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  Un Movimento alla scuola del poverello di Assisi

Data di pubblicazione: Venerdì, 24 Giugno 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.107 Maggio-Giugno 2022 :: Un Movimento alla scuola del poverello di Assisi

Chiesa in cammino



Cinquant’anni di Movimento Cristiano Lavoratori è un tratto di vita sociale ed ecclesiale significativa nel contesto nazionale. Gli uomini e le donne che oggi ne fanno parte sono pure loro protagonisti della stessa esperienza che nel tempo prosegue con coraggio e costanza, verso un futuro tutto da immaginare e costruire insieme. Da cristiani impegnati nel sociale siamo consapevoli di come, l’attuale processo di transizione e sviluppo dentro il quale si configura e prende corpo l’apertura al futuro, necessiti la individuazione di una meta, di un traguardo alto, culminante nell’accoglienza e testimonianza del Dio vivo. Senza alcuna dimensione soprannaturale, infatti, il farsi delle cose e il vivere umano è quieto e angosciante.
In questa prospettiva alla base del nostro agire associativo dovrà essere riconosciuta questa consapevolezza: il MCL ha da confermarsi sempre più quale “Movimento evangelico” piuttosto che lasciarsi trasformare in un “movimenti perpetuo”, con il solo lo scopo di pura conservazione in un contesto di autoreferenzialità permanente. Il rischio della conservazione delle cose e dell’autoreferenzialità non ci dovrà prendere mai; dovremo piuttosto alimentare l’impegno sociale nei territori e legarlo allo spirito profetico capace di autentica fraternità sociale e solidarietà con il mondo del lavoro.
Vivere la ricorrenza del cinquantesimo assumerà un po’ il significato di un “ritornate a casa”, il riprendere cioè la misura della nostra missione originaria, riscoprendo e recuperando la nostra identità cristiana e solidale. In questo senso, l’esperienza spirituale dentro il cammino associativo che verrà proposta a tutto il Movimento, a partire dal prossimo settembre con le giornate di spiritualità di Assisi, avrà lo scopo di riscoprire e rilanciare quella sorgente spirituale e sociale che ci caratterizza, facendo nostro l’insegnamento del poverello d’Assisi. Nella spiritualità francescana troviamo, infatti, ispirazione per alimentare la testimonianza cristiana nel mondo del lavoro. Vogliamo continuare a vivere e a farci testimoni del messaggio di speranza che papa Franceso propone alla Chiesa come a tutti. In particolare, condividendo nell’azione sociale le tre parole che ci ha consegnato in occasione dell’udienza che ci ha concesso in Vaticano nel 2016: “La prima è educazione. Educare significa “trarre fuori”. è la capacità di estrarre il meglio dal proprio cuore. Non è solo insegnare qualche tecnica o impartire delle nozioni, ma rendere più umani noi stessi e la realtà che ci circonda… La seconda parola che vorrei dirvi è condivisione. Il lavoro non è soltanto una vocazione della singola persona, ma è l’opportunità di entrare in relazione con gli altri: «qualsiasi forma di lavoro presuppone un’idea sulla relazione che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé» (Lett. enc. Laudato si’, 125)… L’ultima parola che vorrei consegnarvi è testimonianza. L’apostolo Paolo incoraggiava a testimoniare la fede anche mediante l’attività, vincendo la pigrizia e l’indolenza; e diede una regola molto forte e chiara: «Chi non vuol lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3,10) Parole che ci indicano chiaramente che per essere Chiesa in cammino, in comunione con i vescovi coordinati dal nuovo Presidente CEI, il Cardinal Matteo Zuppi. Bisogna sapersi fare parte della Chiesa missionaria in una società che ha bisogno di lievito e luce, dando una testimonianza autentica, partendo da uno stile di vita personale e associativo limpido e coerente: una testimonianza solidale, vissuta con spirito di servizio.
Le giornate di spiritualità di Assisi, quale evento di Grazia, che coinvolgerà la classe dirigente con i giovani, saranno l’occasione per una ripartenza e l’invito a condividere le sfide di una Chiesa sinodale che sa stare in una società plurale per condividere ancora la passione per l’uomo e la donna del lavoro.

don Francesco Poli
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