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  Islam: una lingua comune per far crescere la fiducia

Data di pubblicazione: Giovedì, 18 Novembre 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.44 Novembre / Dicembre 2010 :: Islam: una lingua comune per far crescere la fiducia

Intervista a Izzedin Elzir, Presidente dell' Ucoii.
Di Giacomo Guerrini

Nei giorni scorsi l’amico giornalista Giacomo Guerrini ha intervistato per Traguardi Sociali Izzedin Elzir, presidente dell’Unione delle Comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia, il quale descrive i rapporti fra comunità islamica e esperienza italiana sotto vari profili. Elzir – che è stato fra i protagonisti, nello scorso mese di giugno, del dibattito svoltosi a Milano tra i vertici del MCL e dell’UCOII – ha sottolineato alcuni aspetti che, ritiene, avvicinerebbero il mondo islamico a quello occidentale soffermandosi su temi di stretta attualità come il ruolo della donna, dei musulmani in Italia e del dialogo interreligioso.
E’ passato qualche mese dall’incontro di giugno che ha visto protagonisti
Mcl e Ucoii. Avete registrato dei risultati, delle novità da allora?
Certamente ci sono stati dei frutti. Per noi è stato un momento positivo e molto ricco di prospettive. L’apertura di una realtà importante a livello nazionale come il MCL per noi è stato un segno importante: abbiamo conosciuto una dimensione nuova della nostra società, quella italiana. Abbiamo avviato una collaborazione per cambiare in meglio il futuro del nostro Paese.
Lei rappresenta un milione e mezzo di musulmani che chiede con forza
di recitare un ruolo da protagonista in Italia. Ci sono degli ostacoli
su questo cammmino? A che punto siamo?
Vorremmo realmente che i nostri concittadini di fede islamica fossero parte integrante del tessuto culturale, sociale e politico. Per arrivare a questo risultato abbiamo davanti a noi un cammino difficile, innanzitutto per un problema di tempo: occorre pazienza. E’ evidente che su questo percorso sono presenti degli ostacoli, in parte esterni e in parte interni alla nostra comunità. La nostra è una realtà molto giovane e non molto strutturata. Per questo siamo al lavoro per darle più autorità e trasparenza, non vogliamo presentarci come una minoranza vittimista ma come una parte della cittadinanza italiana pronta a chiedere diritti ma anche a rispettare i corrispettivi doveri.
Ha parlato di trasparenza. E’ un elemento decisivo per guadagnare
quella fiducia che da tempo state chiedendo al popolo italiano?
Questi due valori sono importanti e correlati tra loro. Per creare una società coesa e tranquilla dobbiamo conquistare la fiducia e trasmettere la trasparenza. E’ il cammino non facile di cui si parlava prima. Credo che con il dialogo, come quello intrapreso con il MCL, si compiano passi importanti su questa strada. Così contribuiamo a sconfiggere le nostre debolezze e le nostre paure e ottenere credito.
Il vicepresidente di Ucoii è una donna e lei ha parlato di dare un
ruolo ai giovani. E’ un messaggio forte per il mondo islamico?
E’ un messaggio per tutti. Puntiamo sulle donne che sono la metà della nostra comunità e sui giovani che sono il nostro futuro. Senza il contributo di queste persone non progrediamo e dobbiamo rassegnarci a vivere in una società costretta a rimanere ancorata al passato senza nessuna prospettiva di futuro.
Lei ha invitato gli imam a parlare in italiano nelle moschee: perché?
Innanzitutto perché la maggior parte degli islamici d’Italia non è composta da arabi; abbiamo tanti senegalesi, cittadini del Bangladesh, e molti europei.
Più della metà non è arabofona: per raggiungere tutti con la predica
dobbiamo usare la lingua italiana. Siamo uniti dall’Islam ma anche dalla lingua e dalla Costituzione italiana. Parlare in arabo ci relega ai margini di una società nella quale come ho detto prima vogliamo invece recitare un ruolo di protagonisti.
Le prediche in italiano ci riportano ancora una volta ai concetti di trasparenza e fiducia. E’ così?
Esattamente. E’ per questo che una volta all’anno viene aperta la moschea.
Noi diciamo: la moschea deve essere aperta tutto l’anno, non solo ai musulmani ma a tutti coloro che vogliano conoscerci e incontrarci. E’ un modo in più per sconfiggere il pregiudizio.
Spesso nella battaglia laicista in corso in Italia contro il crocifisso, il Natale e i simboli della religione cattolica si tira in ballo l’Islam e l’offesa che sarebbe arrecata ai riferimenti cristiani dalla vostra comunità.
Qual è il suo giudizio?
L’utilizzo della nostra religione in queste lotte tra diverse realtà politiche, piuttosto che religiose, è sicuramente un’azione da condannare. Noi siamo cittadini italiani, dobbiamo cambiare la cultura della negazione dell’altro per affermare la nostra presenza, si deve comprendere come dal confronto tra le fedi diverse nasca una situazione migliore. Comprendiamo la nostra religione ancora più profondamente attraverso il dialogo con gli altri, i simboli delle altre religioni per noi rappresentano un elemento di ricchezza in più.
Lei vive a Firenze, il presidente del Mcl, Carlo Costalli, è fiorentino.
E’ una casualità o questa appartenenza ha contribuito al dialogo?
La mia elezione alla presidenza dell’Ucoii è sicuramente un riconoscimento a una comunità, quella fiorentina, e non a una persona; tutti sanno che Firenze è la città del sindaco Giorgio La Pira, famosa per la sua tradizione umanistica, un patrimonio e un’eredità che ci hanno dato una mano a costruire un terreno fertile per un dialogo tanto importante.
Come vengono accolti questi suoi messaggi dalla comunità islamica internazionale?
Noi facciamo parte dell’organizzazione islamica in Europa. Le nostre posizioni registrano un vastissimo gradimento: non solo, il mondo islamico ci considera fondamentali per essere un ponte tra Oriente e Occidente. Siamo incoraggiati a proseguire su questo cammino, che ovviamente continueremo a percorrere con gli amici del MCL
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