NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.107 Maggio-Giugno 2022

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 107 (10781 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  L’aborto del diritto

Data di pubblicazione: Domenica, 19 Giugno 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.107 Maggio-Giugno 2022 :: L’aborto del diritto

Il Parlamento Europeo pensa che la vita del concepito sia d’impaccio?

Un atteggiamento conservatore e reazionario nell’ideologia pro-choice

C’era da aspettarselo conoscendo la dura reazione di quella cultura che ha “sacralizzato” l’aborto legale. Infatti, il 9 giugno scorso il Parlamento Europeo, di fronte alla fuga di notizie riguardo al ribaltamento della posizione della Corte Suprema americana sull’aborto, ne ha contestato le possibili ricadute affermando che l’aborto è un diritto che deve essere riconosciuto nella maniera più ampia e che l’obiezione di coscienza è un ostacolo. Allora, diciamolo chiaramente: il diritto di aborto è l’aborto del diritto, dei diritti dell’uomo, dell’Europa. Non è un giudizio sulle donne, sui vissuti, sui drammi, sui singoli. è un giudizio sulla cultura che si ribella alla sola idea che oltreoceano il concepito possa essere riconosciuto un essere umano degno di vivere, una cultura che non tollera in alcun modo che si parli di lui: il bambino non nato, la persona in viaggio verso la nascita, uno di noi, insomma. Non solo non vuole che se ne parli, ma non vuole neanche che si ponga la questione: qualcosa o qualcuno? è questo il sintomo più grave di un atteggiamento veramente conservatore e reazionario racchiuso nell’ideologia pro-choice che si nobilita sotto la vernice dei diritti, delle libertà, della democrazia: tutti termini corrotti se i non nati vengono considerati un nulla da eliminare senza scrupoli. I diritti diventano pretese, la libertà sopraffazione, la democrazia una nuova forma di totalitarismo.
Da dove viene questa ideologia? Viene dal prevalere degli interessi pratici sulla ragione moderna, perché la scienza di oggi dimostra la piena identità umana dei figli anche prima della nascita.
La congiura contro la vita incontra insuperabili difficoltà nel contrastare la scienza e perciò preferisce imporre il rifiuto dello sguardo sul concepito, preferisce l’arroganza al dialogo, la censura alla libertà di pensiero, la menzogna alla verità. Possiamo rassegnarci ad una tale situazione? Dobbiamo abbandonare ogni speranza?
Sulla strada indicata dal Parlamento Europeo, «La Ue cammina verso il nulla», ha detto giustamente Jaime Mayor Oreja, Presidente della federazione europea “One of us”, «Dobbiamo mobilitarci più che mai contro questo percorso verso il nulla. è il momento della mobilitazione. Chiamiamo tutti i Paesi e le persone a realizzare azioni contro questo attacco ai principi coesivi della nostra civiltà».
Non è possibile, dunque, rassegnarsi né di fronte ai milioni di aborti realizzati con il sostegno degli Stati, né al numero incalcolabile di esseri umani eliminati nell’ambito delle tecniche di fecondazione in vitro. Negare il diritto a nascere significa sgretolare il grande progetto politico per cui l’Unione Europea esiste, significa aprire il solco di una lacerante contraddizione.
Se riflettiamo in profondità, l’Unione Europea (UE) nasce per difendere la vita. E oggi più che mai - si pensi alla guerra in corso - è indispensabile irrobustire in questa consapevolezza. Ancor più è inaccettabile l’assuefazione di fronte all’attuale pretesa femminista - propagandata anche da potenti lobby internazionali - di considerare l’aborto come “diritto umano fondamentale”, come se il giusto moto di liberazione della donna da una minorità sociale e familiare trovasse la sua conclusione e raggiungesse il suo vertice con la facoltà di sopprimere i propri figli. Niente di più contrastante con la cultura dei diritti umani.
Invece che deturpare i diritti pretendendo che diventi un diritto l’aborto, perché non occuparsi seriamente di liberare le donne dai condizionamenti (ce ne sono tanti!) che le spingono ad abortire?
Non sarebbe questa una via per tutelare la salute delle donne che proprio dall’aborto viene danneggiata? Perché non investire finanziamenti e risorse per favorire le nascite, anziché promuovere iniziative per impedire a una moltitudine di esseri umani di vedere la luce? Parlare del diritto alla vita non è un impaccio, un freno, una difficoltà nella politica, ma - al contrario - una forza propulsiva di rinnovamento.

Marina Casini Bandini
Movimento per la vita
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali