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  Un Movimento internazionale con il Mediterraneo "al centro"

Data di pubblicazione: Lunedì, 29 Novembre 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.44 Novembre / Dicembre 2010 :: Un Movimento internazionale con il Mediterraneo "al centro"

di Carlo Costalli

In molti convegni e conferenze sul Mediterraneo si discute sulle prospettive commerciali e sulle modalità per aumentare gli investimenti nei Paesi delle sponde Sud ed Est.
Ma rispetto alla strategia di partenariato del 1995 che voleva fare dell’area euro mediterranea uno spazio di pace, sicurezza, prosperità condivisa e dialogo, molto resta da fare.
Le sponde Sud ed Est hanno molte risorse energetiche, eppure il Mediterraneo rischia di essere solo un luogo di transito per il 30% del traffico navale mondiale, a meno che le economie del Bacino non sappiano svilupparsi fino a far fronte alla concorrenza globale. Se i Paesi del Sud e dell’Est del Bacino hanno retto alla crisi è perché hanno potuto contare, insieme allo scarso inquinamento da prodotti tossici nelle loro banche, sulla vitalità, la creatività, l’adattabilità della loro gente: qualità visibili anche nei nostri immigrati. E su questo bisogna puntare. Non a caso il MCL (con i suoi Servizi) ha aperto in alcuni di questi Paesi centri per la formazione e l’informazione sia per chi vuole emigrare sia per chi rientra; sedi di Patronato, iniziative concrete di cooperazione, ricerche sul campo: dalla Bosnia a Gerusalemme e al Libano, da Amman all’Eritrea e al Marocco, e adesso anche a Cipro, sempre in collaborazione con partners locali.
L’Italia è diventata il primo partner commerciale dell’Unione Europea nell’area.
Le nostre imprese, grandi e piccole, stanno investendo ed intendono investire per diverse decine di milioni nei prossimi anni. Noi riteniamo, però, che sia urgente affiancare agli investimenti una solida responsabilità sociale di impresa fatta di partecipazione strutturata dei lavoratori, di contrattazione, di garanzie sociali come quelle che i lavoratori europei hanno conquistato nel corso dell’integrazione comunitaria.
Quanto ai programmi dell’UE per il Mediterraneo, sono strumenti importanti, ma devono essere sottratti al formalismo di una burocrazia spesso insensibile ai mutamenti sociali e reindirizzati in primis allo sviluppo umano . L’Italia dovrà utilizzarli meglio e ampliarli con risorse proprie e giusta flessibilità: in tal modo potrà davvero essere un ‘ponte’ tra i Paesi delle sponde Sud ed Est ed il cuore dell’Europa.
Dovrà però agire come ‘sistema-Paese’, con progetti coerenti in cui proporre anche i suoi metodi di gestione, l’esperienza dei distretti, le tecnologie migliori, la formazione del personale, le relazioni di lavoro, l’attenzione al territorio. Progetti che tengano anche conto che i Paesi delle sponde Sud ed Est hanno ancora un trend demografico ‘vivace’.
Quello dell’immigrazione è un problema che va gestito dal Ministero del Lavoro, non da quello degli Interni. L’Europa ha un saldo demografico negativo che comporterebbe una crescita economica altrettanto negativa se non ci fosse l’apporto degli immigrati.
Occorre allora sposare la logica della costruzione di un mercato del lavoro mediterraneo, in cui l’immigrazione rappresenti un fattore circolare da governare attraverso regole condivise. C’è dunque bisogno di governante ma anche di formazione. E’ in questo contesto che le organizzazioni dei lavoratori assumono un ruolo di primissimo piano nell’aiutare a gestire questi processi. E’ però fondamentale uscire dalle ristrettezze della prospettiva nazionale per ampliare il raggio di azione al di fuori dei nostri confini. Il MCL lo sta facendo anche in altre parti del pianeta: dal nord America al sud-est dell’Europa, Romania e Moldavia in particolare, cooperando attivamente con i Paesi del Mediterraneo e, soprattutto,con le organizzazioni dei lavoratori esistenti sul luogo.
Il MCL farà la sua parte con un occhio particolare alle chiese cattoliche, impegnate per la pace e per il dialogo, che operano in quelle realtà spesso difficili. Le opere a Sarajevo con Napredak e a Gerusalemme ed Amman con il Patriarcato Latino di Gerusalemme costituiscono già esempi concreti e ben visibili sul territorio.
Un Movimento ‘internazionale’ con il Mediterraneo al ‘centro’.
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