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  LA CHIESA PORTATRICE DI BENE UNIVERSALE

Data di pubblicazione: Domenica, 26 Settembre 2010

TRAGUARDI SOCIALI / n.43 Settembre / Ottobre 2010 :: LA CHIESA PORTATRICE DI BENE UNIVERSALE

Intervista a Mons.Arrigo Miglio

Vescovo di Ivrea dal 1999, dopo esserlo stato – negli anni Novanta – di Iglesias (Sardegna),
Mons. Arrigo Miglio è stato assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Scout e segretario
della Conferenza Episcopale Piemontese e Presidente della Commissione Episcopale della
Cei per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.
Miglio oggi è soprattutto il presidente del Comitato scientifico e organizzatore di quelle Settimane Sociali dei cattolici italiani che si terranno a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre, un appuntamento sul quale la Chiesa italiana punta molto.
Presente al seminario che il MCL ha tenuto a Senigallia dal 10 al 12 settembre scorso, Miglio ha accettato volentieri, dopo il suo intervento a una delle sessioni principali del seminario, dedicato proprio alle Settimane sociali, di rilasciare questa intervista al mensile del MCL, Traguardi Sociali.
Eminenza, il MCL ha messo al centro delle sue riflessioni uno snodo ineludibile intrecciato,questione antropologica e questione sociale.
Cosa vuol dire, dal suo punto di vista?
Quando parliamo di ‘Chiesa italiana nel futuro del Paese’ abbiamo subito davanti la grande sfida
di questi anni: la questione antropologica, appunto, e cioè la visione della vita, della famiglia e del matrimonio.
Questioni che sono diventate ‘la nuova frontiera della questione sociale’, come ha detto il Papa.
Si tratta di questioni che hanno fatto maturare nella Chiesa italiana e nella comunità cristiana una nuova coscienza della scelta per l’uomo, della questione antropologica.
Il vero obiettivo di tutta la letteratura della Chiesa negli ultimi decenni è proprio la ricomposizione
della dimensione dell’uomo, sottolineando la dimensione sociale dei problemi etici e la dimensione
etica delle problematiche sociali.
Perché la divisione tra etica e dimensione sociale va superata.
Lei ha parlato di ‘divisione schizofrenica tra dimensione orizzontale e verticale’. Cosa vuol dire?
Benedetto XVI ci invita a recuperare la divisione schizofrenica tra dimensione orizzontale e verticale, una dicotomia nefasta, per ritrovare una dimensione integrale della persona umana. Questa nuova situazione in cui il Papa ci guida dovrebbe renderci tutti molto cauti nel fare paragoni con altre epoche, anche per quanto riguarda la presenza dei cattolici in politica.
Sua Eminenza Mons. Angelo Bagnasco ha invocato a più riprese “una nuova generazione
di cattolici” impegnati in politica.
In quale senso va accolto, questo invito, secondo Lei?
La presenza dei cattolici in politica è oggi ben diversa per la netta differenza qualitativa del contesto
culturale, dato che viviamo in un’epoca caratterizzata da un relativismo spinto.
Ed è qui che si apre il discorso dell’impegno laicale nella vita sociale e politica, impegno che non dobbiamo delegare solo ai laici: l’affermazione del bene comune riguarda tutti, anche i pastori, insieme ai laici.
Un laicato proiettato su queste frontiere e con queste sfide ha bisogno del sostegno di tutta la Chiesa.
Bisogna continuare un rapporto di scambio, di sostegno, di fiducia, incoraggiare.
Essergli vicini perché impegno cristiano e impegno politico non sono paralleli, ma l’uno incarna l’altro.
In vista delle Settimane sociali della Cei a Reggio Calabria, come si può tradurre,concretamente, questo impegno e questo indirizzo?
Il documento preparatorio scritto in vista delle Settimane Sociali di Reggio Calabria deve entrare
nell’agenda della politica Una politica che è necessario e urgente che sia una politica seria, concreta, che guarda ai veri problemi.
Sotto questo aspetto, la dimensione culturale dell’impegno politico è altrettanto fondamentale.
La politica deve aiutarci essere operativi, a individuare le soluzioni più eque e più giuste per il nostro Paese e per il raggiungimento del ‘bene comune’.
Non sto chiedendo affatto, si badi bene, che i vescovi facciano politica in prima persona, ma che l’azione della Chiesa orienti la politica verso scelte concrete,realizzabili, fattive.
La Chiesa deve aiutare l’impegno dei laici cattolici in politica che vogliono impegnarsi per affermare il bene comune.
La Chiesa non deve, dunque, impegnarsi direttamente, in politica?
No, affatto. La Chiesa italiana guarda, e da molto tempo, in avanti, oltre le esperienze partitiche
del passato, non dà indicazioni per votare questo o quel partito, ma guarda a un orizzonte più vasto
e più largo: è una forte attenzione per il ‘bene comune’ del Paese la direttrice che orienta l’azione
della Chiesa. Come ha detto Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, la Chiesa guarda
e propugna una bene comune ‘universale’.
E proprio il Papa ha detto chiaramente che è necessario aiutare e far crescere una nuova classe
politica in grado di affrontare in modo nuovo le sfide attuali.
Cosa può dire e fare la Chiesa, in merito ai drammatici problemi economici e sociali del Paese?
La Chiesa può e deve aiutare la società italiana a prendere piena coscienza delle cause della crisi
economica e sociale che stiamo vivendo, deve indicare le cause, il come e perché siamo arrivati a
questa situazione così difficile economicamente e socialmente, e può chiedere e invogliare i laici
e i cattolici a un impegno politico e sociale coerente con chi vuol rimuovere le cause di tale malessere.
Ecco perché tutti i Forum, le reti, le associazioni del laicato cattolico sono il vero e
grande lievito che serve per far maturare una quella vocazione all’impegno politico diretto dei
cattolici in politica
.
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