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  MANIFESTO PER L'EUROPA

Data di pubblicazione: Mercoledì, 3 Giugno 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.36 Maggio / Giugno 2009 :: MANIFESTO PER L'EUROPA

SPECIALE EUROPA

L’Europa di fronte alla crisi globale, di fronte ad un tempo nuovo che appare come una stagione di smarrimento, di disorientamento e di incertezza: è questo il tema che fa da sfondo alle elezioni europee del prossimo giugno. A fronte della crisi globale l’Europa ha, sì, dato una risposta forte ma una risposta che non è nata dall’Unione Europea, ma dai governi e dai ministri degli Stati del nucleo originario della Comunità. C’è, dunque, il rischio che la necessità di recuperare la centralità della politica e del potere politico -
i cui titolari sono, oggettivamente, gli Stati nazionali - svuoti di significato e di potenzialità il ruolo dell’Unione. La risposta che l’Europa deve dare alla crisi
riguarda il fallimento di un modello culturale complessivo pesantemente segnato dalla ideologia della autoreferenzialità del mercato e dalla logica individualista del “profitto fine a se stesso”. Pertanto, anche la risposta deve
essere complessiva. Ciò significa: riportare l’uomo ed il suo lavoro al centro dello sviluppo sociale ed economico; orientare il mercato riaffermando l’essenziale rapporto tra etica ed economia; riscoprire e valorizzare il profondo nesso che lega la solidità della crescita economica alla capacità di garantire la crescita sociale, cioè l’occupazione, la sicurezza sociale, il benessere delle persone lungo l’intero arco della vita; attuare una politica ispirata ai principi di partecipazione, di solidarietà, di sussidiarietà e di territorialità. Significa, in altre parole, proporre un rinnovato e forte modello
di Europa Sociale incentrato sulla scelta dell’economia sociale di mercato, come risposta “globale” alla crisi “globale”.
Ma l’Europa per affrontare questa crisi ha bisogno di un salto di qualità democratico verso l’Europa politica. E’ necessaria un’idea dell’Europa che non contraddica, ma anzi prenda forza dall’identità delle nazioni e dei popoli europei, che non può essere arroccata in una torre d’avorio, lontana dai cittadini, prigioniera di una logica tecnocratica dirigista e centralista. E questa è l’idea d’Europa che noi vogliamo: fatta di una grande storia, di valori condivisi e di una politica comune. E’ l’idea di un’Europa libera, democratica,
sociale e cristiana che pratica e diffonde la libertà nel mondo. Un’ Europa solidale capace, per un verso, nella logica della sussidiarietà, di restituire agli Stati quelle competenze nazionali che essi possono svolgere più
proficuamente, ma, per l’altro, capace, anche, di prendere saldamente nelle proprie mani, rafforzandole, tutte le competenze di una vera Unione Federale: innanzitutto in materia di politica estera e di difesa europea. Senza di che non può darsi vera Unione Europea. Si tratta di un grande salto di qualità democratica verso l’Europa politica che ha bisogno di un’anima. Robert Schuman ha affermato: "Tutti i Paesi dell'Europa sono permeati dalla civiltà cristiana. Essa è l'anima dell'Europa che occorre ridarle". L’anima ell’Europa,
è tutta nelle sue radici cristiane. E’ necessario riscoprire l’identità europea e la consapevolezza di valori e radici culturali comuni, che ha presieduto al disegno politico di una nuova Europa come la tratteggiarono Adenauer, De Gasperi e Schumann. Nel momento della crisi l’Europa deve ritrovare le
motivazioni di fondo che sono alla base della sua vocazione unitaria: riscoprire, innanzitutto, la sostanziale comunione culturale e di valori che germoglia dalle sue radici cristiane. Oggi assistiamo in Europa ad una forte recrudescenza delle discriminazioni e degli attentati contro la libertà religiosa, congiuntamente al tentativo di affermare la definitiva egemonia di una cultura relativistica che vuole scardinare i valori essenziali del diritto naturale e, paradossalmente, si presenta come “libertaria”. Tale intolleranza si indirizza soprattutto verso i cristiani. Giovanni Paolo II sottolineava come “la libertà religiosa non è una libertà come le altre, ma una sorta di cartina al tornasole delle altre libertà”. Tale intollerante deriva è preciso sintomo della vocazione prepotentemente illiberale del pensiero relativista che comporta un oggettivo pericolo di restringimento degli spazi complessivi
di libertà nell’area dell’Unione Europea. Si tratta di un pericolo grave al quale è necessario reagire con pacifica, ma ferma e risoluta, determinazione.
Questo impegno investe tutti coloro che si riconoscono nei valori fondanti dell’identità europea e delle sue radici cristiane. Non a caso Benedetto XVI, ricevendo il 30 marzo 2006 i parlamentari del PPE, ha affermato: “Il vostro
sostegno all’eredità cristiana può … contribuire in modo significativo alla sconfitta di una cultura ormai diffusa in Europa, che relega nella sfera privata e soggettiva la manifestazione delle proprie convinzioni religiose. Le politiche
costruite su questa base non solo comportano il rifiuto del ruolo pubblico del cristianesimo: più generalmente, escludono la collaborazione con la tradizione religiosa dell’Europa minacciando così la stessa democrazia, la cui forza dipende dai valori che promuove”. L’identità cristiana è portatrice di una proposta culturale e politica che resta un forte punto di riferimento propositivo ed i cristiani non possono abdicare al proprio ruolo pubblico.
Se pure, nell’Italia del bipartitismo, il tempo del partito di ispirazione cristiana sembra essere tramontato, ciò non significa che la tradizione politica, Sociale e culturale dei cattolici non abbia in sé la capacità propulsiva di
orientare sui suoi valori - e sulle soluzioni operative che da essi scaturiscono - il percorso di forze più complesse e articolate che, pur
derivando da esperienze politiche e culturali diverse, finiscono, comunque, con il riconoscersi nel Partito Popolare Europeo. Alla luce delle ragioni che abbiamo esposto riteniamo, pertanto, essenziale, nelle elezioni del prossimo 7 giugno, sostenere il Partito Popolare Europeo auspicando una campagna elettorale che si incentri, soprattutto, sui valori, sui contenuti e sulle prospettive della scelta per l’Europa: per la riaffermazione dei valori fondanti dell’identità europea; per la difesa degli spazi complessivi di libertà;
per una risposta alla crisi nella logica della solidarietà; per la costruzione dell’Europa politica.
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