NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.77 Marzo/ Aprile 2016

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 77 (4015 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  Il dialogo sociale per unire l’Europa mediterranea

Data di pubblicazione: Venerdì, 15 Aprile 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.77 Marzo/ Aprile 2016 :: Il dialogo sociale per unire l’Europa mediterranea

La due giorni del MCL a Tirana

Unire l’Europa in un momento in cui tutto sembrerebbe congiurare per dividerla: è questo l’obiettivo del Movimento Cristiano Lavoratori, che da anni si sta impegnando per costruire, avvicinare, creare solidi legami di amicizia basati sul dialogo e sulla fiducia. Un lavoro che il MCL sta portando avanti con tenacia soprattutto nell’area balcanica: da Sarajevo, a Belgrado, a Podgorica, a Spalato e, ora, anche a Tirana dove, dal 15 al 17 aprile, si è tenuto un Seminario internazionale di Studi significativamente intitolato “I Paesi dell’Europa mediterranea e il dialogo sociale: le sfide del lavoro, dell’immigrazione e della coesione sociale per cambiare il modello di società”.
Una due giorni di lavoro, organizzata dal MCL e da Efal ed Eza, e promossa con il contributo Ue, cui hanno preso parte delegazioni del mondo politico, sindacale e del lavoro, provenienti da 15 Stati: oltre che dall’Italia, anche da Austria, Slovenia, Montenegro, Spagna, Olanda, Portogallo, Bosnia Erzegovina, Croazia, Cipro, Malta, Marocco, Serbia, Albania e, per la prima volta, Kosovo.
Un compito importante per un obiettivo ambizioso, e al tempo stesso anche molto delicato, come ha ampiamente sottolineato il Presidente del MCL, Carlo Costalli: “Noi pensiamo che dall’Albania alla Bosnia, al Montenegro, alla Serbia, alla Croazia, alla Macedonia, al Kosovo il dialogo sociale, culturale, interreligioso deve essere il perno di ogni attività: unica via possibile verso la completa integrazione europea”.
“So che ci vuole tempo, sono processi in corso che rimarranno aperti per anni. Purtroppo in alcune parti le voci nazionalistiche sono forti, ancora troppo forti, e ostacolano i processi. Ci vorrà molto ancora, anche perché in un secolo le divisioni hanno più volte cambiato la mappa dei Balcani”.
E tuttavia è un compito irrinunciabile, visto anche il contesto internazionale in cui ci muoviamo: “Siamo convinti che senza la mediazione dell’UE gli strascichi delle guerre non potranno essere eliminati del tutto”, ha spiegato Costalli. L’Europa “rimane l’unica via possibile di stabilità nei Balcani occidentali. Ma anche per l’UE quest’area è molto importante, strategica, soprattutto in questo momento di grandi preoccupazioni per una immigrazione sempre più incontrollabile (e quindi una integrazione difficile) e per una crisi economica che tarda a passare con gravi ripercussioni sul lavoro”.
Il percorso di integrazione passa attraverso un allineamento degli standard non solo economici ma anche sociali e, soprattutto, democratici, che in alcuni Paesi ancora lasciano molto a desiderare. Così la questione finisce con l’investire il ruolo dei lavoratori e del sindacato, le relazioni all’interno dell’impresa, i nuovi orizzonti aperti dai flussi migratori, la necessità di un’adeguata formazione scolastica, futuro delle giovani generazioni.
Lo ha ribadito anche Branislav Canak, Segretario nazionale del sindacato serbo TUC-Nezavisnost, il quale ha insistito sulla necessità di una formazione intesa “come diritto e patrimonio” e che “deve essere globalizzata” per rispondere alle nuove esigenze dei tempi.
Lo scopo ultimo è quello di stabilire la pace e rafforzarla attraverso il dialogo. Ne ha parlato anche il Presidente di Napredak, la più grande associazione culturale di Bosnia Erzegovina, Franjo Topic, secondo il quale il dialogo deve riguardare molteplici aspetti: da quello sociale e politico, a quello culturale e religioso. Un dialogo, ha aggiunto, che “non deve però prescindere dalla propria identità”. Perché, ha concluso, “non esiste una guerra santa, c’è solo la pace santa”.
Ai lavori hanno partecipato, fra gli altri – oltre a Piergiorgio Sciacqua, vice presidente di Eza, che ha coordinato i lavori della seconda giornata di dibattito – anche l’Ambasciatore italiano a Tirana, Alberto Cutillo; il presidente di Eza, Bartho Pronk; il presidente del sindacato albanese Sauatt, Bibli Kasmi; Fritz Neugebauer, presidente Goed (Austria); Gian Paul Gauci, vicedirettore di Uhm (sindacato maltese); Anton Kokalj (Slovenia); Diomides Diomidous (Cipro) e Rafael Rodriguez – Ponga (Spagna).

L’intervento di Blendi Klosi, Ministro albanese del welfare e della gioventù

Una pioggia di riforme per entrare in Ue


Ha una parola d’ordine, il giovane e vulcanico Ministro del Welfare e della Gioventù della Repubblica d’Albania, Blendi Klosi: riforme, riforme, riforme.
Riforme “per avvicinare l’Albania all’Unione Europea”, per “ammodernare il Paese”, riforme per creare equità e realizzare servizi per i cittadini nei più svariati campi: dalla scuola, alla sanità, alla previdenza, al “lavoro degno”.
L’esponente del governo albanese – intervenuto al Seminario MCL di Tirana sul dialogo sociale nei Paesi dell’area balcanica – ha messo in cantiere una serie di progetti e riforme radicali, pensati in vista dell’apertura dei negoziati per l’adesione dell’Albania all’Ue, e che, agendo in modo sinergico, daranno prevedibilmente copiosi frutti in un futuro ormai prossimo. Un cammino, quello dell’avvicinamento dell’Albania all’Ue, in vista del quale, ha spiegato Klosi, “vorremmo osservare il percorso compiuto dagli altri Paesi europei, così da acquisirne le esperienze positive ed evitarne gli eventuali errori compiuti”. E, anche, un percorso lungo il quale all’Albania verranno richieste profonde riforme strutturali, in vista delle quali “sarà anche doveroso, a proposito di dialogo sociale, armonizzare gli interessi individuali e collettivi”.
Altro nodo essenziale dell’azione politica del Ministro Klosi, è quello dei giovani. Bisogna creare nuovi posti di lavoro, qualificati e rispondenti alle richieste del mercato, ai ruoli segnalati vacanti dalle aziende. Per far questo è necessario ripartire dal “valore essenziale dell’istruzione e della formazione professionale”. Una formazione che, nei progetti albanesi, dovrà durare lungo l’arco dell’intera vita lavorativa, come spesso anche il MCL ha sottolineato con riferimento alle questioni italiane.
Per questo il dialogo sociale, tema clou del Seminario di Tirana, “è un passaggio importante, che coinvolge i diversi attori e può rendere i giovani competitivi per il mercato del lavoro europeo”, ha sottolineato ancora Klosi. Segno evidente che soffia un vento di ripresa del dialogo.
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali