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  Semplificare la normativa per rilanciare gli investimenti

Data di pubblicazione: Giovedì, 30 Gennaio 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.63 Gennaio / Febbraio 2014 :: Semplificare la normativa per rilanciare gli investimenti

In Italia gravano sul lavoro 1.000 norme che contengono 15.000 precetti

“Alea iacta est”, il dado è tratto. Prendiamo in prestito le parole di Giulio Cesare per capire la portata di un evento non meno gravido di conseguenze come la semplificazione del diritto del lavoro.
In un Paese che affonda le sue radici nel diritto, una chiamata alla semplificazione normativa ha lo stesso valore di sfida del condottiero romano che attraversa il Rubicone.
L’appello dei professori Michele Tiraboschi e Pietro Ichino per la semplificazione della normativa sul lavoro non è caduto nel vuoto. La politica sembra aver recepito l’importanza fondamentale di questo tema e sembra che abbia intenzione di muoversi verso questa direzione. Quello che però fa ben sperare è che l’iniziativa ha raccolto moltissimi consensi tra i principali soggetti a cui la proposta è stata rivolta: gli studiosi del diritto del lavoro, gli imprenditori, i sindacalisti, i consulenti del lavoro e le associazioni che vivono nel mondo del lavoro.
Se da una parte questo atteggiamento dei due studiosi riflette il desiderio di coinvolgere, in un’ottica pluralista e sussidiaria, tutti i soggetti che vivono quotidianamente nel mondo del lavoro, dall’altra fa emergere quanto grande sia il desiderio di partecipare per migliorare il Paese.
è la grande ed affascinante sfida delle riforme, del cercare di passare dalle enunciazioni teoriche, che non di rado nascondono la volontà di non cambiare nulla, ad iniziare a sporcarsi le mani in una materia delicatissima e decisiva come il lavoro.
Questa sfida dei riformisti ad essere riformatori ha trovato il pieno sostegno del Movimento Cristiano Lavoratori, che non a caso ha messo il lavoro al centro di tutto il suo cammino congressuale.
Infatti, il vero banco di prova delle riforme è il lavoro, poiché in esso si riflettono tutti i desideri e le preoccupazioni delle persone: perché sul lavoro gravano ancor oggi dei fardelli ideologici che schiacciano ogni tentativo di modernizzazione del Paese; perché nel lavoro è ancor oggi fortissimo lo scontro ideologico che non permette di guardare la realtà e la vita vera delle persone e dei lavoratori reali.
Il percorso della semplificazione normativa non è certo semplice: il centro studi ADAPT ha calcolato che sono circa 1000 gli atti normativi che, in maniera diretta o indiretta, riguardano i rapporti di lavoro e che danno vita a circa 15 mila precetti. Si comprende così come possa essere gravoso il giogo del diritto che, invece di promuovere il lavoro, diventa un freno allo sviluppo. Credere che il numero e la verbosità delle norme sia un’automatica garanzia di tutela dei lavoratori e del lavoro è una falsità, poiché se i diritti non sono esigibili (sia in tribunale che nella realtà) altro non sono che un inganno.
D’altro canto semplificare non vuol dire deregolamentare, ma rendere più chiaro e intellegibile il quadro normativo del lavoro. L’alternativa è che il diritto del lavoro sia visto e venga vissuto come una minaccia: per i lavoratori che si sentono più deboli e più precari; per gli imprenditori che lo vivono come un ulteriore fardello nella già difficilissima corsa della competizione globale; per gli investitori stranieri che vengono fortemente disincentivati da una realtà che non riescono a comprendere.
Allo stesso tempo occorre superare l’idea che la norma sia in sé sufficiente, poiché il diritto deve essere applicato. Spesso la distanza tra la norma e la sua applicazione vanifica ogni tentativo di riforma, soprattutto in una materia quale il lavoro che vede competenze concorrenti dello Stato e delle Regioni.
Per superare queste difficoltà che si sono cristallizzate nel corso dei decenni, tanto da sembrare delle caratteristiche immutabili del nostro mondo del lavoro, occorre continuare lungo la strada della partecipazione e del coinvolgimento di tutti i soggetti del mondo del lavoro. In questo senso, la contrattazione a tutti i livelli (partendo da quello aziendale), la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’azienda, la possibilità anche per le associazioni di offrire aiuto e supporto nella ricerca del lavoro o nella riqualificazione e nel ricollocamento, sono strumenti privilegiati affinché il lavoro veda come protagonisti proprio coloro i quali nel lavoro vivono.
Così la sfida della semplificazione normativa non è solamente un argomento per i tecnici, ma è un patrimonio ed un’opportunità per tutti. è questo il primo passo, di tanti necessari, per una riforma del nostro Paese che non sia calata dall’alto, ma che veda come protagoniste tutte le forze presenti nella società e che si impegnano per il bene comune. “Alea iacta est”.

Giovanni Gut
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