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  PRIORITA' FONDAMENTALI IN UN PAESE MODERNO

Data di pubblicazione: Mercoledì, 3 Giugno 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.36 Maggio / Giugno 2009 :: PRIORITA' FONDAMENTALI IN UN PAESE MODERNO

TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

Il 6 aprile scorso, con l’udienza preliminare tenutasi presso il Tribunale di Torino, è iniziato il più grande processo nella storia italiana per disastro doloso e inosservanza delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ il processo nel quale sono stati rinviati a giudizio gli ex vertici dell’Eternit,
la multinazionale elvetico-belga che produceva amianto, una delle materie prime più usate nelle costruzioni, e che nella sola area limitrofa allo stabilimento di Casale Monferrato, ove era prodotta, ha causato la morte o l’offesa permanente di 2.889 persone. Tra i soggetti che si sono costituiti
come parte lesa la Regione Piemonte, per i danni ambientali che il territorio ha subito, e l'Inail, che chiede un risarcimento di 246 milioni di euro per le spese sostenute con le pensioni d’indennità erogate a coloro che si sono ammalati a causa dell'amianto. Sempre a Torino, il 15 gennaio 2009, è iniziato il processo contro la Thyssenkrupp per la strage sul lavoro che nel dicembre del 2007 costò la vita a sette operai. I capi di imputazione costituiscono una novità per l'Italia, in quanto vanno dall’omicidio colposo e omissione dolosa di cautele anti infortunistiche per i dirigenti, all’omicidio
volontario con dolo per l'amministratore delegato. I due episodi ricordati, pur diversi tra loro perché il primo è riconducibile alla questione delle malattie professionali e il secondo a quella degli infortuni nei luoghi di lavoro, sono i due lati di una stessa medaglia e costituiscono solo la cima di un iceberg rappresentato dalle migliaia di morti bianche che ogni anno avvengono in Italia e che non raggiungono le prime pagine dei giornali. Prendendo spunto dalle novità sull’argomento che sono state introdotte dalla Legge 152 del 30
marzo 2001, che ha radicalmente modificato i campi d’intervento e di attività dei patronati, il CIPAS (Coordinamento degli Istituti di Patronato e di Assistenza Sociale) presieduto dal Patronato SIAS, insieme agli altri coordinamenti CEPA, CIPLA e COPAS, su invito della Commissione Lavoro
del CNEL, ha elaborato uno studio per mantenere alto il livello di guardia sul tema della sicurezza e della salute negli ambienti lavorativi e per apportare proposte che ne migliorino il quadro normativo e, quindi, ne aumentino l’efficacia. La tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro rappresenta, infatti, per uno dei Paesi più industrializzati ed evoluti del mondo, qual'è l’Italia, una priorità fondamentale. Purtroppo, a dispetto degli sforzi compiuti anche dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 626/94, i risultati ottenuti non possono essere considerati pienamente soddisfacenti; a tal proposito è auspicabile che l’introduzione del decreto leg.vo n.81/2008 e la necessaria modifica delle disposizioni dello stesso decreto, voglia significare un miglioramento sul piano della prevenzione in generale.
Il D.Lgs.81/2008 ha attuato un importante riordino e riassetto sulla materia, dando luogo a un’unica norma, che fonde in sé tutte le disposizioni vigenti, e anche a una fondamentale azione di riforma, intervenendo con modifiche e integrazioni. Di grande efficacia è stato l’inserimento di puntuali e precise definizioni delle figure della prevenzione, con l’intento mirato di favorire l’applicazione altrettanto precisa e puntuale del decreto ed evitare così il reiterarsi di antichi conflitti interpretativi. Ciò nonostante, poiché la prevenzione è un processo dinamico, in continuo miglioramento, è auspicabile che nel futuro ci possano essere altre modifiche del quadro legislativo in materia di salute e sicurezza, tutela e prevenzione dei lavoratori e dei luoghi di lavoro. Infatti, per quanto si sia evidenziato in questi ultimi anni un positivo trend di progressiva e costante diminuzione del numero degli infortuni, lo stesso risulta ancora troppo elevato e il numero dei morti sul lavoro è ancora eccessivo per un Paese che ambisce a continuare a essere annoverato tra le principali potenze economiche mondiali; peraltro, tale trend, non si registra per le malattie professionali che, al contrario degli infortuni,
sono in netto aumento. Va rilevato, inoltre, come i dati INAIL sugli infortuni non tengano conto delle morti per malattie da lavoro e non vi rientrano i casi per i quali l’Istituto non eroga le prestazioni per mancanza di eredi aventi titolo o perché riferiti a soggetti non tutelati. Le cause principali di eventi drammatici come gli infortuni e le “morti bianche”, nonché i decessi per malattia professionale, devono essere ricercate, oltre che nel mancato rispetto delle norme di legge in materia di prevenzione – o, a volte, nella
impossibilità di applicare alcune importanti disposizioni da parte delle piccole imprese – anche nella non sufficiente capillarità dei controlli da
parte degli organismi preposti e nella carenza di una vera cultura della sicurezza sul lavoro; va infatti ricordato e ribadito che ambienti di lavoro
sani e sicuri rappresentano un bene prima di tutto per le aziende e per i lavoratori, oltre che costituire la base su cui costruire la prevenzione e la
sicurezza per entrambi. Proprio il modo di percepire le questioni relative
alla “sicurezza” come non prioritarie o, addirittura, come un intralcio all’attività lavorativa, costituisce il vero ostacolo ‘culturale’ ad una definitiva affermazione della sicurezza come valore. Peraltro, una tale visione è influenzata anche dalla permanenza di obblighi – a volte duplicati e che si sovrappongono fra loro – che gravano sulle aziende e che sembrano dettati più dalla volontà di conseguire un adeguamento formale che dall’intento
del raggiungimento di una sicurezza sostanziale. Di contro, sarebbe opportuno introdurre meccanismi premianti per le aziende – anche quelle
piccole e a conduzione familiare, indicate all’art. 21 del D.Lgs.81/2008 – che effettuano le attività volontarie previste da tale articolo, ingenerando così un meccanismo virtuoso che può portare al conseguimento di una sicurezza sostanziale e ad una reale diminuzione del numero di infortuni. E’ anche necessario conseguire un’ulteriore semplificazione degli adempimenti ed un maggiore colloquio tra le banche dati pubbliche che sollevi le aziende dall’onere – particolarmente gravoso per le aziende piccole e/o familiari – di
adempimenti solo formali. Allo stesso tempo, è altrettanto necessario potenziare la funzione “consulenziale” degli organi di vigilanza, ai quali deve essere affidata una funzione di crescita della cultura della sicurezza e
non solo una funzione repressiva e sanzionatoria. Per rafforzare l’ambito della tutela e della prevenzione della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro
diventa fondamentale il ruolo degli Istituti di Patronato, soprattutto alla luce delle novità introdotte dalla Legge 152/01 e in particolare dall’art. 10, comma 3, che – richiamando il D.lgs 626/94, oggi riformato con il D.lgs 81/08 – prevede che tali Enti possano svolgere attività di informazione, consulenza, assistenza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in modo gratuito nei confronti dei lavoratori e, sulla base di apposite tariffe, che prevedano il rimborso delle spese, nei confronti della pubblica amministrazione e dei datori di lavoro privati. Tale attività può essere svolta sulla base di apposite convenzioni stipulate secondo modalità e criteri stabiliti da Decreto del Ministro del Lavoro che, purtroppo, non è ancora
stato emanato; pertanto, è auspicabile che il dicastero competente proceda il prima possibile ad emanare questi criteri uniformi. In particolare, si ritiene di grande utilità sociale che tali convenzioni vengano utilizzate dai Patronati
per informare, assistere e formare i lavoratori della piccola e media impresa.
Sul metodo di attuazione delle riforme, è auspicabile che tali realizzazioni vengano affidate non solo ad un ristretto gruppo istituzionalmente e direttamente interessato, ma venga data la possibilità anche ad altri organismi – dal CNEL alle facoltà universitarie, alle OO.SS. e ai Patronati -
di fornire l’apporto di esperienze e sensibilità diverse, instaurando anche su tale versante occasioni di dialogo e di confronto e recuperando la logica della concertazione.
ALFONSO LUZZI
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