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  Le “elezioni d’inverno” e la fine di un’epoca

Data di pubblicazione: Martedì, 16 Aprile 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.57 Marzo / Aprile 2013 :: Le “elezioni d’inverno” e la fine di un’epoca

Politica e società

“è chiaro che siamo di fronte ad un voto che segna la fine di un’epoca...”. Sono parole pronunciate da Massimo D’Alema, in una controversa - all’interno del suo stesso partito – ma interessante intervista pubblicata dal Corsera a distanza di appena due giorni dalla chiusura delle urne di queste strane “elezioni d’inverno”.
Sono parole che è difficile non condividere, soprattutto laddove si parla di “fine di un’epoca”. I recenti risultati elettorali segnano, infatti, inequivocabilmente il tracollo della “seconda Repubblica”: anche se non aprono affatto le porte alla “terza”.
Tutto, anzi, lascia pensare che, con queste elezioni, ci stiamo inoltrando in una fase di transizione pericolosa, e travagliata, di cui è ancora difficile prevedere lo sbocco.
Il segno più forte di questo processo si può cogliere nell’implosione, ormai innegabile, di quel biporalismo, feroce, che ha così profondamente segnato, e drammatizzato l’ultima fase della nostra storia.
Questa implosione non è, tuttavia, avvenuta in modo “politicamente corretto”. Avviene con fortissime tensioni. La fine del bipolarismo si compie attraverso l’esplosione dell’antipolitica e della protesta che si fa movimento politico di massa; e questo è conseguente al fallimento dei numerosi velleitari tentativi centristi di sua “archiviazione istituzionale”.
I risultati elettorali hanno confermato, ancora una volta, la debolezza e il velleitarismo della linea centrista bocciando clamorosamente, anche, la scelta del prof. Monti di dar vita a un nuovo centro, assieme a Fini e Casini, partendo dall’Agenda Monti. Un’ “agenda senz’anima” programmaticamente chiusa ai valori, priva di una visione dell’Italia e della sua identità, carica di evidenti suggestioni tecnocratiche, incapace di parlare al cuore del popolo e di mobilitarlo.
E’ così avvenuto che non ha germogliato nulla proprio lì da dove si poteva più ragionevolmente sperare nascesse un’iniziativa politica forte, capace di scomporre, riaggregare e ricostruire il centrodestra superando positivamente il berlusconismo e avviando un profondo rinnovamento della Repubblica.
Il sentimento antipolitico che, già da tempo, ribolliva nella società italiana per l’assoluta inadeguatezza, arroganza, dolosa furbizia, inconcludenza e chiusura corporativa ad ogni istanza di rinnovamento della classe dirigente della seconda Repubblica nel suo complesso, è così esploso clamorosamente, in queste ultime elezioni, facendo macerie del pericolante sistema politico della seconda Repubblica e del suo bipolarismo. Un’esplosione, peraltro, potenziata esponenzialmente dall’acuirsi della crisi, dalle ingiustizie e dal massacro sociale che la sua gestione, in chiave sostanzialmente recessiva, ha dolorosamente generato.
Si è, ancora una volta, disattesa una speranza; si è determinata una situazione senza sbocco. Si è aperto un ulteriore vuoto nel quale la rabbia, la delusione, la repulsione e la protesta verso il potere sono dilagate clamorosamente trasformando l’antipolitica in un sentimento dirompente che Grillo ha saputo canalizzare in un movimento politico di massa. E’ così finalmente nato un “vero terzo polo” ma molto, molto diverso da quello che tanti immaginavano ed auspicavano.
Una vera novità, insomma. Una novità dirompente che non va certo supinamente assecondata e neppure blandita o inseguita, perché ha in sé una forte carica demolitrice ma che, al tempo stesso, non può certo essere né trascurata, né emarginata, né sottovalutata: anche e soprattutto perché, al di là degli estremismi e del qualunquismo delle sue proposte, incarna e dà voce a un disagio popolare vero e profondo denunciando i problemi reali della gente. Problemi e disagi sociali che anche il nostro Movimento ha ben visto e messo a fuoco da tempo, come ricorda nel suo editoriale il presidente Costalli: “...tutte cose che avevamo più volte denunciato nei mesi precedenti ”.
Una situazione pericolosa e complessa che anche le forze politiche tradizionali dovranno dimostrare di saper affrontare con sapienza politica e, soprattutto, volando alto. L’Italia ha, infatti, bisogno di riforme profonde ed incisive: è necessario costruire un nuovo rapporto fiduciario e partecipativo, tra il popolo, la politica e le istituzioni e dar vita ad un “nuovo patto” - un “New Deal” - tra il Popolo e lo Stato. E’ inevitabile un vero passaggio costituente.
In questo contesto l’apporto del mondo cattolico resta strategico, essenziale e indispensabile. Ma, dopo lo smarrimento dello spirito di Todi 1, e le non poche scelte politiche opinabili, personalistiche e tattiche che ne sono seguite, è effettivamente necessario un nuovo inizio. Un inizio di ampio respiro che parta col predisporre, come ha recentemente scritto Mons. Crepaldi “una proposta culturale organica incentrata sui principi non negoziabili di cui bisogna dimostrare anche la capacità di illuminare gli aspetti di politica economica e sociale necessari per affrontare la grave emergenza della recessione e della disoccupazione”.

Pier Paolo Saleri
Vicepresidente Fondazione Italiana Europa Popolare
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