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  Quando l’arte rafforza i legami tra i popoli

Data di pubblicazione: Domenica, 7 Aprile 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.57 Marzo / Aprile 2013 :: Quando l’arte rafforza i legami tra i popoli

A Roma una mostra per approfondire il rapporto tra Italia e Libia

Quasi 30.000 persone hanno visitato la mostra “Anime di materia” che si è tenuta tra il 16 gennaio e il 28 febbraio a Roma, nel complesso del Vittoriano. Si è trattato di un importante evento culturale promosso da HRS (spin off dell’Università di Bologna, attivo in Libia fin dai primi giorni della rivoluzione), che ha permesso al pubblico italiano di apprezzare le opere di Ali WakWak, considerato il maggiore artista libico contemporaneo.
Questo scultore si serve del legno e del ferro per raccontare la sua passione, il suo pathos, la sua affezione dell’anima che trova corpo per mezzo della materia. Le sue esperienze, la sua vita trascorsa in una Nazione attraversata da una storia dolorosa, personale e collettiva, danno ulteriormente forma alla materia, raggiungendo un significato ancora più tangibile: uomini, donne e animali fatti di elementi surrogati di guerra. Ali si avvale dell’arte quale arma universale e non smette di sognare e sperare, facendo della sua guerra personale una lotta silenziosa.
Questa mostra - realizzata grazie a un’importante sinergia tra istituzioni capitoline, l’Eni, la Sapienza, la Camera di commercio di Roma e Confindustria Emilia-Romagna - ha permesso di leggere in modo assolutamente originale il rapporto tra Italia e Libia, una relazione che ci proietta direttamente nel cuore delle dinamiche geopolitiche e strategiche del Mediterraneo. Dopo l’attentato al nostro console a Bengasi e l’escalation militare in Mali, la stabilizzazione della Libia e dell’intero Maghreb sono tornati di drammatica attualità. Vale la pena di ricordare che l’Italia ha un interscambio commerciale con la sponda Sud del Mediterraneo di 57 miliardi l’anno, e che è uno dei primi partner economici di ogni Paese dell’area. Bastano questi numeri a metterci di fronte alla verità per cui la loro sicurezza è anche la nostra. L’instabilità politica innescata dalle “Primavere arabe” e l’avanzata degli islamisti hanno creato una sorta di buco nero in un’area dove non c’è soltanto il Mali, ma una vasta zona grigia. L’Italia ha il compito di “presidiare” attivamente quest’area, e in particolare di sostenere il processo di stabilizzazione della Nuova Libia. La relazione tra i due Paesi è strettissima e va oltre il semplice “scambio” energetico; e il 2011 ha rappresentato solo l’ultimo di una lunga serie di insoliti parallelismi nella storia delle popolazioni di queste due terre.
Sia Roma che Tripoli hanno conosciuto, in presenza di condizioni estremamente diverse, e sotto forme altrettanto eterogenee, importanti mutamenti politici nel corso della stagione più recente. In particolare la Libia ha affrontato un vero e proprio cambio di regime, con la fine di un pluridecennale sistema di potere antidemocratico e l’avvio di una nuova stagione politico-istituzionale in cui sia il popolo libico, sia l’intera comunità internazionale, hanno riposto grandi aspettative. L’ordinato svolgimento della tornata elettorale che nel luglio scorso ha visto i cittadini libici scegliere alle urne i propri rappresentati nel ricostituito Parlamento di Tripoli rappresenta il segnale dell’esito positivo finora ottenuto da un processo di ricostruzione nazionale iniziato poco più di un anno fa. Al pari, la formazione in autunno del governo di Ali Zeidan - il primo, dal 1969, a godere della legittimazione parlamentare - conferma la corretta prosecuzione di tale processo e del cammino verso la completa pacificazione del Paese.
è chiaro che in questo percorso ci sono tante ombre e incognite. Ma non bisogna assolutamente dimenticare che, per l’Europa, la Libia è porta d’accesso all’Africa centrale, e che questo Paese di fatto divide, geopoliticamente, l’Africa orientale da quella occidentale. Inoltre dobbiamo avere la consapevolezza che il Mediterraneo è la via privilegiata per uscire dalla crisi e dal declino.

Salvatore Santangelo
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