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  Economia ed etica degli affari nel Cristianesimo e nell’Islam

Data di pubblicazione: Domenica, 7 Giugno 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.72 Giugno / Luglio 2015 :: Economia ed etica degli affari nel Cristianesimo e nell’Islam

di Fausta Tinari

Il capitalismo ha cambiato radicalmente il volto del pianeta, le trasformazioni repentine che negli ultimi decenni hanno investito il mondo dell’economia e della finanza hanno generato una società sempre più fragile, complessa e assoggettata alla tirannia invisibile del mercato. La ricerca febbrile del profitto ha escluso ogni aspetto di umanità e ha portato il mondo della finanza sempre più lontano e distaccato dalla vita reale.
è possibile un’economia efficiente con paradigmi diversi? è possibile praticare l’economia secondo un’etica religiosa? Hanno provato a dare una risposta valida a questi interrogativi gli organizzatori del convegno “Economia ed etica degli affari nel Cristianesimo e nell’Islam” tenutosi presso la Pontificia Università San Tommaso D’Aquino il 15 maggio scorso.
La crisi che stiamo ancora attraversando segna il fallimento dell’ideologia che aveva elevato il libero mercato, svincolato da tutto, a modello ideale di organizzazione dell’economia e della finanza.
Nasce quindi la necessità di introdurre basi morali e etiche anche nel mondo degli affari, valori morali di base condivisi, che contribuiscano a rifondare il capitalismo e l’economia sociale di mercato.
Il cardinale Turkson ha ricordato che Papa Francesco con coraggio e sempre con maggiore insistenza tuona contro l’economia che esclude, contro la cultura dello scarto, contro un’economia che uccide previlegiando sempre la legge del più forte. Le radici delle riflessioni di Papa Bergoglio si trovano nella Pacem In Terris di Papa Giovanni XXIII, nella Populorum Progressio di Papa Montini e contengono tutta l’insoddisfazione di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per le politiche liberiste senza vincoli.
Le cause principali dell’odierna condizione sono la scissione tra fede religiosa e attività quotidiana ed un mondo ostinatamente prono agli eccessi che ne hanno determinato il fallimento.
L’apporto dato alle teorie economiche da pensatori cristiani è indiscusso, il libero mercato nasce molto prima di Adam Smith, nel Medioevo con i francescani e con San Bernardino da Siena che elaborarono concetti estremamente moderni, negli scritti di Olivi si parla già di come calcolare il giusto prezzo. San Tommaso D’Aquino ha trattato: il ruolo della proprietà privata, teoria della giustizia, aspetti etici, usura e interesse. Dalla scuola francescana nascono i primi Monti di Pietà, banche di aiuto ai poveri; verso la fine del ‘700 abbiamo la prima cattedra di economia, il titolare è un abate genovese. Arrivando più a ridosso dei giorni nostri scopriamo la figura di Toniolo, il quale già più di cento anni fa sosteneva la necessità di passare da un’economia che pone al centro il capitale ad un’economia che rispetta la centralità dell’uomo. E di Don Bosco che ha per primo intuito la necessità di unire educazione e formazione inventando, di fatto, il primo contratto di apprendistato.
Potremmo sintetizzare i principi irrinunciabili per l’insegnamento sociale cattolico in quattro punti: l’uomo centro del creato, il bene comune, solidarietà e sussidiarietà che devono essere articolati fra loro e mantenuti in unità.
Mentre, nel mondo islamico, si sta consolidando un’economia islamica, sottoposta a norme di carattere etico direttamente discendenti dalla rivelazione coranica. La prima banca islamica nasce in Egitto nel 1963 e da allora questo tipo di economia è in continua ascesa.
La principale differenza tra l’economia islamica e quella convenzionale è rappresentata dal divieto imposto dall’islam di pagare o ricevere interessi, cioè la “riba”. Oggi esistono più di duecento istituzioni finanziarie islamiche sparse in tutti i continenti, un fenomeno in continua e costante crescita. L’Indonesia, (Paese islamico più popoloso) oggi, è il Paese con il più grande potenziale di sviluppo per l’economia islamica proprio perché è in grado di offrire un’alternativa moralmente valida all’economia ‘occidentale’.
è il dialogo tra fede e ragione che apre la possibilità di nuove albe nel mondo economico e non, favorendo anche un dialogo più disteso e proficuo tra le diverse religioni.
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