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  Napredak e MCL costruttori di pace in europa partendo dai giovani

Data di pubblicazione: Martedì, 14 Giugno 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.107 Maggio-Giugno 2022 :: Napredak e MCL costruttori di pace in europa partendo dai giovani

L’organizzazione educativa e culturale compie i 120 anni di attività

A colloquio con il Presidente di Napredak, Nikola Cica

Il rapporto di collaborazione tra Napredak e il Movimento Cristiano Lavoratori è andato sempre più consolidandosi negli anni, nei tempi più recenti anche nei progetti di carattere sociale.
Un rapporto che ha un significato particolare vista la centralità di questo soggetto, che ha contrassegnato la storia dei Balcani, e riconosce la sfida educativa come base per costruzione della pace e dello sviluppo. Vale la pena richiamare quelle che sono state le tappe più importanti di questo comune percorso e quali sono, invece, le nuove prospettive e i progetti su cui si concentrerà.


Noi sottolineiamo sempre con orgoglio la nostra collaborazione, o meglio, la partnership strategica ormai di lunga durata con il Movimento Cristiano Lavoratori, un’organizzazione con moltissimi soci in tutto il mondo, come Napredak, già da 50 anni riconosce la sfida posta dall’istruzione come base per il processo di pace e sviluppo. Napredak e MCL collaborano già da molti anni. Mi sento di dire che noi siamo in un certo senso il braccio esteso di MCL nell’Europa sud-occidentale. Entrambe le organizzazioni sono davvero al servizio dell’uomo, come hanno dimostrato in questi anni di proficuo impegno comune, richiamando l’attenzione sulle questioni più scottanti con conferenze tematiche e scambi di studenti, che anche quest’anno abbiamo ospitato volentieri a Sarajevo, dove ha sede la nostra associazione. Intendiamo continuare lungo questa strada anche in futuro con capacità ancora maggiori, quindi oltre alle borse di studio, per consentire ai giovani di imparare la lingua italiana, scambiare esperienze e contribuire attivamente a migliorare il clima sociale, adottando quanto osservato e appreso sul campo. L’educazione è la sfida centrale, e ritengo che debba essere riformata dalla radice, per formare nuove generazioni future, consapevoli dei propri diritti e doveri, cioè coloro che aumenteranno il proprio livello di consapevolezza sulla base dei valori europei e democratici.

Nel 2010, sul monte Trebevi?, è stato inaugurato il Centro interculturale e interreligioso per la pace, realizzato con il contributo di MCL.

è vero. Però devo correggervi. Il centro Napredak sul Trebevi? è stato aperto ai visitatori nel 2011, come struttura dal carattere multimediale, per seminari, conferenze, simposi e manifestazioni culturali, soprattutto quindi come centro interculturale e interreligioso per la pace. In quell’occasione, oltre a numerosi ospiti e esponenti della vita pubblica, politica e culturale della Bosnia ed Erzegovina, alla cerimonia avete partecipato anche voi amici del Movimento Cristiano Lavoratori, che avete assicurato anche la maggior parte dei fondi necessari alla costruzione, cosa di cui vi siamo immensamente grati. Il centro si trova nella località di Mali Studenac, a 1130 m. s.l.m., con una superficie totale di 970 m2. Dispone di 40 letti su tre appartamenti e di sei stanze doppie e di sei stanze triple, cucina, sala da pranzo, ristorante, palestra, terrazza e altri servizi accessori.

Ci troviamo a Sarajevo, la città simbolo della fine di un’era di dialogo tra fedi e identità, con il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa al termine del conflitto tra due blocchi contrapposti.
Oggi in Ucraina assistiamo ancora una volta a violenze e conflitti, a una guerra di aggressione da parte della Russia. Osservato da questo confine e snodo geopolitico, considerando che da sempre Napredak è particole, qual è il significato del quadro europeo attuale?


Sarajevo è chiamata ancora oggi la “Gerusalemme d’Europa”, e ritengo che lo sia davvero. è necessario però continuare a lavorare per rafforzare la stabilità e il dialogo interpersonale, che da sempre è il punto d’inizio e di partenza di qualsiasi dialogo, per non dire conflitto; un dialogo al quale tutti partecipano equamente e senza timore di esprimere le proprie opinioni e il proprio punto di vista, con la capacità di ascoltare e capire l’interlocutore, senza timore, rabbia o risentimenti. Dobbiamo imparare una volta per tutte ad accettare le differenze e sforzarci di avvicinarle quanto più possibile, ad apprezzarle, ovvero a vivere senza crearne di nuove, tranne che per fini umani o per promuovere la propria identità. Questo è quello che Napredak, si sforza di concretizzare già da 120 anni. Parliamo lingue che riusciamo a comprendere, abbiamo storia, cultura e tradizioni simili, una terra che è sempre stata un ponte, un cllegamento, a volte prospero, a volte, come nel caso dell’ultimo conflito, sanguinoso. Ricordo con riluttanza il periodo terribile della guerra, tutte le vittime, e con grande tristezza osservo il conflitto attuale tra Russia e Ucraina, in cui dialogo e buon senso sono chiaramente mancati e in cui sono andati perduti tutti i valori europei. Se c’è qualcuno in grado di capire cos’è la guerra, cos’è la sofferenza, siamo noi qui in Bosnia ed Erzegovina e in Croazia, noi che oggi stiamo ancora contando le ossa dei nostri cari, e siamo felici quando riusciamo ad affidarne almeno una al riposo eterno. è una cosa che non deve accadere mai più, a nessuno, non deve più succedere in un mondo civilizzato. Dobbiamo trovare il modo per fermare la guerra, ovunque scoppi e indipendentemente dagli interessi in gioco. Il problema non è la religione, come a volte si pensa; qui il problema è il concetto di nazionalità, e spesso qui da noi le due cose corrispondono. E l’uomo è sì membro di una nazione, ma anche molto di più. Per questo i diritti devono essere garantiti. Siamo testimoni del numero di segmenti colpiti da questo conflitto. Il mondo non si è ancora liberato e ripreso dalla pandemia, che ha lasciato conseguenze incalcolabili sia dal punto di vista economico che in molti altri settori, con la chiusura di numerose aziende e la vita che è stata completamente trasformata, e già sono presenti nuovi timori per un’incombente crisi di dimensioni ancora maggiori. Personalmente, io e l’associazione che dirigo, siamo per la pace, la pace, la pace.

Putin è alla ricerca di alleati ai confini dell’Unione europea, tra i serbi bosniaci, assecondando le loro mire secessioniste. Per la Bosnia ed Erzegovina, secondo lei e dal punto di vista del dialogo sociale, il processo di adesione all’UE sta diventando un elemento essenziale? In che modo la società civile, gli organismi di mediazione come Napredak, tenendo presenti i rapporti con realtà come MCL, possono dare il loro contributo alla costruzione di un’Europa che finalmente possa respirare liberamente?

La Bosnia ed Erzegovina deve procedere in direzione dell’adesione all’Unione europea. Ha ricevuto lo status di candidato potenziale già nel 2003 ed è inclusa nel programma attuale di allargamento dell’Unione.
La richiesta di adesione è stata formalmente presentata il 15 febbraio 2016. Ad oggi, è tutto fermo. L’allargamento è uno degli strumenti più potenti in mano all’Unione europea. Tutti i cittadini europei traggono vantaggio in quanto vicini di una democrazia stabile e di una prospera economia di mercato. L’allargamento è un processo guidato con la massima attenzione, in grado di sostenere la trasformazione dei paesi interessati e contribuire a pace, stabilità, progresso, democrazia, diritti umani e a uno stato di diritto nell’intera Europa, e noi desideriamo farne parte. Desidero sottolineare che Napredak, grazie alla collaborazione con MCL ed EZA, ma anche attraverso le sue numerose filiali in Europa e nel mondo, è già in qualche modo parte dell’Unione europea e sfrutta tutte le sue capacità per contribuire a costruire una Bosnia ed Erzegovina e un’Europa migliori. è necessario soddisfare i criteri determinati dal Consiglio europeo a Copenhagen nel 1993, integrati successivamente nel 1995 a Madrid, dobbiamo costruire e mantenere delle istituzioni politiche stabili, in grado di garantire democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e i diritti e la tutela delle minoranze, un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alla concorrenza e alla condizioni di mercato dell’UE, ma al contempo in grado di assumersi gli obblighi derivanti dall’adesione all’Unione, tra cui l’impegno a perseguire gli obiettivi politici, economici e monetari dell’UE, e ad adottarne il diritto acquisito (acquis communautaire) e la sua effettiva attuazione attraverso strutture amministrative e giudiziarie adeguate. Se si fosse agito e pensato come MCL e Napredak, saremmo già da tempo membri a pieno titolo dell’Unione. Tutto questo richiede un lavoro arduo, onesto e dedicato, che le istituzioni del nostro paese finora non sono state in grado di garantire. Nel suo parere, la Commissione europea ha posto innanzi alla Bosnia ed Erzegovina (BiH) 14 condizioni prioritarie che devono essere soddisfatte prima dell’inizio dei negoziati di adesione. In un anno e mezzo, le autorità bosniache sono riuscite a soddisfarne (parzialmente) solo tre. Tutte le altre sono in pericolo, in quanto richiedono modifiche alle disposizioni della costituzione della Bosnia ed Erzegovina, che al momento conferisce diritti esclusivi ai popoli costitutivi - bosgnacchi, croati e serbi - ovvero ai loro rappresentanti politici, per quanto riguarda elezioni o nomine dell’esecutivo, parlamentari e della magistratura. Allo stesso modo, alla BiH si richiede (temporaneamente) il trasferimento del potere dai livelli inferiori a quelli superiori, di formare una Corte costituzionale a livello di BiH, l’abolizione o la riduzione dei veti nazionali o a livello di entità o l’abolizione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante (OHR), che a sua volta dipende dalla soluzione della questione delle proprietà demaniali e militari. Osservando la situazione attuale, la BiH non è ancora un paese stabile senza tale Ufficio e gli interventi ritenuti necessari. In particolare, in BiH non esiste una procedura che consenta al livello statale di impedire o risolvere le   violazioni del diritto comunitario commesse dagli altri livello di potere, e per i quali sarebbe responsabile l’intera Bosnia ed Erzegovina. Una delle priorità evidenziate dalla Commissione europea riguarda la classe politica, che non contribuisce alla riconciliazione e al superamento degli eventi relativi al passato bellico. Si afferma esplicitamente che il revisionismo e la negazione del genocidio sono in aperto contrasto con i valori europei di base, e che tutti i partecipanti alla vita politica in BiH devono dimostrare una collaborazione completa con i tribunali internazionali, e accettare e rispettare le loro sentenze. Tale clima ha contribuito alla conclusione della Commissione europea, che afferma tra l’altro che il non-funzionamento della BiH, se non venissero applicate le riforme e venisse comunque accettata nell’UE, potrebbe influire negativamente sul processo decisionale dell’Unione, specialmente per le questioni che richiedono l’unanimità di tutti i paesi membri. I nostri cittadini desiderano entrare nell’Unione europea. Non so se il governo, che già da tempo non è al servizio del popolo che lo ha eletto, desideri la stessa cosa.

Papa Francesco ci ricorda spesso quanto sia importante “guardare alla periferia”. La Bosnia, e i Balcani in generale, è contemporaneamente sia periferia che centro. Che tipo di contributo originale può apportare, guardando in particolare all’area euro-mediterranea, a chi vive le stanchezza del cristianesimo occidentale (e occidentalista), ormai indebolito?

La Chiesa, una “comunità sociale” antica, per alcuni vecchia, non può e non deve sottrarsi al monitoraggio critico e coscienzioso, all’autocontrollo e alle necessarie correzioni. Una Chiesa cattolica dal carattere rigorosamente centralizzato, gerarchico-monarchico, dovrebbe già saper riconoscere come relazionarsi rispetto al potere in un moderno sistema democratico di codecisione, al fine di mantenere credibilità e autorità, e riuscire a riconquistarle. “Come tutti noi cittadini abbiamo imparato dalla nostra storia... così la Chiesa potrebbe imparare dalla storia di uno stato di diritto libero e democratico, e introdurre al suo interno gli elementi, i diritti umani e la distribuzione del controllo del potere tipici di tale stato”. Un libero cittadino dovrebbe essere rispettato come cittadino, e nella sua libertà di essere cristiano. Per esempio, Erwin Teufel vede diverse possibilità che la Chiesa cattolica emerga più perspicace da queste perdite, se la comunità dei fedeli utilizza le intuizioni secolari.
L’integrazione, il networking e la promozione della raccolta delle risorse a livello di comunità, passando per la nomina dei parroci e l’elezione dei vescovi: sono tutte cose che si potrebbero provare sfruttando modalità di lavoro democratico-sociali. E qui vale quello che ripete Papa Francesco, che ancora non è avvenuto, come dimostrano alcuni dei giovani vescovi cattolici: ascoltare le esperienze del popolo di Dio, incoraggiarlo a partecipare. Quello che può essere risolto sul posto, dovrebbe essere risolto sul posto; decentralizzare quanto più possibile, e centralizzare per quanto necessario. Pertanto, le chiese locali dovrebbero prendere l’iniziativa e infine richiedere con vigore l’introduzione di riforme adeguate.
Questo vale anche per queste zone, secondo il mio parere di laico.
L’associazione che dirigo è strettamente collegata alla chiesa, ma spesso menzionata anche dal Papa nel corso delle sue omelie, a testimonianza del nostro chiaro messaggio di impegno.
E, per concludere, desidero ricordare che lavoreremo con il massimo impegno al progetto di collaborazione tra MCL e Napredak, per la promozione delle nostre culture, includendo in primo luogo anche i più giovani. Napredak ha una sua Associazione giovanile, sempre più attiva e sulla quale facciamo affidamento per il nostro futuro. Cercheremo di rendere un buon servizio alle nostre organizzazioni congiunte e ai loro soci, organizzando corsi di lingua italiana per i soci di Napredak e di lingua bosniaca per i soci di MCL, e continuando a collaborare per quanto riguarda gli scambi di studenti, che speriamo diventi bi-direzionale, ma anche continuando con la nostra missione base di elargire borse di studio, la celebrazione di due significativi anniversari, i 50 anni di MCL e i 120 anni di Napredak, per coronare il tutto con un nuovo accordo di collaborazione, che risale al 2011, e in tal modo rafforzare, definire e infine attuare e continuare questa piacevole, cordiale e utile collaborazione.
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