NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.64-65 Marzo / Aprile 2014

Rivista in pdf non allegata

  Mozione del XII Congresso Nazionale MCL

Data di pubblicazione: Sabato, 26 Aprile 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.64-65 Marzo / Aprile 2014 :: Mozione del XII Congresso Nazionale MCL

Il XII Congresso Nazionale MCL riunito a Roma nei giorni 21, 22 e 23 marzo 2014, approva la seguente MOZIONE

Il XII Congresso nazionale, celebrato dopo una intensa e proficua fase locale che ha visto al centro del dibattito una forte preoccupazione rispetto al contesto internazionale, nazionale e locale ed alla sua crisi al tempo stesso etica, morale ed economica, preso atto degli orientamenti espressi nel dibattito e nel percorso preparatorio, approva la relazione del Presidente e ne recepisce gli indirizzi programmatici;

Conferma il radicamento nei principi della Dottrina Sociale della Chiesa che manifesta tutta la propria attualità ed incisività di fronte ad una crisi la cui durata e intensità comprovano il carattere strutturale. Come ben specifica Papa Francesco alla radici della crisi finanziaria e della recessione vi è infatti “una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano

Riafferma la centralità del lavoro e fa propria la forte preoccupazione che nasce dalla constatazione che il primato del lavoro, che pure è stato al cuore della grande crescita economica e sociale del XX° secolo, oggi non è affatto scontato: il lavoro oggi non è più al centro delle politiche economiche, assistiamo da tempo al presentarsi di teorizzazioni e scelte che hanno relegato in secondo piano il problema dell’occupazione. La realtà della condizione economica ed occupazionale lo dimostra. Siamo di fronte ad una situazione che ha portato a teorizzare la cosiddetta “crescita senza occupazione” in un quadro di sempre più inquietante finanziarizzazione dell’economia. Per questo si è indicato il lavoro quale “fattore di ripresa”: perché è sul lavoro che va costruita la ripresa, che non può essere tale se limitata ad alcuni, pur auspicabili, incrementi di Pil o indici di borsa.

Ribadisce che per avviare da subito quelle politiche necessarie ad invertire questo pericoloso processo e per affrontare l’attuale crisi, che non è soltanto italiana, è necessaria una grande svolta culturale. Un’azione capace di incidere su molteplici livelli: dal fronte politico a quello delle relazioni sindacali; dal mondo della formazione dove si impara il lavoro e l’imprenditoria, a quello delle relazioni sociali dove si accredita il significato del lavoro come realizzazione dell’uomo e della sua dignità.
In particolare il Congresso ritiene urgente e necessario:
semplificare l’eccesso di norme riguardanti il lavoro, spesso impraticabili, e liberare il mercato del lavoro anche rafforzando la contrattazione aziendale e territoriale quale opportunità per l’impresa di negoziare con i lavoratori soluzioni organizzative in grado di renderla competitiva, in una logica vantaggiosa per entrambi e promuovendo altresì i cosiddetti contratti di tipo relazionale nonché forme innovative di coinvolgimento dei lavoratori in tutti gli aspetti della vita di impresa, anche pubblica;
più formazione specifica e di qualità in quanto la produttività non è più, da molto tempo, il risultato dei classici elementi di produzione industriale: è, soprattutto, espressione delle capacità di innovazione e di formazione del capitale umano; una nuova idea di produttività che deve essere il risultato di un altro modo di lavorare, più attento alle ricompense intrinseche e alla possibilità di scambiare parte del compenso monetario con servizi di qualità sociale per i bisogni delle persone, delle famiglie, delle comunità con la diffusione di moderni profili di welfare aziendale; prendere atto che il lavoro è al servizio della persona umana e della famiglia, e non viceversa e che si recuperi il valore del lavoro manuale, artigianale, in agricoltura, nelle produzioni a regola d’arte e di qualità, della piccola impresa (anche individuale), del rischio imprenditoriale.
una nuova cultura del merito che, senza dimenticare i bisogni, rimetta la persona al centro dell’economia e ne faccia il perno dello sviluppo sociale; maggiori investimenti sul patrimonio artistico e sull’innovazione scientifico-tecnologica: l’Italia ha tutte le potenzialità per creare, anche nel lungo termine, lavoro qualificato, ma deve puntare di più sulla cura del suo grande patrimonio artistico e paesaggistico e sulla scienza. Auspica più investimenti a tutela del territorio che, oltre a portare posti di lavoro, garantirebbe sicurezza ambientale e risparmio sugli enormi costi di ripristino e ricostruzione nonché più tutela della vita umana;

Impegna il Movimento, nel quadro della propria vocazione riformista, a contribuire e sostenere una coraggiosa stagione di buone riforme che cambino il volto della realtà nazionale. Anche la questione del lavoro e della sua giusta collocazione nel sistema economico e produttivo dipende, infatti, da una nuova capacità e forza delle istituzioni, con l’auspicato sostegno dell’opinione pubblica e delle realtà sociali, di avviare una fase realmente nuova con l’obbiettivo di attuare quelle riforme in grado di riaffermare una più solida e stabile democrazia.
Ci troviamo a fronteggiare un drammatico problema: quello della crisi della democrazia, cioè di rappresentanza e di partecipazione e quello della assenza di giustizia sociale che si concretizza nel crescere e moltiplicarsi delle disuguaglianze, del dilagare della povertà e della disoccupazione. E’ necessaria un’iniziativa di largo respiro con il coraggio di proporre un programma riformatore che, pur nel necessario gradualismo, sia innervato da una visione culturale profondamente innovatrice, e dall’ambizione di ribaltare di 180° il comune sentire, prettamente individualistico, del pensiero unico dominante. Si tratta di riportare al centro dell’attenzione dell’economia e della politica la persona, la famiglia e le comunità naturali: di dare, in altre parole, concretezza a quanto affermato da Papa Francesco: “il denaro deve servire, non governare”(Evangelii Gaudium n. 58).

Ribadisce che, di fronte ai gravi problemi incombenti, occorre evitare atteggiamenti passivi o rinunciatari. Si deve piuttosto mettere in campo quella responsabilità alta che deriva dalla stessa ispirazione cristiana che fonda e orienta l’azione associativa, riconoscendosi pienamente nelle parole di papa Francesco che a proposito di responsabilità pubblica scrive: “Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale, senza preoccuparsi per la salute delle istituzioni della società civile, (Evangelii Gaudium….)

Constata che, pur nel più totale rispetto dell’autonomia e della laicità della politica, la consapevolezza della rilevanza pubblica del nostro essere cattolici ci pone come dovere anche quello di un impegno a favorire una politica buona. Per avere successo, un processo di rinnovamento del nostro Paese non può prescindere da un forte e rinnovato impegno dei movimenti e di tutto il mondo cattolico.
Un impegno che deve offrire, alla società italiana in crisi, l’apporto dell’ identità e dei valori, nonché la forza del radicamento nel territorio e nella società. E’ proprio nel momento più buio della crisi della politica e della credibilità delle istituzioni che i cattolici devono ritrovare e rinnovare la dimensione sociale e comunitaria della loro fede e della loro tradizione per metterla al servizio del rigenerazione della Nazione finalizzata a maggiore democrazia e più giustizia sociale.

Riconferma la centralità della scelta europea.
Oggi con la crisi economica diffusa nel Continente e alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, siamo chiamati ad un rinnovato slancio che possa far corrispondere le nuove esigenze con una proposta inclusiva che sappia nuovamente rispondere alle domande dei cittadini. Occorre più sviluppo, non soltanto rigore; occorre una nuova stagione morale e civile in un’Europa tesa alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa, per continuare a favorire esperienze solidali di cooperazione, di sviluppo e di pace. Si esce dalla crisi con più Europa, con un’Europa davvero unita, con una sola voce che punti ad un’economia al servizio dell’uomo e non a tecnicismi che strangolano la crescita e lo sviluppo. Questa consapevolezza nasce da una cultura popolare forte che ha ben presente l’irreversibilità e la centralità del processo di unificazione europea e la necessità di superare quanto prima la sola dimensione economica per puntare alla nascita di un’Europa politica. L’Europa deve recuperare lo spirito ideale che ne ha motivato la nascita.

Prende atto che la questione antropologica, che aveva già fatto da sfondo al Congresso 2009, si ripresenta oggi in un modo ancor più subdolo e suadente, truccata da rivendicazione di “diritti” e di “libertà di scelta” - anche per ciò che riguarda il genere – e riconferma l’impegno del Movimento sui princìpi eticamente sensibili che sono le fondamenta su cui deve poggiare una società con al centro la persona: tutela della vita in ogni sua fase, famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla vita, libertà di educazione. Tutti questi temi solo ipocritamente possono essere etichettati come “cattolici” in quanto sono principi naturali validi indistintamente per tutti gli uomini e indispensabili per lo sviluppo della società ed il suo bene comune.

Denuncia il tentativo continuo e subdolo di azzerare la cosiddetta “società di mezzo”, o società civile. E’ in atto una delegittimazione della società civile, delle sue organizzazioni e della loro capacità di rappresentanza da parte di ambienti con tendenze centraliste e stataliste, di troppe lobby e di gruppi di potere che non accettano la sua capacità di autorganizzazione per rispondere direttamente ai propri bisogni. Ancora in questi giorni ritorna, con dati volutamente falsati, una campagna di denigrazione di attività di servizio quali i patronati ed i centri di assistenza fiscale che, in mezzo a mille difficoltà e drammatici tagli di contributi, continuano ad erogare ai cittadini servizi gratuiti e, parzialmente, a costi popolari. Se non si metterà in campo una nuova forma di welfare “sussidiario” non si riuscirà a rispondere ai crescenti bisogni della gente. Se non si sosterranno e valorizzeranno i veri soggetti di welfare (ad iniziare dalla famiglia e dalla società civile attiva) non ci saranno risposte credibili alla povertà, alla emarginazione, alla malattia, alle difficoltà. Già oggi, infatti, il sistema di welfare pubblico risponde solo per una percentuale minima ai bisogni sociali. Le strutture periferiche del movimento sono impegnate ad attivare tutte quelle iniziative che rispondano alle esigenze specifiche del territorio anche attraverso progetti con valenza economica ma senza scopo di lucro o con l’istituzione di imprese sociali.

Auspica a tal fine una forte mobilitazione per restituire respiro e prospettive ad una grande realtà associativa, di volontariato ed impegno sociale largamente diffusa, la cui ulteriore compressione rischierebbe di ridurre il nostro Paese a livelli di terzo mondo. Una mobilitazione che partendo dalle nostre strutture deve coinvolgere tutto il mondo associativo, solidale e cooperativo.

Accoglie gli indirizzi della relazione del Presidente relativamente agli aspetti di organizzazione territoriale, coordinamento dei servizi con il primato del Movimento con le sue prerogative istituzionali e l’ampio ambito formativo così come dettagliatamente previsto anche dalle modifiche statutarie già intervenute.

Ribadisce la scelta di essere Movimento di testimonianza ecclesiale in fedeltà al Magistero con lo specifico impegno di rendere concreti i principi di Dottrina Sociale orientati alla assunzione di responsabilità personale ed associativa ed alla partecipazione piena alla vita della comunità impegnando le proprie strutture ad ogni livello, nel prossimo mandato quadriennale, sulle seguente priorità:

Attivare la costituzione del Dipartimento per la formazione con il compito di gestire, organizzare, promuovere ogni iniziativa utile ad una formazione più capillare e significativa a tutti i livelli associativi, anche coordinando, indirizzando e stimolando le attività di tutte le sedi locali.
In particolare per articolazioni territoriali e circoli: attuare il dettato dell’art. 2 dello Statuto “realizzare una costante opera di formazione tra i lavoratori per promuovere una loro piena partecipazione alla vita sociale, affinché vi apportino un consapevole e determinante contributo”.
Formare gli associati più preparati e disponibili, in particolare i giovani, ad essere l’auspicata “nuova generazione di laici cristiani capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile nel mondo del lavoro, nell’economia, nella politica” verificando la fattibilità di un’alta scuola aperta anche ad altre espressioni associative.
Promuovere la sollecita concretizzazione della modifica statutaria che identifica il presidente ad ogni livello quale coordinatore degli enti di servizio che sono “conseguenza” della missione del Movimento e, in questo quadro ed in attuazione dell’art. 33 dello Statuto, impegna il Consiglio generale eletto a definire, anche attraverso specifiche linee-guida, gli obiettivi e le priorità che ciascuna organizzazione promossa o aderente a MCL dovrà recepire nella propria programmazione e gestione, nel risp0etto delle norme di legge e dei rispettivi statuti. Ribadisce la scelta di non distinguere gli Enti di servizio dal Movimento ed il Movimento dagli enti di servizio chiamandoli, piuttosto, a contribuire con passione, competenza e senso di appartenenza al generale progetto associativo ad ogni livello.
Realizzare il consolidamento della vocazione popolare che fissa il suo ambito di azione privilegiata nel territorio e nelle articolazioni associative locali ad iniziare dai circoli, con possibile istituzione di sedi territoriali con le stesse prerogative di quelle provinciali, qualora lo richiedano esigenze organizzative e di crescita complessiva.
Rafforzare la dimensione europeista, anche per quanto riguarda l’orientamento degli associati e della pubblica opinione, confermando il coinvolgimento nelle reti sovranazionali e la particolare attenzione alle aree del Mediterraneo, dei Balcani e dell’Est Europa ricercando le occasioni di dialogo e di sostegno alla società civile ed alle Chiese che vi operano, spesso con gravi difficoltà.
Sostenere e promuovere forme solidali di cooperazione internazionale sia diretta che attraverso altri enti promossi o operanti nell’ambito associativo.
Diffondere ulteriormente e consolidare la presenza del Movimento nei paesi esteri sia di storica emigrazione che di nuova immigrazione.
Ampliare lo spazio della presenza delle donne e dei giovani e favorirne l’accesso ai ruoli di responsabilità ad ogni livello, ritenendoli sempre una risorsa preziosissima non solo per il futuro ma per lo stesso tempo presente del Movimento.
Verificare negli organi competenti la possibilità che negli ambiti di attività del costituendo Dipartimento per la Formazione ci sia la riflessione sulla dimensione fondativa e sussidiaria della famiglia, sul rapporto famiglia-lavoro, sulla particolare condizione della donna madre e lavoratrice.
Considerare gli ex presidenti del Movimento, purché associati, come componenti di diritto dei Consigli ad ogni livello. Ciò al fine di esprimere quella continuità di storia e di tradizione che da sempre caratterizza l’impegno associativo.
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali