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  Una legge elettorale per ridare la sovranità al popolo

Data di pubblicazione: Lunedì, 22 Ottobre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.27 Settembre / Ottobre 2007 :: Una legge elettorale per ridare la sovranità al popolo

A Roma un Forum di due giorni organizzato dalla Fondazione Europa Popolare


A ROMA UN FORUM DI DUE GIORNI ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE EUROPA POPOLARE

UNA LEGGE ELETTORALE PER RIDARE LA SOVRANITA' AL POPOLO



       Per ridare al popolo il diritto di fare le sue scelte, per restituire alla politica il suo significato di rappresentanza piena della società civile e delle sue istanze, il passaggio obbligato è una nuova legge elettorale. Questo, in sintesi, l’argomento principale del Forum internazionale che si è tenuto a Roma, al Jolly Hotel Leonardo da Vinci, il 5 e 6 ottobre scorso, intitolato “Identità, rappresentanza, governabilità, partecipazione: quale sistema elettorale per l’Italia”. Un’iniziativa promossa dalla Fondazione Europa Popolare, cui aderiscono molte sigle della galassia cattolica e che è divenuta punto di riferimento per i cattolici impegnati in politica anche appartenenti a schieramenti diversi.

       Lo ha ribadito più volte Carlo Costalli, che della Fondazione Europa Popolare è l’ideatore e l’anima: “parlare di legge elettorale non vuol dire soffermarsi su cose tecniche che annoiano i più. Al contrario, è fondamentale occuparsi del meccanismo attraverso il quale una democrazia decide di governarsi: la legge elettorale è scelta eminentemente politica’’.

      Alla base della due giorni, cui hanno preso parte parlamentari, sindacalisti e esponenti dell’associazionismo cattolico, c’è un assunto semplice quanto paradossale: con l’attuale legge elettorale i cittadini sono costretti ad affidarsi alle scelte della ‘‘casta’’ che disegna le candidature e le blinda, senza che gli elettori possano scegliere una preferenza, perciò non sono i cittadini a scegliere davvero chi mandare in Parlamento. Inoltre, il sistema bipolare invece di ridurre i partiti li ha moltiplicati, tanto che oggi ve ne sono molti di più che ai tempi della vituperata prima repubblica, e non sembra affatto che la governabilità sia migliorata, anzi.

       “Questo bipolarismo coatto è catastrofico per la democrazia italiana – ha detto senza mezzi termini Costalli –. Ostinarsi a salvaguardarlo, immaginando addirittura un premio di maggioranza di dimensioni eccezionali per la lista che raggiunga anche solo una risicatissima maggioranza relativa, significa vincolare, a priori, ogni schieramento, al consenso delle componenti più estreme ed eterogenee, che ne vengono obiettivamente avvantaggiate”. L’unico rimedio è “riscoprire la cultura del popolarismo europeo”, che significa “attingere a un pensiero con alle spalle una tradizione, che può e deve essere capace di evolvere senza essere stravolto, per rivendicare e unificare un’identità italiana ed europea che, in realtà, non è scindibile dal retaggio cristiano”.

       Insomma “governabilità ed efficienza devono andare di pari passo con la capacità di garantire il massimo di partecipazione, rappresentatività, salvaguardia delle identità politiche, culturali, storiche e territoriali”. Di qui la preferenza per il sistema elettorale proporzionale, manifestata chiaramente da Costalli. Il presidente della Fondazione Europa Popolare ha poi esortato a “non aver paura di partecipare ai processi di costruzione e ricostruzione dei Partiti, di quelli esistenti come di quelli nuovi. Il partito che vorremmo – ha detto – dovrebbe essere aperto, dare voce e rappresentanza ai corpi intermedi, di estrazione popolare, democratica e laica, assumendo come elemento ispiratore la dottrina sociale della Chiesa”.

       E’ una sfida tutta da raccogliere, quella di lavorare per un progetto che ridia credibilità e forza a una politica in crisi di identità e di valori. Se ne è detto convinto Savino Pezzotta, ex segretario della Cisl, poi portavoce del family day e ora animatore di Officina 2007, un movimento di cattolici intenzionato a scendere nell’agone politico: “è un’incrinatura del sistema democratico il fatto che i politici, abbiano timore di presentarsi e di farsi riconoscere come tali’’, ha commentato davanti a un divertito Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera.

      Quanto alla legge elettorale, Pezzotta la considera “strumento fondamentale per restituire rappresentanza a una società che non trova spazio nel sistema bipolare, che con il Pd e il Pdl sta diventando bipartitico’’. La seconda repubblica è morta, ha fallito tutti i suoi obbiettivi e non ha portato governabilità. Nel futuro Pezzotta vede una legge elettorale “con uno sbarramento, niente premi di maggioranza e il ritorno alle preferenze di voto”.

      Riconciliare politica e cittadini è un compito che non può non coinvolgere in primis il mondo cattolico: “la risorsa dei cattolici deve tornare in campo con una proposta aperta al mondo laico, in nome di una dimensione democratica capace di dare un futuro all’Italia. Bisogna che i cattolici si rimbocchino le maniche per ricostruire e rilanciare il senso della partecipazione dei cittadini alla politica’’.

       Quasi un coro unanime, quello che è emerso dalla due giorni di Roma: “Alle probabili elezioni anticipate, i cattolici e i moderati si preparino ad andare fuori dai Poli” ha affermato Mario Baccini, uno dei leader dell’Udc e fra i promotori del manifesto di Subiaco. “In un mondo in cui tutto è apparire e la selezione della classe politica dirigente avviene nell’arena gladiatoria mediatica”, i cattolici devono non solo “indicare la strada ma anche imboccarla”, organizzandosi per ripristinare la “responsabilità individuale” come parola d’ordine. E ciò può significare anche “andare alle elezioni fuori da schemi bipolari, con un nostro programma: bisogna dare voce al popolo del family day, ai tanti cittadini che si sono rifiutati di andare a votare il referendum sulla procreazione assistita perché la stragrande maggioranza degli italiani sui valori non è disposta a negoziare”.

       Baccini condivide l’idea di introdurre anche in Italia una legge elettorale modellata sul sistema tedesco, che reintroduca le preferenze “per ridare ai cittadini il potere di scegliere i candidati, i partiti e anche le alleanze di governo”. “Il bipolarismo attuale in Italia ha ucciso il ceto medio, la borghesia: noi non possiamo più alimentare un sistema che vede nella nostra sconfitta la sua stessa alimentazione”, ha aggiunto riferendosi al dibattito in corso sull’antipolitica che ha definito come “la politica dei nostri avversari, perché noi siamo quelli della ‘buona politica’ ”.

       Una fucina aperta, in pratica, quella di Officina 2007, alla quale Costalli, nella replica ha promesso un sostanziale appoggio. “Speriamo – ha aggiunto che le possibili elezioni anticipate, non siano troppo ravvicinate, e non rallentino il percorso avviato. Ci potranno essere tappe intermedie che richiedono scelte coraggiose, ma in tal caso noi non potremo che stare dalla parte dei moderati e non certo con chi pensa ai cattolici solo come portatori di voti e senza alcun ruolo. Ciò che non auspichiamo è il ripetersi in Italia dell’esperienza Bayrou, che ha dilapidato milioni di voti, rendendo in Francia ininfluente il centro moderato e riformista”.

       Ai lavori, organizzati in due tavole rotonde presiedute rispettivamente dai giornalisti Ettore Colombo e Carlo Puca, sono intervenuti tra gli altri anche Sergio Betti, Segretario Confederale Cisl, Antonio Di Matteo, vicepresidente nazionale Mcl, Vincenzo Conso, vicepresidente Fondazione Europa Popolare. Agli europarlamentari Ruth Hieronymi della Cdu (Germania) e al Sen. Domenec Sesmilo dell’Unione Democratica della Catalogna (Spagna) è spettato, infine, il compito di illustrare e ‘mettere a confronto’ due sistemi elettorali proporzionali: quello tedesco, che va per la maggiore, e quello spagnolo, che più garantisce le identità territoriali.



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