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  La crisi italiana e la speranza di un popolo

Data di pubblicazione: Sabato, 10 Gennaio 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.68 Ottobre / Novembre 2015 :: La crisi italiana e la speranza di un popolo

Cattolici: uscire dall’irrilevanza

Si è concluso lo scorso 4 ottobre, proprio nel giorno di San Francesco Patrono d’Italia, l’incontro organizzato dall’Osservatorio internazionale Van Thuan e dal MCL per riflettere sulle prospettive aperte dall’Appello agli italiani lanciato dallo stesso Osservatorio nella scorsa primavera. I lavori sono stati introdotti dal Presidente nazionale MCL, Carlo Costalli, e presieduti dal presidente dell’ASERI, prof. Lorenzo Ornaghi, dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Per l’occasione si è riunito un gruppo ristretto di cattolici italiani, intellettuali, docenti universitari, dirigenti di associazioni, movimenti e fondazioni tutti intervenuti a titolo strettamente personale. Ai lavori del convegno ha preso parte anche il presidente dell’Osservatorio stesso, S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi.
L’iniziativa è stata promossa da Costalli ed Ornaghi per riflettere su come passare dall’analisi all’azione: cioè su come trasformare in “proposta politica” i contenuti e i numerosi spunti dei quali l’Appello è ricchissimo.
L’appello dell’Osservatorio che, per un verso, dipinge un quadro profondamente critico della situazione italiana: “la situazione è bloccata”; “si avverte la stanchezza di un popolo” che “invecchia progressivamente”, mentre “le principali istituzioni ed élites culturali producono un pensiero unico”; “le realtà sovranazionali sembrano dettare legge” e “la corretta integrazione diviene indifferente accostamento di culture diverse, diffondendo relativismo etico e religioso” – in un contesto di “indebolimento morale generale” –, sottolinea anche come l’Italia presenti “potenzialità proprie e di risorse che non sono ancora andate perdute”, mentre “alcuni fenomeni di disgregazione aumentano più lentamente che in altri Paesi”.
I punti di forza ci sono ancora: “la famiglia è ammortizzatore sociale e banchiere occulto”, “l’educazione dei figli è ancora sentita”, la genitorialità naturale prevale nettamente”, “sono molte le realtà cattoliche che aggregano” e la “Chiesa cattolica è ancora ‘presente’ in Italia, anche con una ramificata serie di istituzioni culturali e accademiche”, “il territorio è ancora espressione di coesione” e, sul piano economico pur “avendo perso molta parte della manifattura c’è ancora una artigianalità di qualità e una significativa creatività imprenditoriale”.
C’è “un Paese sotterraneo vivo e promettente che non trova le fessure per emergere adeguatamente”, depauperato della “fiducia nel futuro”, condizionato nel “rapporto tra politica e organismi di rappresentanza industriali e sindacali da varie forme di consociativismo”. Un Paese che, tuttavia, continua tenacemente a esistere, e al quale bisogna restituire fiducia e dare una voce. Questa è la scommessa dell’Appello e dell’incontro del 4 ottobre.
Un Appello che non si rivolge solo ai cattolici, ma a tutti gli italiani che, credenti o meno, si identificano in una identità che è oggettivamente innervata dai valori della tradizione e della cultura cattolica.
E’ in questo quadro che diviene determinante il contributo dei cattolici, come ha ribadito all’incontro il presidente di Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez. L’Italia si trova tra “la fine di un percorso e l’inizio di un nuovo” che “non riguardano solo l’economia o l’assetto politico istituzionale, bensì l’intero quadro umano e sociale della nazione”: perché la sua ripresa si fonda sul “senso dell’esserci come comunità nazionale, il nostro essere popolo tenuto insieme da legami di senso e spinto ad agire da fini che sono in fondo anche morali e religiosi”.
In questo quadro l’appello richiama in campo i cattolici in quanto essi “non sono mai stati estranei alla storia italiana” e, anche in una società “postreligiosa” e da “rievangelizzare” come l’attuale, “la partita decisiva” si gioca sui “campi” della qualità del loro impegno e sulla possibilità di “una nuova stagione dei cattolici in politica”.
E’ sulla consapevolezza che il ritorno in campo dei cattolici è punto decisivo per avviare l’uscita dell’Italia dalla crisi, che la linea tracciata dall’Appello dimostra tutto il suo spessore di novità e di coraggio. Non è certo un caso che Mons. Crepaldi, nel suo intervento, abbia ribadito come sia “ormai finita la stagione dei tavoli”: non si tratta più di “aprire dei tavoli, perché dalle differenze ormai consolidate non può nascere un’unità”. Occorre, invece, “una proposta unitaria, rivolta a tutti, ma non su misura per tutti, e attorno a quella ricostruire una adesione”.
Novità perché questo significa, per i cattolici che intendano avviarsi su questa strada, rompere con schemi consolidati ma ormai superati, e prendere atto che la difficoltà è più di fondo, culturale prima che politica; che è l’idea stessa di ‘partito cattolico o di cattolici a non funzionare: se non come suggestione minoritaria e datata.
Coraggio perché per uscire dall’irrilevanza politica si tratta di percorrere strade nuove sempre nella fedeltà alla propria identità di cattolici e ai propri valori che debbono rimanere “principi architettonici” fondanti che “danno il senso compiuto a tutto il resto”. Ed è proprio in questa logica che il Presidente Costalli, in un suo articolo dello scorso 16 ottobre, ha parlato di una “Lunga marcia” che “è necessario intraprendere per far uscire il movimento cattolico dall’irrilevanza, e farne uscire al tempo stesso anche la politica, restituendo credibilità alle istituzioni”.

Pier Paolo Saleri
Vicepresidente della Fondazione italiana Europa
Popolare

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