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  A Torino due giorni di dibattito organizzato dal MCL

Data di pubblicazione: Martedì, 1 Luglio 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.31 Maggio / Giugno 2008 :: A Torino due giorni di dibattito organizzato dal MCL

Superare le conflittualità per rilanciare il mercato del lavoro


A TORINO DUE GIORNI DI DIBATTITO ORGANIZZATO DAL MCL

SUPERARE LE CONFLITTUALITA' PER RILANCIARE
IL MERCATO DEL LAVORO


       La riforma del mercato del lavoro e la (buona) occupazione sono questioni centrali per lo sviluppo del sistema-Italia: in questo senso l’intesa raggiunta da Cgil, Cisl e Uil sulla riforma della contrattazione, nonché le proposte del ministro Sacconi in materia di democrazia economica e la contestuale marginalizzazione parlamentare di quelle forze massimaliste che della politica del veto hanno fatto la loro ragione d’essere in questi anni, autorizzano a immaginare sviluppi positivi per una politica riformista e innovatrice sulle tematiche del lavoro, per recuperare i ritardi accumulati durante il governo Prodi. E’ questo, in buona sostanza, quanto emerso nel corso della due giorni di dibattito, organizzata da MCL, Eza ed Efal, su ‘Lavoro e liberalizzazioni, contratti, pari opportunità e salario’.

       Una Torino assediata dalle piogge, una città circondata dai pompieri e dalla protezione civile – impegnati a limitare i danni delle alluvioni di questo maggio anomalo – ha accolto, il 30 e 31 maggio, più di un centinaio di quadri dirigenti del MCL e rappresentanti di oltre cinquanta associazioni del mondo sindacale, della cultura e della politica, provenienti da tutti i Paesi Ue, riunitisi per confrontarsi su lavoro e occupazione, su salari e partecipazione dei lavoratori, su riforme, globalizzazione e nuovi contratti. Un clima autunnale, si diceva, al quale ha fatto da contraltare un cauto venticello primaverile di ottimismo rispetto al nuovo clima politico instauratori nel Paese, trapelato fra le righe di molti interventi, fra tutti quello di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, giunto nella città della Mole dopo una serie di incontri in terra piemontese con i vertici cislini della zona. Bonanni, intervenendo sui vari temi di attualità sul tappeto, non ha nascosto di aver apprezzato i primi passi del nuovo Governo: in particolare, a proposito del nodo Alitalia, il leader del sindacato bianco ha sottolineato come la situazione ereditata dal precedente governo sia pesante per la nostra compagnia di bandiera, e tuttavia, ha precisato, “le cose procedono”, “certo, si è perso tempo – ha detto – ma sono sicuro che si costruirà qualcosa d’importante. Prima lo si fa, meglio è”, con ciò lanciando un chiaro segnale ai provvedimenti che, proprio in quei giorni, il Governo Berlusconi si accingeva a varare su un affare che rischia di costare all’Italia un salatissimo prezzo in termini non solo politici ed economici, ma anche di disoccupazione.

       Per Bonanni è tempo di agire: “Il governo deve sterilizzare il costo dell’energia, attraverso un intervento sulle tasse e sulle accise, se vuole che l’inflazione non salga: è normale, infatti, che se c’è turbolenza dei prezzi dell'energia, a partire dal petrolio, l’inflazione sale e le ricadute sulle famiglie e sui consumi sono notevoli. A tutto questo bisogna trovare rapidamente una soluzione”. Il leader cislino ha aggiunto che “è anche necessario che l'Istat riveda i sistemi di rilevazione che sono starati, lontani dalla realtà e che, sommati ai costi elevati dei mutui, offrono un quadro non realistico della situazione delle famiglie. Bisogna intervenire”.

       Semaforo verde anche sul fronte della detassazione degli straordinari: “è un provvedimento che va nella direzione giusta, una misura che risponde alla logica di quanto avevano chiesto le componenti sindacali”, ha sottolineato il segretario Cisl.

       Insomma, messa alle spalle un lunghissima e defatigante campagna elettorale, è ora di prendere atto del nuovo clima instauratori nel Paese e procedere a passo spedito per colmare il gap accumulato nelle scorse stagioni: se ne è detto convinto anche il presidente MCL, Carlo Costalli, per il quale “si è aperta una fase storica che richiede coraggio e voglia di innovare, perché i tempi sono maturi per dare una svolta significativa alla struttura industriale e dell’occupazione, e alle relazioni sindacali nel nostro Paese”. Semplice speranza o qualcosa in più? Per Costalli “il messaggio forte che è venuto dalle ultime elezioni è che i lavoratori non vogliono più sentir parlare di modelli lontani e astratti dalla realtà, ma chiedono un governo che sia vicino ai problemi della gente. E’ l’ora di un riformismo concreto che lasci da parte i giochi ideologici che hanno frenato finora l’economia rallentando di fatto la crescita del Paese”.

       Costalli ha indicato il nocciolo della questione nel superamento delle conflittualità, sottolineando che bisogna mirare “a un modello collaborativo, che promuova la partecipazione dei lavoratori alla vita e agli obiettivi d’impresa”, come del resto anticipato anche dal neo-ministro del welfare Sacconi, che è arrivato a ipotizzare anche forme di azionariato dei lavoratori e la partecipazione di questi al collegio sindacale. “Fino a poco tempo fa – ha sottolineato Costalli – sembravano proposte dell’altro mondo, ma noi ci abbiamo sempre creduto e il fatto che oggi ne parli anche il ministro Sacconi non può che suscitare approvazione’’. Come dire: dopo decenni di governi di matrice democristiana e socialista, per non parlare delle sinistre di ques’ultimo biennio, ci voleva un governo dichiaratamente moderato, se non di destra, per avere finalmente il coraggio di parlare a chiare lettere di partecipazione
dei lavoratori all’impresa? Ma tant’è.

       Costalli ha poi indicato quelle che considera altre due priorità: la formazione e il rilancio dell’occupazione femminile. Sul primo tema, MCL sostiene che, sull’onda del rinnovamento, anche la formazione non può più essere “solo esterna all’impresa determinando, di fatto, un fallimento: attualmente il sistema risulta ‘pensato’ soltanto sui formatori che spesso, negli anni, sono diventati società private ‘estranee’ al mondo del lavoro’’. Secondo Mcl “va riconvertito tutto il processo partendo dal presupposto che il luogo dove fare la formazione è l’impresa (o almeno la formazione va fatta per favorire l’ingresso e la crescita nell’impresa). Non come è avvenuto, e avviene ancora, in alcune regioni italiane che continuano a mantenere apparati eccessivamente costosi e non produttivi di ‘vera’ formazione”.

       Infine, le donne: l’occupazione femminile in Italia è ancora ben lontana dai parametri europei. L’obiettivo del 60% di donne occupate, fissato dalla strategia di Lisbona, è assai lontano (secondo l’Istat siamo al 46,6%). Ci superano il Portogallo, la Spagna e la Slovenia, per non parlare dei Paesi scandinavi dove si arriva al 70%. La situazione peggiora ulteriormente se si considerano le madri lavoratrici. “L’inadeguatezza dei servizi (soprattutto asili nido, scuole materne ed elementari) ha determinato, e continua a determinare, un’onerosa rinuncia al lavoro e alla carriera” ha rilevato Costalli, che ha incalzato: “Occorre che i servizi siano calibrati sulle reali esigenze del personale che nelle aziende è impegnato mediamente fino alle sei di sera. Questo problema è ancora più sentito nelle grandi città dove, anche in presenza di part-time, i tempi per recarsi al e dal lavoro annullano la riduzione dell’orario di lavoro. Anche su questi temi è giunto il momento di dare risposte significative’’.

       Un assist prontamente raccolto e rilanciato da Maurizio Sorcioni, dell’ufficio studi di Italia Lavoro, il disagio delle famiglie italiane non è necessariamente ed esclusivamente legato alla questione precarietà/flessibilità. Il senso di insoddisfazione generalizzato dipende dalla debolezza delle politiche di sostegno al reddito, dal basso livello di flex security, dal tasso elevato di disoccupazione femminile, ha rilevato.

       Ma il nodo del lavoro non si può sciogliere senza una profonda coscienza dei mali che affliggono la società italiana, che registra oggi un appannarsi della coscienza della solidarietà e del significato del bene comune. Ne ha a lungo parlato il presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, Mons. Arrigo Miglio, che ha evocato i temi emersi meno di un anno fa alla 45/ma settimana sociale dei cattolici italiani, e rilanciato quello che è un triplice orizzonte di impegno per i laici e per l’associazionismo cattolico in generale: “sensibilizzare tutti, e soprattutto i giovani, al bene comune come valore insuperato e imprescindibile per uno sviluppo armonico, giusto e solidale della società; rafforzare il senso della cittadinanza, perché anche oggi i cattolici sono chiamati a dare un forte contributo alla crescita materiale, culturale, etica, politica, del Paese, un dovere dal quale non possono esimersi; terzo, continuare il confronto e il discernimento per capire dove passi, nel contesto della nostra società, il bene comune, proponendo prospettive concrete nei vari ambiti’’.

       Mons. Miglio ha dato atto del lavoro fin qui svolto dal MCL nel mondo del lavoro, per la solidarietà e la spinta culturale verso un riformismo cristiano, capace di incidere nelle dinamiche del mercato in un contesto che non è solo quello localistico o marginale. “Non è possibile parlare oggi di bene comune senza tenere nel debito conto il fenomeno della globalizzazione’’ ha concluso il responsabile Cei, secondo il quale grande attenzione andrà data anche a quella che ha definito l’emergenza educativa del nostro Paese, problema centrale del nostro tempo.

       Apprezzati gli interventi degli ospiti stranieri, che hanno offerto alla discussione una prospettiva e un respiro internazionali: tra gli altri Daniel Navas, Rappresentante OIL, intervenuto su “Gli scenari di proposta trasformazione del lavoro nel contesto di uno sviluppo globale e sociale”; Joseph Thouvenel, Segretario Generale Aggiunto C.F.T.C., con una relazione su “La Francia e la riforma dei salari”, e poi ancora Gabriele Ulbrich, della I.G.- Metall che ha parlato di “Donne e parità delle retribuzioni in Germania”, e ancora Raf Chanterie, Presidente EZA, del Belgio, e Javier Fernandez Lasquetty, Consigliere Immigrazione e Cooperazione della Comunità autonoma di Madrid.


Fiammetta Sagliocca

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