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  SPECIALE CONGRESSO NAZIONALE MCL

Data di pubblicazione: Venerdì, 9 Ottobre 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.37 Settembre / Ottobre 2009 :: SPECIALE CONGRESSO NAZIONALE MCL

Primato del lavoro, partecipazione, responsabilità.

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Come è sotto gli occhi di tutti e come la nostra esperienza ci insegna, sono molti e complessi i problemi da affrontare oggi: ci dobbiamo misurare con una situazione economica e sociale caratterizzata da bassi livelli di crescita, con tanti problemi strutturali irrisolti ed i costi di un enorme debito pubblico, da profondi cambiamenti nel mercato del lavoro, da un progressivo aggravarsi delle condizioni di vita dei lavoratori, da un divario crescente tra ricchi e poveri.
Il bipolarismo di questi anni, che si è espresso in continue delegittimazioni, prevaricazioni, intolleranze reciproche ha portato al degrado della politica con la mortificazione del suo ruolo di progetto, di indirizzo del futuro del Paese, di proposta,
di ricerca del confronto, di moderazione e di mediazione e, quindi, delle politiche riformatrici in grado di dare senso, trasparenza programmatica e vitalità allo stesso bipolarismo.
Al principio della ricerca del bene comune si è anteposto l’interesse di parte: se la parte diventa il tutto allora i rapporti si irrigidiscono, proliferano gli antagonismi, va in fumo la coesione sociale e si offrono le basi per una degenerazione complessiva della società.
E’ stata messa in crisi la democrazia partecipativa nella pretesa di esaurire la politica nel mandato elettorale, avendo sottratto ai cittadini anche il diritto di scegliere chi li deve rappresentare in Parlamento, e tutto in un ruolo eccessivo di ”leaderismo” e nella personalizzazione del grande gioco mediatico.
Infatti sappiamo che “il solo consenso popolare non è tuttavia sufficiente a far ritenere giuste le modalità di esercizio dell’autorità politica” (Compendio DSC, 395). La nostra idea è che per risalire la china occorra ricreare un clima di fiducia per avviare un processo di riconciliazione nazionale che recuperi la centralità del lavoro e passi attraverso una “ripresa” di ruolo dei corpi intermedi come organizzazioni di rappresentanza per assicurare la vitalità della democrazia e la coesione sociale. Certo è che mettere in campo delle “riforme” significa attaccare posizioni stantie, incancrenite, spesso difese da lobbies potenti ed il rischio di uno “sconvolgimento sociale” è da tenere in grandissima considerazione. Il problema è saper ben soppesare aspetti positivi e negativi puntando su ragione e responsabilità, ricercando caparbiamente il bene complessivo della comunità informando, educando, costruendo un consenso: proprio qui sta il ruolo di quel “poderoso blocco sociale” di cui avvertiamo la urgente necessità.
Se volessimo indicare le priorità rispetto alle questioni da affrontare potremmo elencare:
• riduzione strutturale della spesa pubblica corrente ad ogni livello;
• riforma del sistema previdenziale pubblico e privato anche per riaffermare e riallineare un “patto tra generazioni” e per rendere meno precario il lavoro dei giovani;
• riforme incisive nelle scuole e università;
• introduzione di maggior concorrenza per aprire i mercati e ridurre le rendite limitando i poteri delle lobbies;
• liberalizzazione dei servizi e, specialmente, dei servizi pubblici locali;
• riforma della pubblica amministrazione non solo centrale ma anche regionale e locale;
• attivazione di un sistema di welfare familiare, comunitario, della “responsabilità” e delle pari opportunità di partenza che sostituisca un modello assistenzialista e risarcitorio;
• indirizzo “sussidiario” ad ogni provvedimento di spesa;
• abbattimento dell’evasione fiscale e contributiva e contestuale riduzione delle imposte sul lavoro e attivazione di un sistema coerente con i carichi familiari;
• politiche del lavoro “attive” e loro implementazione.
Infine quella che sarebbe la “riforma delle riforme” e cioè la partecipazione dei lavoratori nelle sedi di controllo della governance che è la strada innovativa da intraprendere con decisione.
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