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  La grande sfida della “riabilitazione della politica e della rappresentanza”

Data di pubblicazione: Mercoledì, 22 Giugno 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.107 Maggio-Giugno 2022 :: La grande sfida della “riabilitazione della politica e della rappresentanza”

Il “non voto” degli italiani

Il voto referendario e amministrativo dello scorso 12 giugno ha confermato la sempre più scarsa propensione alle urne da parte degli italiani. Nei quasi mille comuni nei quali si votava per scegliere sindaci e rinnovare i Consigli comunali si è recato ai seggi un avente diritto su due (o poco più). Sui cinque quesiti in materia di Giustizia, orfani del sesto sulla responsabilità civile dei magistrati respinto dalla Consulta, si è registrata un’affluenza intorno al 20 per cento (la più bassa di sempre). Sui referendum, ottenuti su richiesta di cinque delle Regioni guidate dal centrodestra, Partito Radicale e Lega avevano raccolto le sottoscrizioni di centinaia di migliaia di cittadini. Proprio il centrodestra, coalizione che ha in una certa visione della Giustizia un tema identitario, si è completamente dimenticato di dare impulso alla comunicazione referendaria.
Ma anche questo non basta a giustificare il completo fallimento dei referendum. Osserviamolo da un altro punto di vista. La frase più utilizzata dai populisti è “non ci fanno mai votare”. Bene, il referendum è l’emblema della forma più alta della democrazia partecipata, ma il cittadino ha “scelto” di non andare a votare. E anche dove si votava per le Amministrative la stragrande maggioranza di elettori non ha ritirato le cinque schede referendarie. Certamente i quesiti tecnici sulla giustizia e la poca propaganda con poco e forte impatto mediatico, non hanno consentito una presa di coscienza dell›importanza delle riforme proposte e non hanno consentito una discussione chiara è efficace come meritavano. Tuttavia, un popolo che vuole decidere, nel momento in cui è chiamato a farlo, ha l›obbligo di non fuggire l›opportunità di incidere fattivamente nella vita legislativa del paese. L’altra frase ripetuta spesso dall’italiano medio è “Non vado a perdere tempo tanto fanno sempre come vogliono loro”. Frase banale, certo, ma che forse nasconde qualche verità. Spesso gli esiti dei referendum non sono stati recepiti realmente e spesso non sono stati attuati concretamente o ci sono voluti decenni. In ogni caso, però, il cittadino non andando a votare non si accorge che di fatto legittima e giustifica sempre di più il sistema della politica conservatrice e immobile. Un cane che si morde la coda. Ma non quella del politico, piuttosto quella già probabilmente martoriata dell’elettore ottuso. Altro aspetto da considerare, poi, è il cosiddetto analfabetismo funzionale, ossia l’incapacità di capire e comprendere un testo scritto e valutare e usare le informazioni contenute. Questa forma gravissima di ignoranza è purtroppo molto diffusa e ha delle percentuali incredibilmente alte. Per tale motivo anche la semplice lettura dei quesiti referendari è di difficile comprensione.
Soprattutto per come vengono formulati.
In definitiva, resta l’amarezza non per l’esito, ma per il mancato raggiungimento del quorum con le conseguenze che sappiamo è che gettano ombre sempre più forti sulla “ minoranza” elettorale che probabilmente anche tra un anno per la politiche, con pochi che decidono per molti. Bisogna rialfabetizzare (al)la politica, se non vogliamo che di astensione in astensione si finisca in una sorta di post-democrazia.

Michele Cutolo
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