NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.31 Maggio / Giugno 2008

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 31 (1113 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  Dopo le elezioni

Data di pubblicazione: Sabato, 28 Giugno 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.31 Maggio / Giugno 2008 :: Dopo le elezioni

Verso nuovi partiti di massa


DOPO LE ELEZIONI

VERSO NUOVI PARTITI DI MASSA


       L’evolversi, per nulla scontato ed usuale, della recente competizione elettorale ha profondamente modificato non solo il quadro politico, con una vittoria “epocale” del centro destra, ma ha anche cambiato profondamente il meccanismo elettorale attraverso cui il confronto politico si sviluppa. La profonda crisi del centrosinistra, indotta dal modello ulivista di gestione del potere, ha reso impossibile riproporre una coalizione allargata – “da Bertinotti a Dini” – come quelle che avevano consentito le due “vittorie” di Prodi nel ’96 e nel 2006. Questa impossibilità ha costretto il Partito Democratico a correre da solo innescando, per “contagio”, una fortissima accelerazione del processo di ristrutturazione del centrodestra che si è orientato nello stesso senso dando vita ad un soggetto elettorale-politico unitario risultato, clamorosamente, vincente.

       E’ stata così realizzata, direttamente dai partiti, aggirando e superando la strettoia legislativa di un annoso confronto parlamentare, la riforma elettorale di cui tanto, e vanamente, si era dibattuto. Che questa analisi abbia un suo oggettivo riscontro nella realtà lo dimostra l’assoluta irrilevanza di questo stesso tema nel dibattito politico odierno e la radicale e concomitante perdita di interesse nei confronti del referendum sulla legge elettorale.

       Il vero cambiamento si è già realizzato, per decisione politica piuttosto che normativa: la riforma elettorale formale non potrà altro che seguire sulla linea già tracciata. Resta, invece, fondamentale ed aperto a sviluppi diversi, il problema della vera e propria riforma istituzionale che il degrado della situazione sociale ed economica, determinato da più di 15 anni di eclisse della politica in Italia, rende improcrastinabile. E’ indispensabile, per fronteggiare questa gravissima crisi, fornire una risposta organica all’esigenza di “ricostruire la partecipazione democratica e riportare la sovranità popolare al centro della politica e dello Stato”, come scrivevamo alla vigilia delle elezioni. E’ attraverso questo passaggio che passa un vero e stabile recupero della credibilità e dell’autorevolezza dello Stato, di cui si sente, oggi più che mai, urgente bisogno.

       Ma la democrazia italiana era ed è una democrazia nata con i partiti e su di essi fondata. E’ ben difficile pensare di ricostruire la partecipazione democratica, e riportare la sovranità popolare al centro della politica, senza ripensare e recuperare un loro ruolo positivo come momento di elaborazione politica e di formazione di classe dirigente.

       Ritorna centrale il problema dei partiti e dell’evoluzione che interesserà i due principali protagonisti dello scenario politico italiano: il Partito Democratico ed il Popolo della Libertà. Inutile negare che le due principali formazioni politiche su cui, necessariamente, deve fondarsi un efficace funzionamento della democrazia italiana, presentano ancora molti punti deboli e molti interrogativi: anzi sono, ancora, in costruzione.

       I protagonisti politici più avvertiti hanno già cominciato a interrogarsi al riguardo. Alcune recenti dichiarazioni di D’Alema su questa questione focalizzano efficacemente un problema che non è solo del Partito Democratico ma anche del Popolo della Libertà. Del Popolo della Libertà in misura ancora maggiore in quanto, fino ad oggi, il suo vero e unico motore è stato, ed è, il carisma di Berlusconi con tutti i vantaggi ed i limiti che ne conseguono.

       Afferma D’Alema: “Adesso abbiamo davanti una grande sfida: quella di costruire il Pd. Svanita l’illusione del partito leggero senza strutture e senza iscritti, c’è il problema di costruire un partito moderno in grado di mettere radici nella società contemporanea”.

      La sfida odierna, sia per il Pd che per il PdL, è quella della trasformazione di liste elettorali in un Partito, con le sue regole democratiche, i suoi riferimenti culturali, il suo dibattito politico, il suo radicamento nel territorio, la sua militanza, la sua classe dirigente.

       E’ una sfida importante (soprattutto per il PdL), perché significa dare una definitiva stabilità politica alla società italiana, allineandola così ai più grandi Paesi europei nei quali i Partiti moderati (i democristiani tedeschi come i popolari spagnoli) sono appunto “partiti di massa” fortemente radicati nella società e con una propria cultura di riferimento. Partiti che, anche a prescindere dal carisma di leader storici come Kohl e Aznar, sono in grado di continuare ad essere Partiti di massa fortemente radicati nella società, sia al governo che all’opposizione, in quanto si richiamano ad una forte identità, politica e culturale.


Pier Paolo Saleri

 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali