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  Firmata la nuova Costituzione in Tunisia

Data di pubblicazione: Mercoledì, 22 Gennaio 2014

Ph: Joy Portella/Mercy Corps

Ph: Joy Portella/Mercy Corps

TRAGUARDI SOCIALI / n.63 Gennaio / Febbraio 2014 :: Firmata la nuova Costituzione in Tunisia

Svolta in Tunisia per la donna

Facendo il bilancio di mezzo secolo d’indipendenza, notiamo che uno dei risultati dell’intenso inurbamento e della femminizzazione della mano d’opera è l’ingresso della donna nel cuore dell’arena pubblica. Un’altra caratteristica positiva è la riduzione della disparità della scolarizzazione fra maschi e femmine anche a livello universitario dove in certi settori, il numero delle ragazze è ben superiore.
Tale fatto dimostra che le famiglie hanno percepito l’importanza dell’educazione per i due sessi, idea condivisa dai protagonisti stessi che vogliono studiare, poi trovare lavoro prima di sposarsi con partner non imposti dalle famiglie ma scelti liberamente.
Da questi cambiamenti sociali profondi ne scaturiscono altri, relativi al modello tradizionale della famiglia araba. I matrimoni tardivi e il calo evidente della fertilità (cittadina o contadina, la donna non è più una macchina per produrre bambini: conosce la contraccezione e ne fa uso liberamente e gratuitamente) riducono il numero medio dei componenti del nucleo famigliare, diventato conforme a quello occidentale. Questo nuovo modello della famiglia si è imposto - ovviamente a ritmi diversi - anche nel mondo contadino in seguito al declino dell’economia agraria e ad una presa di coscienza incoraggiata da una politica governativa di sensibilizzazione.
Le donne ne hanno tratto più potere perché sono più coscienti e più convinte del loro ruolo in seno alla famiglia e sempre più partecipi nella gestione economica della casa. Superando i compromessi fatti o subiti nel passato con leggi e tradizioni ataviche di una società patriarcale, sono riuscite a creare un equilibrio proprio in cui coabitano modi antichi e modi moderni e in cui la modernità è assorbita dalla quotidianità. Grazie alle associazioni femminili e giovanili presenti anche nel mondo ru??rale, grazie alla classe intellettuale modernista convinta della necessi??tà del progresso ma grazie soprattutto al “femminismo di Stato”.
Lo sviluppo della libertà e dell’autonomia individuale all’interno della famiglia ha costituito un vero motore di cambiamento per la società, facendo progredire il processo di trasformazioni sociali nel quadro giuridico per quanto riguarda la condizione femminile, perno essenziale dello sviluppo. La Tunisia ha lasciato il gruppo degli altri paesi arabo??musulmani rimasti legati all’autorità patriarcale, perpetuamente legittimata da norme religiose e da continui riferimenti alle tradizioni. La sua è stata proprio una scelta sincera e non un simbolismo politico o retorico al fine di proiettare un’immagine progressista sulla scena internazionale. La rivoluzione che cambia il paese arriva il 17 dicembre 2011 quando Bouazizi si dà fuoco: si infiamma il Medio Oriente.
Esplodono in successione l’Egitto, la Libia, lo Yemen, la Siria. Nordafrica e Medioriente conquistano la ribalta del mondo dicendo no all’immobilismo delle proprie dittature. Ben ALi, Mubarak, Gheddafi, Saleh, i tiranni, con l’eccezione di Assad, cadono uno dopo l’altro.
La prova del nove è la Costituzione. In un paese stanco della tormentata transizione alla democrazia al punto da aver rifiutato qualsiasi cerimonia ufficiale per la ricorrenza della rivoluzione, il presidente Mohamed Moncef Marzouki chiede all’Assemblea nazionale costituente che acceleri la ratifica della nuova Costituzione. L’obiettivo è quello di debuttare come “stato democratico” il 14 gennaio 2014, anniversario della fuga di Ben Ali.
Dopo la ratifica arriva l’approvazione della nuova Carta Costituzionale.
“Tutti i cittadini, uomini e donne, hanno gli stessi diritti e doveri”, recita l’articolo 20 della nuova Carta Costituzionale tunisina. Il capo dello Stato tunisino Moncef Marzouki, il primo ministro uscente Ali Larayedh e il Presidente dell’Assemblea Costituente, Mustapha Ben Jaafar, hanno firmato la nuova Costituzione del Paese, un evento storico per la culla della Primavera araba. Marzouki è stato il primo a firmare il testo approvato dall’Assemblea costituente, abbracciando il documento e agitando due dita in segno di vittoria. La grande novità della nuova Costituzione, la prima del dopo-rivoluzione, riguarda innanzitutto alla parità uomo-donna.
La Tunisia, Paese che con le rivolte che nel 2011 hanno destituito Zine al-Abidine Ben Ali ha ispirato il movimento della Primavera araba, ha affrontato anni di grave disoccupazione, proteste, attacchi terroristici, assassini politici e sfiducia nella classe politica. I tunisini sperano che gli sforzi dedicati alla scrittura della nuova Costituzione facciano la differenza, contribuendo a riportare stabilità al Paese e a rinforzare la sua immagine all’estero. La Carta vuole rendere la Tunisia una democrazia basata su uno Stato civile le cui leggi non sono basate sulla legge islamica, a differenza di molte altre Costituzioni del mondo arabo. Un intero capitolo di 27 articoli è dedicato ai diritti dei cittadini, tra cui protezione dalla tortura, diritto al giusto processo, libertà di culto, parità tra uomo e donna davanti allal egge e difesa dei diritti delle donne.

Maria Pangaro
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