Ore 3,32 del 6 aprile.
Il letto ballava. Mi sono svegliato come tutti, il tempo di capire che non era un sogno… era ben altro… il terremoto! Cosi forte!!
“Se l’epicentro non è qui, allora da qualche parte ci saranno gravi problemi…”: è stato questo il primo pensiero. Tutti fuori, nei giardini e
per strada… passa solo qualche minuto ed ecco ancora una nuova scossa, potente ma più corta… si accendono i telefonini e si cercano gli amici: ci
sono difficoltà, le linee sono intasate, si accendono radio e televisori, di lì a poco iniziano a parlare de L’Aquila come epicentro. Non ci si aspetta
niente di buono.
Abbiamo sempre avvertito le scosse di terremoto ogni volta che sono state interessate zone dell’Appennino: dall’Irpinia all’Umbria, anche nei mesi precedenti, in cui lo “sciame” sismico si è manifestato con quotidiana continuità intorno a L’Aquila.
Ma adesso è diverso, le scosse sono state potenti e lunghe. Non sembrano esserci danni, ma tutti restano fuori: è una notte molto corta ad Avezzano,
per fortuna! Ci sentiamo con gli amici, si comincia a cercare di contattare i nostri amici de L’Aquila, niente… irraggiungibile… potrebbe essere spento… riprova più tardi…
Intanto pian piano si delinea la portata dell’evento: crolli di case e di uffici, la Prefettura, l’Università… morti destinati ad aumentare, strade interrotte, anche l’autostrada… Passano le ore in attesa di notizie… e infine arrivano:
Francesco con la sua famiglia è vivo ma la casa non c’è più… parlo con Domenico, stanno tutti bene ma con danni ingenti… e poi notizie degli
altri, sono tutti vivi…Alle 7.00 del mattino il mio telefono non ha più
respiro: non faccio in tempo a rispondere a tutti, ai tanti che chiamano dall’Italia e dall’estero.
Intanto la macchina dei soccorsi è già in movimento: inizia una nuova storia per L’Aquila, la città di Federico!
Con queste parole Giuseppe Molinari, Arcivescovo Metropolita de L’Aquila, ha accolto Benedetto XVI, in visita a L’Aquila e ad Onna, il 28 aprile 2009:
Beatissimo Padre, noi vorremmo che Lei pregasse insieme a noi, oggi, perché questa solidarietà delle istituzioni continui nel tempo e le promesse vengano mantenute.
Vorremmo pregare insieme a Lei, oggi, perché questa solidarietà delle Istituzioni non si infranga in poveri interessi di parte, che rischiano
di ritardare o vanificare l’opera della ricostruzione.
Ecco alcuni stralci dell’intervento di Papa Benedetto XVI, che si è recato in visita alle popolazioni colpite dal terremoto dello scorso 6 aprile:
(…) Anche come comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai
venga meno. Solo a questa condizione L’Aquila, anche se ferita, potrà Tornare a volare.
Desidero sottolineare il valore e l'importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e
misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell'opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c'è un'anima, c'è una passione che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del
nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio (…).
(…) Sono venuti tanti fratelli e sorelle tra noi, in questi giorni. E non li ringrazieremo mai abbastanza per la loro incredibile e commovente
solidarietà. Sono venuti anche rappresentanti delle Istituzioni e della politica. E ci hanno mostrato tanta solidarietà e ci hanno fatto tante promesse sincere (…).