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  Emmaus

Data di pubblicazione: Martedì, 23 Ottobre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.27 Settembre / Ottobre 2007 :: Emmaus

Rubrica di Mons. Francesco Rosso


UNA VITA CHE DIMOSTRA LA FEDE


      Il cambiamento nella nostra vita spirituale trae la forza dall’arricchimento della parola di Dio. Dobbiamo evitare l’abitudine dell’ascolto, per arrivare al coraggio del confronto. Solo confrontandoci con il Signore riusciamo a capire l’esigenza di adeguarci al Suo volere, e dare nuovo slancio alle scelte per la vita quotidiana. Scelte che maturano giorno dopo giorno, ma che si radicano nei principi evangelici. I cristiani devono trovare il modo di rendere visibile la propria fede attraverso l’impegno della propria vita.

       Non mi stancherò mai di ripetere le sollecitazioni di San Giacomo: “Tu mostrami la fede senza le opere, io con le opere dimostro la mia fede”. E Paolo VI, rivolgendosi ai confessori dell’Anno Santo nel 1975 diceva: “Oggi il mondo non ha tanto bisogno di predicatori, ma di testimoni”. Le opere sono, allora, la testimonianza concreta di quanto crediamo.

       Mi si impone un esame di coscienza, e il bisogno di interrogarmi: quali opere rendono visibile la mia fede? Non c’è forse, qualche volta, dicotomia fra quello che credo e quello che vivo? Il nostro mondo oggi ci richiama in modo brutale ad una realtà di vita che contrasta con la fede, e che ha perso il senso dell’amore.

       Penso alle difficoltà di fede vissute anche nelle nostre famiglie; penso alle difficoltà di rapporti negli ambienti di lavoro; penso alle difficoltà di testimonianza, anche nella vita associativa; penso alle difficoltà che abbiamo nel far emergere ciò che è dentro di noi, quasi a soffocarlo perché non appaia. Un cristianesimo di facciata fatto, molte volte, solo di enunciazioni, incapaci di renderle operose e, quello che è più grave, far passare per cristianesimo ciò che non è.

       Perché cristianesimo è scelta d’amore, è dono, è altruismo, è imitazione del Cristo. Questo nostro tempo, ovunque “ha sete di Dio”, e noi, i credenti, facciamo fatica a renderLo visibile con la nostra vita. Fra gli affanni che caratterizzano il nostro quotidiano, stiamo perdendo “l’affanno di Dio”, accontentandoci di incontri sporadici, occasionali, di opportunità, perché abbiamo perso il gusto di pregarLo, di sentirLo vicino, di cercare il Suo conforto, perché abbiamo perso il gusto di amarLo: la conseguenza è che abbiamo perso anche la forza di amarci fra noi.


Don Checco

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