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  Il coraggio della testimonianza

Data di pubblicazione: Domenica, 21 Ottobre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.27 Settembre / Ottobre 2007 :: Il coraggio della testimonianza

Il Papa incontra i giovani a Loreto


IL PAPA INCONTRA I GIOVANI A LORETO
IL CORAGGIO DELLA TESTIMONIANZA


      “Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall'incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della Sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all'interno delle vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate”. Con queste parole, pronunciate durante l’omelia per la celebrazione eucaristica a Loreto, Benedetto XVI si è rivolto ai ragazzi presenti all’Agorà dei giovani italiani.

       Nella piana di Montorso, il Santo Padre ha esortato i giovani a cambiare il mondo, ad agire nelle realtà sociali: ma come fare? Attraverso un progetto? E quale? Applicando una dottrina? E come?

      Benedetto XVI, rispondendo alle domande e con la sua stessa presenza, si è fatto compagno dei giovani e non ha fornito regole o precetti ma indicato un metodo che poi è una via. Il punto di partenza è l’incontro con Cristo vissuto all’interno della Chiesa. Quindi l’approccio cristiano alla realtà non è figlio di un progetto sociale, di una dottrina, di un’ideologia e nemmeno di precetti etici o moralistici, ma nasce dalla compagnia di Cristo all’uomo vissuta nella concretezza della vita, nei rapporti con e tra la comunità ecclesiale. A Loreto abbiamo avuto l’occasione di sperimentare l’amorevolezza di chi guida la Chiesa che si è messo all’ascolto dei giovani e si è reso partecipe delle loro inquietudini e delle loro speranze. Senza censurare il dolore, lo smarrimento di chi conosce il “silenzio di Dio”, ci ha testimoniato la vicinanza della Chiesa, ci ha ricordato l’importanza di ciascuno di noi nel disegno divino.

      Queste parole devono interrogarci e al tempo stesso spronarci ora che riprendiamo, dopo le meritate vacanze, la vita associativa del Movimento che non è altro che una modalità di far parte del corpo della Chiesa. Siamo chiamati ad essere presenti nelle nostre realtà, a portare la ricchezza di quello che abbiamo incontrato. Anche se tutto intorno a noi sembra negare la possibilità di un modo più giusto o la realizzazione dei desideri profondi che tutti noi abbiamo, dobbiamo avere il coraggio “di essere diversi”, di non appiattirci sulle cose che ci vengono proposte, di essere critici. Non significa ricercare la società dei migliori (noi non siamo certo migliori degli altri) come fanno tutte le ideologie. Significa, invece, testimoniare un modo di viver più umano, più vero, che non censura nulla ma è capace di abbracciare tutto e tutti a partire dalle nostre miserie. Questo è reso possibile dalla condivisione concreta delle speranze e delle inquietudini dei nostri amici (che poi sono anche le nostre), dall’impegnarsi a riscoprire il valore di quanto ci circonda. La responsabilità al Creato, a cui Benedetto XVI ci ha richiamato, non è certo un sussulto di ecologismo ma un modo per educarci a trattare le cose guardando al bene comune, di questa come delle generazioni che verranno, nella prospettiva di chi è grato per il dono ricevuto.

       Con l’umiltà che dal Santo Padre è stata più volte indicata come la via maestra del nostro agire evangelico dobbiamo avere il coraggio di vivere il Movimento, di operare nella realtà. Benedetto XVI ci ha ricordato la domanda di senso che attraversa la società: “i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”. Dobbiamo superare le timidezze e sentire l’urgenza di testimoniare la bellezza di una vita investita dalla Misericordia.


Giovanni Gut

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