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  La giustificazione del Potere

Data di pubblicazione: Martedì, 9 Giugno 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.72 Giugno / Luglio 2015 :: La giustificazione del Potere

Segni dei Tempi

Il “caso Blatter”, riguardante proprio il reggente e il regnante del massimo organismo mondiale del Calcio; e allo stesso tempo il caso a noi più vicino di “Mafia capitale” pone alla nostra attenzione – caso mai ce ne fosse stato bisogno –cosa voglia dire, o cosa possa significare la strumentalizzazione del denaro ai fini della gestione del Potere.
Sia si tratti di un organismo sovranazionale come la FIFA, sia si tratti del “mondo di mezzo”, sia si tratti della gestione dell’ultima – in realtà non proprio ultima – Cooperativa rossa o verde, bianca o nera, presente nel nostro Paese, che si occupi di immigrati o altro; comunque sia, in tutti i casi si tratta di una bramosia del “mangiare privato” fatto di tangenti e mazzette, di una manifestazione di “volontà di potenza” che non ha nulla a che fare con la ricerca del bene comune, o il perseguimento degli obiettivi societari degli organismi in questione.
Tali casi, o tali esempi, rendono attualissima e viva la parola antica e sempre nuova del grande Sant’Agostino: “Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?” [De Civitate Dei L. IV, C. IV]. “Se è lontana la giustizia da essi, che cosa sono i ‘Regni’ se non delle grandi bande di ladri?”
Diciamo in altre parole, il potere politico, a qual si voglia organismo sociale appartenga, quando non persegue la giustizia, non merita neppure il nome di autorità, o di potere: è pirateria! Non a caso il grande Dottore di seguito aggiunge: “…poiché anche le bande di ladri che cosa sono se non piccoli regni? Poiché una banda è anch’essa una associazione di uomini, governata dalla volontà di un capo, legata da un patto sociale; il bottino viene diviso secondo le norme che hanno stabilito. E se per l’accorrere di uomini disperati questa banda cresce tanto da giungere a possedere delle regioni, vi stabilisca la sua dimora, occupi delle città, sottometta dei popoli, con molta evidenza si attribuisce il nome di regno; e questo nome le è conferito manifestatamente non perché sia diminuita la sua cupidigia, ma perché a questa si aggiunge l’impunità” [De Civitate Dei L. IV, C. IV].
Questo, per dire a me e a voi, ai piccoli e ai grandi, alla Chiesa e al Mondo, a tutti i “regni” e ad ogni organismo sociale – anche al nostro Movimento – che dal punto di vista cristiano non vi è giustificazione alcuna del potere, dell’autorità legittima o non legittima, se questa non persegue la giustizia (reale e non fittizia) a beneficio del Bene comune e a servizio degli altri. Venuta meno tale finalità è evidente che il potere di chicchessia perde la stessa giustificazione d’essere, e con essa perde anche la sua giustificazione etica, la sua vigenza nella coscienza di ogni singolo. Noi cristiani non possiamo dimenticarlo!
Noi non possiamo permetterci il lusso di lasciarci condizionare esclusivamente dal privilegio, dal bisogno e dagli interessi privati, pur legittimi. Dal punto di vista cristiano, il potere è giustificabile solo dal modo con cui esso è esercitato secondo giustizia, all’esterno e ancor più all’interno del Corpo sociale; per come esso persegue il Bene comune, e per la ragionevolezza con la quale persegue gli obiettivi che ogni organismo sociale si propone.
Anche il nostro Movimento che è “di promozione sociale senza alcuna finalità di lucro” (art.1 Statuto); che “nell’applicazione della Dottrina sociale della Chiesa… ravvisa il fondamento e la condizione per un rinnovato ordinamento sociale” (art.1 Statuto); che promuove “l’affermazione dei principi cristiani” (art.1 Statuto); e che “intende operare come movimento ecclesiale di testimonianza evangelica” (art.1 Statuto) ha il dovere morale di perseguire – evidentemente nella libertà e nella responsabilità delle singole coscienze – la giustizia a beneficio di tutti.
Lungi da noi immaginare di “gestire” semplicemente il Potere, pensando eventualmente di farlo a immagine e somiglianza di noi stessi, secondo le nostre passioni, i nostri interessi, le nostre simpatie: “L’autorità non è una forza incontrollata: è invece la facoltà di comandare secondo ragione.
Trae quindi la virtù di obbligare dall’ordine morale: il quale si fonda in Dio, che ne è il primo principio e l’ultimo fine” [Giovanni XXIII: Pacem in terris 27]. “L’autorità che si fonda solo o principalmente sulla minaccia o sul timore di pene o sulla promessa e attrattiva di premi, non muove efficacemente gli esseri umani all’attuazione del bene comune; e se anche, per ipotesi, li movesse, ciò non sarebbe conforme alla loro dignità di persone, e cioè di esseri ragionevoli e liberi. L’autorità è, soprattutto, una forza morale; deve, quindi, in primo luogo fare appello alla coscienza, al dovere cioè che ognuno ha di portare volonterosamente il suo contributo al bene di tutti” [Giovanni XXIII: Pacem in terris 28].
Buone vacanze a ognuno di voi!

Don Ernesto Lettieri
Assistente Ecclesiastico Nazionale MCL
“(…) è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo (…).
Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico”, Gaudium et Spes, 4
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