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  PELLEGRINO DI PACE NELLA TERRA DI GESU'

Data di pubblicazione: Sabato, 30 Maggio 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.36 Maggio / Giugno 2009 :: PELLEGRINO DI PACE NELLA TERRA DI GESU'

IL VIAGGIO DI PAPA BENEDETTO XVI IN TERRASANTA

“Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”, disse Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato. L’eco di quelle parole è risuonata nel viaggio del Papa in Terrasanta dall’8 al 15 maggio. Un pellegrinaggio, anzitutto. Nei luoghi dove Gesù nacque e operò, compì i miracoli, fu crocifisso e sepolto, per poi risorgere. Un pellegrinaggio
importante ed emozionante per il Papa, ma anche un ‘ripasso’ per noi, spesso dimentichi che Gesù è realmente vissuto, morto e risorto in quei
luoghi lontani.
Sui passi di Gesù è tornato il Papa, circondato dai lupi, che hanno le sembianze dell’odio e della violenza, nell’intricato scenario mediorientale, fra le popolazioni arabe e ebree di Gerusalemme come di Betlemme, a Nazareth come sulle rive del Giordano.
Lupi che si manifestano come muri costruiti per proteggere Israele da attentati, ma che emarginano tutti i palestinesi. Lupi che sono i kamikaze fra i civili israeliani. Lupi che sono i tentativi degli Stati e del potere politico di utilizzare la religione e la fede come alibi per forme ingiustificabili di violenza.
I lupi in mezzo ai quali è andato Benedetto XVI sono anche nel nostro territorio, è quell’opinione mediatica e politica che arriccia il naso a ogni sospiro dell’anziano Papa, per bacchettarlo, come ha fatto in occasione del discorso alla Yad Vashem, il museo dell’Olocausto, perché non avrebbe ricordato al dettaglio il numero delle vittime della Shoah.
Lupi erano e sono quanti hanno gridato allo scandalo perchè al capo dei cristiani sono concessi grandi onori nella città Santa o in una moschea;
lupi erano e sono i fondamentalisti di Hamas e gli estremisti di Gerusalemme, incapaci di percepire nella figura mite di questo Papa un messaggero di pace per le loro popolazioni, nel nome di Gesù, che in quelle terre nacque e visse.
Davanti a questi lupi, Benedetto XVI non è fuggito, non ha avuto paura, anzi ha interpretato il suo compito di Pastore con umiltà e fermezza. Ha tessuto
le fila del dialogo con l’islam in Giordania, dove il re Abdallah e la regina Rania lo hanno accolto con calore e simpatia; ha incoraggiato le sempre
più scarne comunità cattoliche in quella terra, cui Dio - ha detto - ha affidato un compito grande. Ha gridato il suo dolore per le immani sofferenze inflitte
agli ebrei da ideologie senza Dio nel secolo scorso; ha rinnovato il suo abbraccio agli ebrei fratelli maggiori, e ai palestinesi.
Gli obiettivi della sua 12a missione internazionale, il Papa 82enne li aveva chiariti personalmente: farsi “pellegrino di pace” nella terra di Gesù,
confermare la fede dei cristiani di Terrasanta, piccola minoranza vicina all'estinzione e tentata dall'emigrazione, rafforzare i legami con islam e ebraismo, promuovendo dialogo e rapporti ecumenici.
Tra le visite papali è stata forse la più impegnativa, per l'intrico di temi politici e religiosi, per il significato dei luoghi visitati, per i 28 discorsi pronunciati,
dovendo soppesare parola per parola, davanti a un uditorio suscettibile. Benedetto XVI ha scelto di parlare chiaro e dire tutto quello che voleva
dire, gradito o meno che fosse agli interlocutori.
Così, come ha potuto constatare anche il presidente del MCL Carlo Costalli, che su invito personale del patriarca di Gerusalemme Mons. Fouad Twal ha partecipato in via eccezionale a tutti i momenti del pellegrinaggio papale, Benedetto XVI agli israeliani ha ricordato i diritti dei palestinesi a un loro Stato e alla libertà di spostamento e di religione, ai palestinesi il diritto degli israeliani a vivere sicuri e il rifiuto da opporre al terrorismo.
Le parole più calde, un vero e proprio inno alla tenerezza e alla pace, il Papa le ha pronunciate all’aeroporto, prima del rientro a Roma. Parole che
spiegano con semplicità il senso di questa visita: “Sono venuto a visitare questo Paese da amico degli israeliani, così come sono amico del popolo palestinese.
Gli amici amano trascorrere del tempo in reciproca compagnia e si affliggono profondamente nel vedere l'altro soffrire. Nessun amico degli
israeliani e dei palestinesi può evitare di rattristarsi per la continua tensione fra i vostri due popoli. Nessun amico può fare a meno di piangere per le
sofferenze e le perdite di vite umane che entrambi i popoli hanno subito negli ultimi sei decenni’’.
Il saluto finale alla Terrasanta è anche un appello e una preghiera: “non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza. Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e risanamento.
Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente’’.
Parole sagge, dettate dalla fede di un uomo mite, rivolte a tutti i contendenti sulla scena internazionale, anche all’Iran, mai citato, da cui provengono
continui incitamenti alla cancellazione dello Stato di Israele.
Il viaggio di Benedetto XVI non ha radunato grandi folle, e nessuno le aspettava, non solo perché da quelle parti i cristiani sono una minoranza,
ma anche per le eccezionali misure di sicurezza che non incoraggiavano presenze spontanee. E anche per la sgradevole rigidità degli israeliani che
hanno concesso pochi visti d’ingresso ai palestinesi cristiani e no, che vivono al di là del muro in Cisgiordania. Segno ulteriore, questo, della ferita profonda che il muro arreca alla popolazione civile palestinese, che paga quindi un doppio prezzo alla politica dell’odio: al ‘nemico’ israeliano, e ai palestinesi terroristi che usano i civili come scudo e su di essi fanno ricadere tutte le conseguenze dei loro atti di violenza.
Ma, come ha detto il Papa, i muri si possono abbattere, e prima o poi anche questo lo sarà.
MICHELE GIUSTI
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