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  Il futuro del Terzo Settore fra luci e ombre

Data di pubblicazione: Lunedì, 11 Aprile 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.77 Marzo/ Aprile 2016 :: Il futuro del Terzo Settore fra luci e ombre

Il Senato ha licenziato il testo di riforma che ora torna alla Camera

Il Senato ha approvato il 30 marzo il DDL S1870 e cioè la Legge delega sulla Riforma del Terzo Settore. Avendolo approvato con delle modifiche il testo ora torna alla Camera dei Deputati per l’approvazione finale. Il passaggio alla Camera dei Deputati non dovrebbe riservare sorprese, per cui è ragionevole prevedere una rapida approvazione.
Non c’è dubbio che questo DDL segnerà il futuro del mondo del Terzo settore e quindi anche del nostro Movimento, dei servizi e di tutte le numerose attività in cui siamo impegnati. La nuova complessa normativa tocca aspetti giuridici, finanziari e fiscali di un mondo che conta 390.000 organizzazioni, cinque milioni di volontari e contribuisce con oltre il 5% al PIL nazionale.
Essendo un disegno di legge di delega al Governo, un giudizio definitivo si potrà dare solo dopo che Palazzo Chigi avrà emanato i decreti legislativi relativi. Il percorso, che è iniziato due anni fa, non è quindi ancora concluso.
La speranza è che il governo, al contrario di quello che è successo con altre leggi delega, non perda tempo nella loro emanazione. Il contenuto dei decreti legislativi chiarirà quelle questioni che il testo del DDL ha lasciato in sospeso.
Da qui le perplessità di buona parte del mondo del Terzo Settore.
Ma vediamo prima, sinteticamente, le più importanti novità, ad oggi, di questa riforma. Si parte dalla definizione giuridica di Terzo Settore: “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”. Con ciò il terzo settore diventa vero e proprio soggetto giuridico, laddove precedentemente se ne parlava solo in senso sociologico o economico. La seconda novità è il riordino e la semplificazione normativa.
La novità maggiore, e anche la più dibattuta, è la disciplina delle “Imprese sociali”, introdotta dal governo Berlusconi e che, a dire il vero, non aveva suscitato nessun risultato concreto.
L’impresa sociale viene definita come “organizzazione privata che svolge attività d’impresa per le finalità di cui all’art.1, destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale, nei limiti massimi previsti per le cooperative a mutualità prevalente”. Con un semplice emendamento si è così allargata la qualifica di “impresa sociale” anche alle S.r.l. e S.p.a.. Cade il muro tra profit e non profit aprendosi così ad una concezione anglosassone di “terzo settore” distante anni luce dalla storia del nostro Paese. Altre grandi novità riguardano il servizio civile che assume la denominazione di “servizio civile universale”, allargandolo così anche ai cittadini stranieri residenti in Italia, la normativa in materia di volontariato e promozione sociale, la creazione di un Registro Nazionale del Terzo settore e l’istituzione di un Consiglio Nazionale del Terzo settore.
Le maggiori perplessità le ha create però un emendamento, presentato all’ultimo minuto, con cui si prevede la creazione di una Fondazione Italia Sociale con una dotazione iniziale di un milione di euro. Su questo emendamento anche il PD si è spaccato nella votazione. Durante i due anni dell’iter parlamentare del DDL non si era mai accennato a tale istituto, che è stato introdotto di soppiatto in zona cesarini. Il Governo Renzi ci ha abituati ormai a questi blitz notturni, sempre forieri di manovre oscure, ed anche in questo caso è forte il timore di una fondazione pubblico-privata che diventi un centro di potere per gestire in modo discrezionale i finanziamenti.
Se poi verrà chiamato a presiederla Vincenzo Manes, consulente per il sociale per Renzi e Presidente della Onlus Dynamo Camp, sarà chiaro il motivo del blitz.

Giancarlo Moretti
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