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  Taccuino

Data di pubblicazione: Giovedì, 9 Gennaio 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.63 Gennaio / Febbraio 2014 :: Taccuino

Taccuino

MCL, AGIRE SUBITO E SENZA INDECISIONI PER LA LIBERAZIONE DEI DUE MARò
Ennesimo rinvio sulla sorte dei due marò italiani detenuti in India dal febbraio del 2012. La vicenda sembra sempre più legata ad un conflitto interno all’esecutivo di Delhi. Infatti mentre il ministro degli esteri sembra orientato a perseguire la strada del processo equo e che tenga conto delle assicurazioni date al nostro Paese sulla sorte dei due fucilieri del reggimento San Marco, il ministro dell’interno invece sembra più vicino alla posizione della Nia, l’agenzia nazionale di investigazione che vorrebbe processarli sulla base della legge antipirateria (Sua Act), che prevede la pena di morte.
Ormai il destino di Latorre e Girone sembra inevitabilmente connesso a uno scontro tutto politico che si inasprisce sempre più con l’avvicinarsi del voto indiano (previsto a maggio). Senza contare che la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente se a vincere le elezioni fosse il partito “nazionalista”, da sempre contrario a una soluzione amichevole del caso.
Il governo italiano dopo mesi di silenzio sulla vicenda, e dopo una serie di errori e gaffes, si trova a perseguire l’obiettivo minimo di un giusto processo per i nostri militari, e il loro rientro immediato in base alle leggi internazionali. Nelle ultime settimane l’Italia ha aumentato il pressing diplomatico su Delhi per velocizzare l’iter processuale e per chiedere che siano rispettate le garanzie ottenute in precedenza.
Ancora troppo poco. Arrivati a questo punto il nostro Paese dovrebbe far pesare il proprio ruolo internazionale arrivando anche a minacciare il ritiro dei nostri soldati da ogni missione all’estero.
Assordante è il silenzio da parte delle Nazioni Unite (eppure il Reggimento agiva su mandato ONU) e da parte dell’Europa. Impossibile accettare che l’Italia rinunci ad affermare con fermezza la propria sovranità e dignità. Per il MCL è ora che il governo passi dalle parole ai fatti per giungere alla liberazione dei Marò, unica soluzione accettabile per la dignità del Paese. L’onore del Paese va difeso da questa assurda vicenda.

“L’ACCOGLIENZA” DELLE COOPERATIVE ROSSE
Le immagini arrivate dal Centro per l’accoglienza immigrati di Lampedusa documentano una prassi che non tiene in alcuna considerazione il rispetto dei diritti della persona: uomini e donne trattati come animali, fatti denudare in pieno inverno all’aperto e investiti da una scarica d’acqua per la disinfestazione contro la scabbia, il tutto mentre gli operatori della cooperativa che gestisce il centro continuavano a svolgere i propri compiti come nulla fosse.
Scene ancora più impressionanti se si pensa alle recenti tragedie del mare dello scorso ottobre quando 600 persone sono annegate negli ennesimi viaggi della speranza trasformati in viaggi di morte.
A far deflagrare lo scandalo è stato un servizio del Tg2 che ha giustamente scatenato reazioni indignate: l’inchiesta del telegiornale mostra, infatti, il trattamento incivile riservato ai migranti durante la pratica di disinfestazione dalla scabbia, malattia che, peraltro, nessuno di loro aveva al momento dello sbarco. Ovviamente la notizia ha causato un vero e proprio choc determinando, tra l’altro, un’ipocrita presa di posizione di censura da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (che si guarda bene dal contribuire concretamente al miglioramento dell’accoglienza!) cui hanno giustamente anche fatto seguito numerose, e più che doverose, dichiarazioni di indignazione e condanna. Dichiarazioni provenienti, naturalmente, da tutte le parti politiche e sociali ma, come succede sempre in questi casi, più numerose, indignate ed inflessibili da parte della sinistra. Ha cominciato la Presidente della Camera Boldrini: “atto indegno di un Paese civile”; ha fatto seguito Khalid Chaouki, parlamentare Pd e coordinatore dell’intergruppo parlamentare sull’immigrazione: “ciò che avviene nel centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa è disumano e inaccettabile”; da segnalare inoltre il commento, rilasciato a caldo, dalla Legacoopsociali: “Le immagini del TG2 lasciano indignati e pieni di amarezza… bisogna provare vergogna”.

UNA NUOVA INIZIATIVA DEL MCL PER L’ERITREA
Il MCL prosegue il suo impegno in Eritrea, uno degli Stati più autarchici del mondo, dove vige incontrastato uno spietato regime dittatoriale. Un Paese dove i diritti umani sono calpestati, le libertà fondamentali negate: non esiste libertà di stampa, di associazione, di pensiero né religiosa. Non sono tollerati partiti politici d’opposizione, come neppure mezzi di informazione indipendenti né tantomeno forme di organizzazioni della società civile.
è una terra che non lascia speranze e dove ogni mese oltre quattromila persone, soprattutto giovani, tentano di oltrepassare i confini rischiando la morte.
In un Paese tanto martoriato, il MCL ha avviato di recente un nuovo progetto per il sostegno della popolazione eritrea, che fa seguito alle molte iniziative già messe in campo nel passato.
A breve partirà, infatti, un nuovo container per Ad Adisfeda (una zona prevalentemente desertica). Il container carico di alimenti di prima necessità, medicinali e materiale scolastico, arriverà nel Paese africano, per la precisione in una delle zone più ‘difficili’ sia per l’aspetto geografico che per quello economico-sociale, dove nessuno vuole arrivare e dove da tempo operano le Suore Cistercensi di Asmara, con le quali il MCL collabora ormai da alcuni anni.
Un’iniziativa che sarà forse una goccia nell’oceano, ma pur sempre un seme di speranza per un popolo oppresso e della cui tragedia umana nessuno, o quasi, parla.
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