ad una svolta, la discussione è aperta sul ‘come’ fare partecipazione mettendo, finalmente, fine alla stagione del ‘se’ fare partecipazione” come ha ben sintetizzato Costalli. Alla due giorni di dibattito hanno preso parte anche il Presidente di EZA (Centro europeo per le questioni dei lavoratori) Raf Chanterie, l’On.
Klaus Kellersmann del PPE-Bruxelles e Javier Morillas Gomez dell’Università San Pablo (CEU) – Madrid.
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