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  Intervista a Franjo Topic: l’attesa per la visita del Santo Padre a Sarajevo

Data di pubblicazione: Mercoledì, 6 Maggio 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.71 Aprile / Maggio 2015 :: Intervista a Franjo Topic: l’attesa per la visita del Santo Padre a Sarajevo

Dialogo ed ecumenismo: la missione dei cattolici

In una Sarajevo dove sono ancora visibili i segni della guerra non solo sulle mura delle case ma anche, e soprattutto, nei cuori delle persone e nella vita delle famiglie distrutte dai lutti, il prossimo 6 giugno arriverà Papa Francesco. Una visita importante che sta mettendo in fermento la complessa comunità bosniaca e non solo - qui convivono musulmani, cattolici e ortodossi –. L’attesa è grande – sarà presente anche una delegazione del MCL guidata dal Presidente Nazionale Carlo Costalli –: ne abbiamo parlato, a margine del seminario internazionale MCL di Belgrado, su Ue e ampliamento nell’area balcanica, con Franjo Topic, Presidente di Napredak, cattolico accorto e profondo conoscitore delle varie anime etniche e religiose dell’area.

Manca ormai poco all’atteso viaggio del Papa a Sarajevo: come vi state preparando?

L’organizzazione è stata affidata dapprima a un comitato ecclesiastico poi anche ad un comitato statale che stanno lavorando insieme. I punti sono stati concordati con una delegazione del Vaticano, venuta a Sarajevo per definire i dettagli del viaggio. Intanto è già pronto il programma della visita, presentato ufficialmente qualche giorno fa.

Che Paese troverà il Santo Padre?

Trovo essenziale distinguere fra il regime politico e il Paese: il Paese è importante, ma ancor più lo è la gente - i cattolici in questo caso, e la Chiesa -. I sistemi politici, come pure i partiti, sono continuamente sottoposti al cambiamento.
Penso che il Santo Padre dirà a noi cattolici di Bosnia Erzegovina che è importante che restiamo qui a impegnarci e a lavorare per il dialogo interreligioso e per l’ecumenismo.

Riprendendo la dicotomia tra sistemi politici e persone, la gente cosa si aspetta dalla visita di Papa Francesco? E i politici invece cosa si aspettano?

In Bosnia Erzegovina convivono tre gruppi etnici e tre rappresentanze politiche (croata, serba e musulmana): ovvio che non per tutti ci siano le stesse aspettative. I politici musulmani si aspettano un appoggio sempre maggiore allo Stato di Bosnia Erzegovina; i serbi sono più indifferenti, mentre i croati si aspettano un rafforzamento della comunità cattolica croata. La cosa strana è che i musulmani sembrano partecipare più degli ortodossi (serbi, ndr) alla preparazione della visita. Ma ciò che importa è che tutti stanno collaborando a quest’evento, tutti hanno manifestato la loro contentezza per la visita del Papa.

E’ una visita solo alla Bosnia o a tutti i Paesi dell’ex Jugoslavia?

In realtà questa visita avrebbe dovuto tenersi un anno fa, per ricordare i 100 anni dalla prima Guerra mondiale. Poi è stata rimandata per varie ragioni. Certo, quando viene il Papa viene per tutti i cattolici dell’area, anche per quelli degli Stati vicini: già sono tante le prenotazioni arrivate dalla Croazia, che parteciperà con oltre 7000 pellegrini, e tanti altri arriveranno da Belgrado e da altre parti.

Che cosa vuole portare il Pontefice con la sua visita?

Innanzi tutto il dialogo e l’ecumenismo. Penso che questo Papa, pur provenendo dall’America Latina, sia ben consapevole della missione che la Bosnia Erzegovina può giocare nel dialogo ecumenico, in quanto terra divisa fra ortodossi, cattolici, musulmani: se non riusciamo a far crescere il dialogo interreligioso ed ecumenico in Bosnia, ciò non sarà possibile neanche nel resto d’Europa.
Altra questione fondamentale che, ritengo, abbia indotto Papa a questo viaggio, è l’urgenza di fermare l’uso della religione per giustificare la guerra.

Come sono suddivisi, in percentuale, cattolici, musulmani e ortodossi?

Secondo il censimento del 2013 (il primo fatto dopo la guerra) siamo in tutto 3milioni e 800mila persone, di cui il 48% musulmani, il 32% ortodossi, il 15% cattolici, e poi a seguire vi sono le altre minoranze religiose.

Quindi questa minoranza cattolica si propone come guida anche spirituale per il Paese...

Lo è sempre stata! E non lo dico perché sono cattolico… anche durante la guerra a Sarajevo il nostro più altro rappresentante, l’Arcivescovo Cardinale Pulic, era talmente apprezzato che la maggioranza delle persone a Sarajevo lo avrebbero voluto eleggere come Capo dello Stato. E lo stesso è avvenuto nel mio caso, quando il 95% dei musulmani mi aveva proposto di fare il Sindaco di Sarajevo.
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