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  CARITA', VERITA', SVILUPPO INTEGRALE

Data di pubblicazione: Venerdì, 9 Ottobre 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.37 Settembre / Ottobre 2009 :: CARITA', VERITA', SVILUPPO INTEGRALE

Ad Assisi il seminario di Retinopera.

Ad Assisi dal 18 al 20 settembre si è svolto l’annuale seminario nazionale di Retinopera, il network che riunisce movimenti e associazioni di ispirazione cattolica.
Il tema dell’incontro nella città di S. Francesco è stato “Carità, Verità, Sviluppo integrale”, un’opportunità per riflettere su temi di scottante attualità alla luce degli insegnamenti dell’Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”.
Di tutto rilievo il parterre degli ospiti che hanno animato il dibattito: tra gli altri, oltre al presidente di Retinopera Franco Pasquali e al Segretario Vincenzo Conso, l’arcivescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, il segretario generale della CEI mons. Mariano Crociata, il presidente della commissione della CEI sui problemi sociali Arrigo Miglio, il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, i presidenti di MCL Carlo Costalli, dell’AGESCI Alberto Fantuzzo, di Rinnovamento dello Spirito Salvatore Martinez, delle ACLI Andrea Olivero, dell’Azione Cattolica Franco Miano, Adriano Roccucci della Comunità di S.Egidio, mons. Piero Coda dell’Associazione teologica italiana e il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli.
Già i nomi danno l’idea di quanto sia stato aperto e ad ampio raggio il confronto. Nella tre giorni umbra è stata messa in risalto la testimonianza cristiana nella vita sociale del Paese non come affermazione di un progetto politico frutto di un’ideologia di stampo cattolico, ma come sguardo nuovo sulle cose per perseguire il bene comune. Partendo dagli specifici carismi e dalle differenti sensibilità, i partecipanti al seminario hanno messo in evidenza la necessità di approfondire il cammino segnato dall’enciclica del Papa per dare una risposta nuova alla crisi economica che, oltre ad avere gravissime ripercussioni nella vita della gente, segna pure la fine di una certo modo di pensare e di agire che ha ispirato molte delle scelte a livello globale negli ultimi tempi. Non a caso è stato sottolineato che la questione sociale è una questione antropologica, volendo così indicare che partire dalla persona, nella sua interezza, è l’inizio delle tante risposte che attanagliano la società in questo inizio di millennio.
Le quattro sessioni di lavoro hanno approfondito i temi del lavoro, dell’ambiente, della migrazione e dell’educazione. La struttura stessa del seminario ha fatto emergere da un lato la peculiarità di un network come quello di Retinopera, in cui tutti i vertici delle organizzazioni che lo compongono hanno potuto fornire il loro contributo, dall’altro gli aspetti decisivi per uno sviluppo integrale della persona e della società. Il lavoro è stato al centro di tutta la riflessione; difatti, come è stato sottolineato da più parti, se nell’enciclica di Papa Benedetto XVI il lavoro occupa solo alcuni paragrafi, in realtà tutto il documento è impostato sulla persona lavoratrice, sulla centralità della quale deve essere ridisegnata tutta l’economia. In particolare, il presidente di MCL Carlo Costalli ha insistito sul lavoro come vocazione alla quale l’uomo è chiamato e in cui vive il dono e la gratuità, che segnano il primato del “ricevere sul fare” la vera anima di ogni lavoro. In questa prospettiva la carità precede e illumina la giustizia, anche la giustizia sociale, che così non può risolversi nel “freddo” funzionamento di un apparato.
Le problematiche legate all’ambiente sono emerse in tutta la loro attualità e, con esse, quelle legate alle ideologie che inquinano le riflessioni sull’ambiente stesso. Perché non è l’uomo il problema, ma una visione di sviluppo utilitaristica che crede di poter trascendere dall’uomo, mentre è proprio lo sviluppo integrale della persona il punto di partenza per risolvere i problemi ambientali.
Allo stesso modo le migrazioni, un aspetto ineludibile e inevitabile della modernità, devono essere viste come opportunità e come accoglienza, fermo restando la necessità del rispetto delle regole che, a ben vedere, è la base per un’accoglienza frutto non di buonismo ma di carità.
D’altra parte, anche l’educazione non può ridursi a modelli educativi o alla definizione dei programmi scolastici, ma deve saper ritrovare il rapporto tra maestro e allievo, affinché l’insegnamento non sia elargizione di nozioni ma una vera educazione della persona. In questo rapporto, capace di esaltare i ruoli di tutti gli attori (genitori in primis), c’è l’inizio della risposta alle tante difficoltà che si incontrano nelle scuole, in particolar modo quelle in cui sono presenti differenti culture.
Se la tre giorni ha avuto il merito di approfondire, alla luce di una comune lettura della “Caritas in Veritate”, gli specifici temi di confronto, i contributi degli importanti relatori hanno tratteggiato un percorso da intraprendere, capace di plasmare la società in un modo più corrispondente alla verità di cui consiste l’uomo, non come progetto ideologico ma come dono a ciascun uomo della carità.

Giovanni Gut
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