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  Ricostruire la rappresentanza a partire dagli enti locali

Data di pubblicazione: Domenica, 17 Aprile 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.77 Marzo/ Aprile 2016 :: Ricostruire la rappresentanza a partire dagli enti locali

Si è tenuta a Roma la Conferenza nazionale degli amministratori locali MCL

“Ricostruire la rappresentanza a partire dagli enti locali: bene comune, sussidiarietà, corpi intermedi”: è questo il titolo che il MCL ha
scelto per la Conferenza Nazionale degli Amministratori Locali che si è tenuta venerdì 11 e sabato 12 marzo a Roma.
L’iniziativa è stata l’occasione per fare il punto sulle modalità di una presenza laica che sappia incidere nella vita politica e amministrativa,
su come procedere uniti sui valori pur rispettando le reciproche differenze di appartenenza politica.
I lavori della Conferenza si sono aperti con l’intervento di saluto del Presidente MCL, Carlo Costalli, e sono proseguiti con gli interventi
del Direttore dell’Ufficio Cei per i Problemi sociali e il lavoro, Mons. Fabiano Longoni, e del professor Michele Rosboch dell’Università
di Torino, ai quali è seguito un dibattito molto partecipato.
Il giorno seguente il dibattito è ripreso con una tavola rotonda su esperienze a confronto e si sono conclusi con la relazione finale del Presidente
MCL, Carlo Costalli. Alla Conferenza hanno preso parte oltre 250 amministratori locali: tra loro molti Sindaci, oltre che Consiglieri
Regionali, Provinciali e Comunali, Assessori di ogni livello.
In queste pagine ospitiamo due testimonianze significative: la prima, di Fortunato Romano, responsabile nazionale dell’Ufficio Enti Locali
MCL e, la seconda, del giornalista Marco Margrita. Due punti di vista su un’unica esperienza che ha aperto nuovi scenari al dibattito sulla
partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, sulle responsabilità degli amministratori, sulla disaffezione al voto, sulla rappresentanza.
Un terreno delicato, pieno di insidie, e in continuo mutamento.

Per una città “a misura d’uomo”
di Fortunato Romano


L’Assemblea dell’11 e 12 marzo ha rappresentato un momento straordinario per la nostra organizzazione, destinato certamente a tracciare un segno nell’azione sociale che svolgiamo all’interno delle comunità.
Dal Comune più piccolo alla città metropolitana abbiamo ascoltato il grido dei bisogni del Paese ma allo stesso tempo incontrato numerose e innovative forme di governace dei territori, espressione di una politica fatta di “prossimità” e di “contenuti”. L’ultimo decennio ci ha offerto una carrellata di “partiti carismatici” che attorno alla figura di un leader – sempre presentato come l’uomo giusto al momento giusto – hanno liquefatto la relazione cittadino/istituzioni e generato fenomeni di trasformismo senza precedenti, mettendo in crisi il sistema democratico faticosamente costruito e conquistato. E’ sotto gli occhi di tutti come partiti e Istituzioni siano stati troppo spesso incapaci di esprimere una classe dirigente adeguata ai bisogni del Paese e delle città divenendo co-responsabili di questo declino economico e sociale. Il MCL intende, quindi, offrire una risposta politica a questa crisi di sistema attraverso una presenza più articolata sul territorio che partendo dai circoli e raggiungendo gli enti locali generi una concreta inversione di tendenza. Raccogliendo l’invito del Santo Padre a essere testimonianza operosa vincendo “pigrizia e indolenza” dobbiamo accompagnare il Movimento a una presenza responsabile capace di costruire “città a misura d’uomo”. L’assemblea dal titolo “La Rappresentanza a partire dagli Enti Locali: Bene Comune, Sussidiarietà e Corpi Intermedi” non costituisce solo un evento ma è la cornice di un progetto all’interno del quale ricostruire quella relazione fiduciaria e di rappresentanza tra cittadini e amministratori, in un agire collaborato per il bene comune, dove i corpi intermedi fungono non solo da collante sociale ma da nuovo strumento di partecipazione democratica.
A fronte di una acclarata crisi della rappresentanza, la platea che ha risposto all’invito del MCL ha in primo luogo dimostrato la possibilità di andare ben oltre gli schemi tradizionali per privilegiare le aggregazioni che esprimono identità e contenuto. I numerosi interventi hanno reso visibile quel “filo” che lega ogni amministratore all’altro, dal nord al sud del paese, fotografando una classe dirigente capace, competente e accomunata da valori cristiani che si possono trasformare in azione politica e amministrativa. Il lavoro di preparazione, l’Assemblea stessa e la rete di contatti scaturiti costituiscono un grande patrimonio per la nostra organizzazione e per l’intera comunità nazionale.
Dobbiamo riprendere i temi centrali dell’ambiente, del nuovo welfare e dello sviluppo locale ma con lo sguardo rivolto ai temi più generali della riforma delle nostre istituzioni e dei partiti. A noi tutti spetta il compito di difendere e sviluppare questo progetto, stimolando sempre la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica con l’impegno ad assicurare all’interno degli enti locali una presenza di donne e uomini che affermino ancora una volta la difesa della persona, della legalità e del bene comune.

Una “minoranza creativa” per dar voce a una “maggioranza silenziosa”
di Marco Margrita


L’Italia ha bisogno dei cattolici, e i cattolici hanno bisogno dell’Italia”. Con efficace sintesi scriveva, quasi due anni fa, l’Osservatorio Cardinale Van Thuân nel suo “Appello politico agli italiani”.
La Conferenza Nazionale degli Enti Locali MCL dello scorso 11 e 12 marzo, dando voce a tante realtà che “dal basso” cercano di concretizzare “buona politica e buone politiche”, ha dimostrato quanto questo sia vero.
Significativamente titolata “La rappresentanza a partire dagli Enti Locali: bene comune, sussidiarietà e corpi intermedi”, l’Assise ha seriamente lavorato sulla decisiva questione della necessaria riabilitazione della politica in questa democrazia che si trova ad affrontare, con tutte le conseguenti contraddizioni, la propria “età tarda”. Un’esigenza, quella di una nuova legittimazione, che non può escludere il contributo specifico, frutto di una competenza umana profonda e antica, che i cattolici italiani possono dare alla costruzione del “bene comune”.
Le testimonianza degli amministratori locali e le riflessioni dei dirigenti del Movimento hanno portato a individuare la strada, per utilizzare la formula sintetica utilizzata dal presidente Carlo Costalli nelle sue conclusioni, di un “civismo nazionale”. Un contributo fattivo ed esteso, ma non rinchiuso negli schematismi partitici (o, peggio, partitocratici). Una capacità di incidenza che nasca dalla messa in rete di esperienze, che riaffermi la centralità della partecipazione. Una dimensione costitutiva della democrazia che il leaderismo atrofizza e il populismo strumentalizza/riduce.
Charles Péguy, ricordava in un intervento di qualche tempo fa il cardinale Angelo Scola, sosteneva che “i cristiani sono i più civici tra gli uomini”. C’è, in effetti, in chi ha incontrato il Fatto cristiano, una particolare consapevolezza dell’aristotelica philia, l’amicizia civile (o civica, come la chiama il già citato Arcivescovo di Milano).
Come ha ben evidenziato il cardinale Carlo Caffarra, infatti, “La forza originaria che costituisce la città è la coscienza di essere ‘ciascuno per la sua parte… membra gli uni degli altri’”.
Questa forza va messa in gioco. Senza autorecludersi in recinti sterilmente identitari e nostalgici.
Evitando, pure, di uniformarsi a un neutralismo prigioniero dell’assolutizzazione della tecnicalità politica. I credenti impegnati in politica, secondo le linee di una sana laicità, debbono mettersi in azione e in dialogo proficuo per edificare. “Il modo migliore per dialogare - ha chiarito Papa Francesco al Congresso di Firenze - non è quello di parlare e discutere, il modo migliore, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”. Essere, da cittadini, “laici, cioè cristiani”. Dissidenti rispetto alla mentalità corrente, capaci di dialogo con tutte le posizioni che rifiutano l’omologazione e il relativismo assoluto che tendono a trasformare le persone in cose.
Una politica intensa: capace di un giudizio che non si riduce a schieramento aprioristico, non per questo ripiegandosi sul calcolo volto al mantenimento di poteri residuali (o al perseguimento di utopiche egemonie).
Con la capacità profetica che ha spesso dimostrato, il MCL ha proposto ai cattolici impegnati in politica di saper essere davvero “minoranza creativa”, con l’ambizione di riuscire a dar voce a una “maggioranza silenziosa” che non vuole cedere alla furia distruttiva di rottamazioni, ruspe e vaffa. Una minoranza dinamica, aperta e non irrilevante. Capace di essere centrale proprio in forza di quel dinamismo.
Il Movimento Cristiano Lavoratori, anche con questo incontro, ha preso sul serio l’invito del Santo Padre a “essere costruttori dell’Italia, mettersi al lavoro per una Italia migliore, non guardando la vita dal balcone, bensì impegnandosi, immergendosi nell’ampio dialogo sociale e politico”. Il “civismo nazionale” può essere il modo per unire chi scende in strada e si sporca le mani mettendosi in gioco.
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