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  Ue: verso un più equo sistema comune di asilo

Data di pubblicazione: Mercoledì, 13 Aprile 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.77 Marzo/ Aprile 2016 :: Ue: verso un più equo sistema comune di asilo

Estero e migrazioni

Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla. ‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa della proposta ufficiale della Commissione europea per riformare il CEAS, il sistema europeo comune di asilo

Pierpaolo Arzilla


Inizia il pressing della Commissione europea sugli Stati membri, per arrivare prima dell’estate a una proposta ufficiale per riformare il CEAS, il sistema europeo comune di asilo. Si tratta fondamentalmente di migliorare o superare le debolezze del sistema Dublino messe in luce dell’emergenza rifugiati.
“Il sistema attuale non è sostenibile”, osserva il primo vice presidente della Commissione, l’olandese Frans Timmermans. “La coesistenza di approcci nazionali diversi – fa notare – ha alimentato il cosiddetto shopping dei sistemi d’asilo e la migrazione irregolare, mentre il regolamento Dublino ha dato troppe responsabilità a un numero ristretto di Stati membri”. L’Ue “ha bisogno di un sistema sostenibile per il futuro, sulla base di norme comuni, di un’equa ripartizione delle responsabilità e di canali legali sicuri per l’arrivo nell’Unione delle persone bisognose di protezione”.
Riformare il CEAS, secondo la prima bozza di revisione della Commissione, significa migliorare strutturalmente almeno 5 aree prioritarie.
A cominciare dalla costruzione di un sistema di Dublino “sostenibile ed equo per determinare lo Stato membro competente per i richiedenti asilo”. Il regolamento si potrebbe modificare in due modi: “razionalizzandolo e integrandolo con un meccanismo correttivo per assicurarne l’equità” oppure “adottando un nuovo sistema basato su un diverso principio di ripartizione”. Un’alternativa che impegnerà nel confronto Bruxelles e i 28 per i prossimi mesi.
La seconda priorità è la riduzione dello shopping dei sistemi d’asilo. La Commissione vuole definire “un’ulteriore armonizzazione delle procedure per garantire un trattamento più umano ed equo in tutta l’Ue e ridurre i fattori che attirano le persone in un numero ristretto di Stati membri”, proponendo due nuovi regolamenti: uno per sostituire la direttiva sulle procedure d’asilo e l’altro per sostituire la direttiva qualifiche; Palazzo Berlaymont potrebbe però proporre altre modifiche mirate anche della direttiva accoglienza.
La bozza di riforma vuole poi prevenire, scoraggiare e sanzionare i movimenti secondari irregolari all’interno dell’Unione europea. In particolare, alcuni diritti potrebbero essere subordinati alla registrazione, al rilevamento delle impronte digitali e al soggiorno nello Stato membro cui il richiedente è assegnato.
La quarta priorità è un nuovo mandato per l’Agenzia Ue per l’asilo. Bruxelles vorrebbe rafforzare il ruolo operativo dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, e renderlo più centrale nell’attuazione delle politiche. Tra le nuove mansioni previste, “la gestione del meccanismo di distribuzione nel quadro di un sistema di Dublino riformato, il controllo della conformità degli Stati membri con le norme europee sull’asilo e la capacità di adottare misure operative in situazioni di emergenza”.
Infine, il rafforzamento del sistema Eurodac (in vigore dal 20 luglio scorso). La Commissione vuole ampliarne le finalità, agevolando la lotta contro l’immigrazione irregolare, migliorando il rilevamento delle impronte digitali e la trasmissione di informazioni al riguardo nonché offrendo sostegno per i rimpatri.
L’esecutivo Ue ha inoltre presentato cinque proposte sulle rotte della migrazione legale verso l’Europa e le politiche di integrazione: un sistema strutturato di reinsediamento (avviare “un meccanismo orizzontale con norme comuni Ue per l’accesso e la distribuzione dei rifugiati, lo status da accordare alle persone reinsediate, il sostegno finanziario e le misure volte a scoraggiare i movimenti secondari”); la riforma della direttiva sulla Carta blu (rafforzandone il ruolo come sistema a livello europeo “per sviluppare un approccio armonizzato che preveda tra l’altro condizioni di ammissione più flessibili, il miglioramento delle procedure di ammissione e maggiori diritti per i cittadini di Paesi terzi altamente qualificati”); misure per attrarre e sostenere gli imprenditori innovativi capaci di stimolare la crescita economica e di contribuire alla creazione di posti di lavoro; valutazione dell’adeguatezza delle attuali norme sulla migrazione legale “per razionalizzare e semplificare la normativa in vigore relativa a permessi di soggiorno, lavoro e studio nell’Ue applicabile a diverse categorie di cittadini di Paesi terzi”; una più stretta cooperazione con i Paesi terzi “come parte dei dialoghi politici esistenti e della cooperazione operativa nel quadro dell’approccio globale in materia di migrazione e mobilità al fine di garantire una gestione più efficace dei flussi migratori”.
L’Europa “ha bisogno di più cooperazione e di un più equo sistema comune d’asilo, perché è ormai inaccettabile che si continuino a usare standard differenti nella gestione dei rifugiati”, sostiene il capogruppo Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber. La riforma del regolamento di Dublino, osserva l’eurodeputato tedesco, non può prescindere da un meccanismo fondamentale di solidarietà e una più giusta condivisione delle responsabilità nella distribuzioni dei richiedenti asilo. Se le frontiere Ue sono considerate europee, così come le forze di pattugliamento delle coste Ue sono concepite come forze di sicurezza europee, rileva il responsabile dei deputati S&D, Gianni Pittella, “allora la politica d’asilo deve giocoforza essere europea, e fondarsi sulla solidarietà e su un meccanismo vincolante di redistribuzione e accoglienza”. “La mobilità umana è una caratteristica intrinseca del XXI secolo – osserva il commissario Ue per la migrazione, Dimitris Avramopoulos – e per far fronte a questa sfida l’Europa deve creare un sistema europeo comune di asilo che sia robusto ed efficace, che inglobi anche il sistema di Dublino, e che sia equo per gli Stati membri, i cittadini europei, i migranti e i Paesi di origine e di transito. Queste riforme sono un complemento necessario delle misure adottate per ridurre i flussi irregolari verso e all’interno dell’Europa e per proteggere le nostre frontiere esterne”.
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