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  L’orgoglio di essere cattolici

Data di pubblicazione: Mercoledì, 24 Ottobre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.27 Settembre / Ottobre 2007 :: L’orgoglio di essere cattolici

A Senigallia il Seminario Mcl in preparazione della 45a Settimana Sociale


A SENIGALLIA IL SEMINARIO MCL IN PREPARAZIONE
DELLA 45a SETTIMANA SOCIALE


L’ORGOGLIO DI ESSERE CATTOLICI


      
       A Senigallia per riaffermare l’orgoglio della propria identità e rispondere alle intolleranze anticattoliche con un nuovo impegno concreto, in preparazione della 45a Settimana Sociale che si terrà a Pisa e Pistoia in autunno: è questo il senso della tre giorni di dibattito, organizzata dal Movimento Cristiano Lavoratori dal 14 al 16 settembre scorso, e intitolata “Bene comune, lavoro e nuove responsabilità”.

       Un’iniziativa articolata in tre tavole rotonde dedicate, rispettivamente, alla famiglia come priorità per il Paese, al bene comune nell’era della globalizzazione, al lavoro: tre temi cardine su cui si muove l’impegno del Mcl, che sono stati al centro delle riflessioni delle centinaia di dirigenti Mcl intervenuti.

      Il primo impegno ufficiale dopo la pausa estiva ha mostrato un Movimento arrembante, pronto a far valere la forza delle proprie idee attraverso il dialogo. I lavori sono stati aperti dal presidente nazionale Carlo Costalli, che ha subito messo i puntini sulle i : “Quello dei cattolici è uno strano destino: tirati per la giacchetta quando serviamo a colmare le lacune di una società sempre più chiusa nel proprio egoismo, ma subito messi a tacere e invitati a tornare nel sagrato quando disturbiamo perché tentiamo di dire la nostra. E' ora di rispondere a questi attacchi con la forza dell'orgoglio che nasce dalla nostra missione nella società. Dobbiamo smetterla di chinare la testa e lasciare che i nostri valori vengano annacquati da un relativismo etico che rischia di travolgere il futuro dell'umanità. E' ora di reagire all'egemonia politica e culturale di chi mostra tutta la propria arroganza con accuse pretestuose che nascondono solo intolleranza”. Per Costalli “l’intolleranza non è un problema dei cattolici, ma il risultato della presbiopia dei laici. Considerano libera solo una società senza la Chiesa, ma se si sforzassero di leggere il nostro ruolo nella crescita culturale, sociale ed economica del Paese, ci risparmierebbero polemiche vuote e pretestuose”.

       Secondo Costalli “il radicalismo di chi si mostra tollerante con tutti i diversi e i reietti, perfino con chi delinque e mira a distruggere la nostra civiltà, ma mai con i cattolici, affonda le sue radici nella bruciante sconfitta sul referendum per la legge 40. Così, dopo aver negato, in barba alla Storia, le radici giudaico-cristiane dell'Europa, alcuni hanno deciso di mostrare i muscoli a Bruxelles, imponendo alla Commissione di aprire un dossier contro gli oratori che aggregano ragazzi, contro i centri che assistono anziani e gli ostelli per i poveri, cioè tutte quelle attività cattoliche (e non solo) che, non svolgendo attività esclusivamente commerciali, compiono un'opera quotidiana di solidarietà e sussidiarietà”. La risposta agli attacchi anti-cattolici deve essere decisa e senza tentennamenti ma, soprattutto, deve assumere forme molto concrete: “Le sfide che abbiamo di fronte sono straordinarie ed è in questi processi di complessità sociale che va posta con chiarezza la questione antropologica”.

      Di famiglia ha parlato Domenico Delle Foglie, Portavoce dell'Associazione Scienza e Vita: “ciò che è stato auto-evidente nei secoli, ovvero che la famiglia è una società naturale, costituita da un uomo e da una donna e aperta alla generazione naturale e, dunque, all'accoglienza dei figli, oggi ha necessità di essere in qualche modo giustificato e riaffermato”, ha detto. Le politiche pro-aborto hanno determinato un drammatico calo delle nascite: “Ci siamo suicidati in nome della libertà, e oggi dobbiamo pagare il prezzo della denatalità, questa sì promessa di declino assicurato per la Nazione e che neppure l'immigrazione, con la sua forte spinta riproduttiva, può sanare”. Secondo Delle Foglie l'unica ricetta possibile sta nella ricerca di nuove “politiche che devono cambiare di segno e rimettere la famiglia al centro”. “Abbiamo una società bloccata che somma ingiustizie ad ingiustizie e che fa sempre più della famiglia di provenienza la stanza di decompressione di tutte le anomalie sociali. Ma la famiglia sostituto del welfare è ormai al capolinea: ha già dato e messo mano anche ai risparmi (chi per aiutare i figli in difficoltà, chi per sostenere gli anziani di famiglia con le badanti). Dunque, se da un lato possiamo affermare con soddisfazione che la famiglia sta reggendo anche a questo urto con generosità e sacrifici, siamo anche consapevoli che non si possa e non si debba tirare la corda oltre un certo limite”, ha concluso.

       Improntato al bene comune l’intervento del prof. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e membro del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali, il quale, riferendosi al processo di mondializzazione dell’economia, ha affermato: “Senz’altro la globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia possono tendere ad una migliore allocazione delle risorse, riducendo anche notevolmente i costi dei beni e rendoli disponibili a tutti. Ma se questo significa incidere sulla dignità del lavoro delle persone, se significa fare uno ‘spezzatino di aziende’ senza curarsi delle ricadute sulle famiglie in termini di povertà, di rischi per la salute, e via dicendo, se tutto ciò comporta una flessibilizzazione del lavoro al punto da portarci a considerare i giovani ‘precari a vita’, allora dobbiamo chiederci se davvero ne valga la pena. Tutto questo crea davvero il bene comune? Quello che ci dovrebbe interessare come cattolici, ma non solo in quanto tali – ha proseguito – è il ‘bene comune universale’, ossia dell’intera famiglia umana, che non è solo un principio destinato a rimanere sulla carta, un genere letterario, ma è lo strumento concreto per operare in politica”.

         Mirabelli ha poi ricordato che, sebbene la Costituzione non faccia alcun esplicito riferimento al “bene comune”, tuttavia se ne trova chiaramente la sostanza in diversi articoli. Il costituzionalista ha citato ad esempio i concetti di “diritti inviolabili”, di “eguaglianza”, di “dignità sociale della persona”, di “rimozione degli ostacoli alla libertà della persona”, di “doveri inderogabili di solidarietà sociale” in campo economico e sociale.

         Altro tema clou della tre giorni è stato il lavoro. Ne ha parlato a lungo Giuseppe Martino, vicepresidente nazionale del Mcl il quale, nel sottolineare la dimensione sociale del lavoro, ha ricordato come questo sia “la questione di tutte le questioni” per il Mcl. “Ma le politiche del lavoro non saranno mai efficienti se avulse dagli aspetti valoriali”, ha aggiunto Martino.

       La 45a Settimana Sociale dei cattolici italiani è stata al centro dell’intervento di Mons. Arrigo Miglio, Presidente del Comitato Scientifico e Organizzativo delle Settimane Sociali il quale, rispondendo a una sollecitazione di Mons. Francesco Rosso, assistente spirituale Mcl, ha assicurato che è all’ordine del giorno della Pastorale un maggiore coinvolgimento dell’associazionismo cattolico nella vita della Chiesa. Mons. Miglio ha poi invitato i cattolici a collegare la prossima Settimana Sociale al cammino della Chiesa italiana. E richiamandosi all’esortazione del Santo Padre ha auspicato che tutti comprendano bene che “I no che diciamo sono in realtà dei sì all’Uomo e alla Vita. Il Vangelo deve essere percepito come un sì, perché Gesù è un grande sì. Un sì agli autentici valori della cultura, pur nella consapevolezza della fragilità della natura umana”.

       I lavori si sono conclusi domenica mattina con la relazione di Vittorio Benedetti, Docente dell’Università di Pisa e Presidente del Consiglio Generale Mcl, e la presentazione del documento che il Movimento Cristiano Lavoratori ha elaborato, proprio su lavoro e famiglia, in vista della prossimo Centenario delle Settimane Sociali.

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