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  Al via un laboratorio a più voci

Data di pubblicazione: Lunedì, 12 Gennaio 2009

TRAGUARDI SOCIALI / n.33 Novembre / Dicembre 2008 :: Al via un laboratorio a più voci

A colloquio con il Coordinatore di Retinopera Franco Pasquali
Al via un laboratorio a più voci

A colloquio con il Coordinatore di Retinopera Franco Pasquali
Al via un laboratorio a più voci


Fiammetta Sagliocca


Franco Pasquali, una laurea in Scienze agrarie con lode, dal 1994 è segretario generale della Coldiretti, organizzazione nell’ambito della quale fin
dal 1980 ha ricoperto vari ruoli di responsabilità.
Dal 2008 è coordinatore di Retinopera, nonché componente del Comitato scientifico delle Settimane Sociali. A lui abbiamo rivolto alcune domande
sul mondo dell’associazionismo cattolico. è passato quasi un anno dall’inizio del nuovo corso di Retinopera. Cosa possiamo dire che essa rappresenta, oggi, nel panorama socio-ecclesiale del nostro Paese e cosa invece dovrebbe, o potrebbe, essere?
C’è un filo conduttore importante, un fermento positivo che oggi attraversa gran parte del mondo associativo cattolico, che ci fa ben sperare, e che dobbiamo valorizzare sempre di più. Da qui scaturisce l’impegno che Retinopera sta portando avanti dalla sua nascita, ma particolarmente oggi
che tutti siamo chiamati ad affrontare sfide sociali ed economiche quanto mai delicate in un momento di transizione confusa e spesso per molti
dolorosa, ma anche premessa per una forte rigenerazione.
Come responsabili di associazioni in generale, ma ancor più come responsabili di associazioni o movimenti cattolici che operano nel nostro Paese, dobbiamo quindi moltiplicare iniziative tali da realizzare un progetto in grado di dare coordinate nuove per il futuro, di ridisegnare un modello di
sviluppo che veda al centro un nuovo umanesimo.
E’ questa la grande sfida di Retinopera, la cui esperienza è stata caratterizzata, e ancor più dovrà esserlo in futuro, da un forte senso di passione e di condivisione tra le varie associazioni per dare, insieme, una declinazione condivisa della dottrina sociale della Chiesa dove il bene comune e la dignità dell’uomo possano essere i cardini dello sviluppo del nostro Paese.
Qual è la sua valutazione del Seminario nazionale di Assisi, soprattutto con riguardo ai contenuti e al coinvolgimento delle Associazioni?
Si è trattato certamente di un passo importante nel lessico comune tra le grandi associazioni cattoliche.
Un’azione sinergica volta a declinare e attualizzare gli stimoli della dottrina sociale della Chiesa raccolti in quel prezioso contenitore che è il Compendio. Ad Assisi abbiamo inteso affrontare, in un quadro di riferimento internazionale, la vera questione del momento, riflettendo sulle condizioni
di sviluppo del nostro Paese e soprattuttosull’idea stessa di sviluppo, intesa come questione morale e come quel processo di cambiamento in cui ogni comunità si muove per migliorare le proprie condizioni sociali, economiche, culturali e morali. Un’idea di sviluppo che, come ci ricorda l’enciclica “Populorum Progressio” a quarant’anni dalla sua pubblicazione, “non si riduce alla semplice crescita economica”, perché “per essere sviluppo autentico, dev’essere integrale”, cioè “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”.
Nelle tre intense giornate del Seminario si è potuto apprezzare il contributo dei leader delle grandi associazioni cattoliche nel farsi parte attiva nel costruire il seminario e nel gestire alcuni appuntamenti. Non posso non ricordare, a tale proposito, il prezioso contributo dato dal presidente del Mcl Carlo Costalli che ha introdotto i lavori sul tema “Povertà emergenti, ricchezze negate, sussidiarietà e solidarietà”, uno dei momenti forti delle risposte che noi dobbiamo consolidare.
Quali sono le prospettive di Retinopera e i suoi impegni futuri?
Il mio primo anno in qualità di coordinatore di Retinopera è stata una gran esperienza anche perché in questo momento di impegno e di grande responsabilità l’Associazione ha lavorato con quel piacere della partecipazione che è un elemento caratterizzante per chi fa rappresentanza, una chiave indispensabile per rendere meno pesante e difficile il lavoro che
abbiamo davanti. C’è un grande impegno di consolidamento del rapporto tra le associazioni da proseguire per creare capacità comuni di lettura a più voci in modo da arricchire le suggestioni e le opportunità di risposta ai richiami
della dottrina sociale della Chiesa. Retinopera deve quindi creare in modo vivace e fermentare il grande sentire comune che deve caratterizzare
l’associazionismo cattolico, pur garantendo le peculiarità delle singole associazioni. E’ questo un dualismo particolarmente importante: ricercare il filo comune che valorizza le peculiarità, senza farne elementi di dispersione.
Alla luce di ciò, operativamente, Retinopera sta mettendo a regime una serie di seminari di approfondimento che partiranno già all’inizio dell’anno
prossimo e che coinvolgeranno esponenti dell’associazionismo cattolico, politici, laici, studiosi, rappresentanti di forze sociali. Il loro obiettivo sarà quello di sviluppare un confronto su temi di attualità letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Il primo seminario - come deciso in
Consiglio - dovrà riguardare l’analisi della crisi attuale come elemento di rigenerazione che metta al centro il valore della dignità dell’uomo.
Nell’attuale situazione socio-politica che il Paese sta vivendo, pensa che Retinopera possa essere un nuovo laboratorio di elaborazione per una cultura politica dei cattolici?
Retinopera ha la responsabilità di far dialogare, di far ritrovare l’associazionismo del mondo cattolico sulle tematiche della dottrina sociale della Chiesa. L’ambizione è quella di fermentare e alimentare il rapporto interassociativo. Nella misura in cui questo rapporto cresce si crea una opportunità per il Paese. In ciò, nel corso dell’ultimo Consiglio dell’Associazione, siamo stati confortati dalle parole stimolanti del nuovo segretario della Conferenza episcopale italiana mons. Mariano Crociata.
Non dobbiamo dimenticare che all’interno di Retinopera ci sono 18 associazioni che possiamo definire popolari che rappresentano nel loro insieme oltre cinque milioni di aderenti che costituiscono più del 10% della popolazione italiana.
E’ una massa di elaborazione di contributo, di patto associativo importante che possiamo mettere in campo per il nostro Paese, ma senza mai rinunciare alle nostre responsabilità, senza cadere nella tentazione di considerarci insignificanti o poco incisivi. C’è tutto un lavoro importante da fare all’interno della base associativa e anche per questo motivo ci siamo avvalsi delle nuove tecnologie che ci aiutano a fare “rete”: ed ecco il sito Internet, i seminari come quello di Assisi, registrati e trasmessi in diretta su Internet, ma anche diffusi in DVD come hanno fatto, in modo eccellente, anche le “Settimane sociali”.
Una grande parte della nostra incisività dipende da noi stessi, perché noi siamo un pezzo della politica italiana. L’associazionismo non è terzo rispetto alla politica, è fare politica nel nostro Paese. Esso ha la grande responsabilità di portare un contributo nel costruire il futuro, nel progettare quello che domani, tra due o tre anni pensiamo di essere come associazioni, nella loro singolarità, come Retinopera, e anche come singole persone.
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