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  L’Europa riparta dai valori

Data di pubblicazione: Sabato, 10 Novembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.55 Novembre / Dicembre 2012 :: L’Europa riparta dai valori

Il Congresso del PPE a Bucarest.

Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla. ‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa del Congresso del PPE tenutosi a Bucarest.

Si riparte dai valori. Dignità umana, “in ogni fase dell’esistenza”, libertà e responsabilità, uguaglianza e giustizia, verità, solidarietà e sussidiarietà.
L’immagine cristiana dell’Uomo come punto di partenza, il Bene Comune come fine. Nel mezzo, la sfida: una società civile “forte”, che diventa “indispensabile” per un’Europa messa in ginocchio da crisi e recessione.
Un anno dopo il congresso di Marsiglia, un anno in cui sono cambiate molte cose anche all’interno della stessa casa Popolare, il Ppe si è ritrovato a Bucarest, con l’esigenza di rinsaldare un’idea di Europa che possa fare fronte all’ascesa dei populismi e correggere le storture di una globalizzazione che, per ora, s’invera nello scandalo di una polarizzazione (sempre più) ricchi-(sempre più) poveri.
Se l’Europa di De Gasperi nasce dalla visione di una democrazia liberale e dall’economia sociale di mercato, il “sostegno dei cittadini” non può prescindere da un progetto europeo realmente inclusivo, e che come tale richieda maggiore cooperazione e dunque l’affermazione definitiva del metodo comunitario nel processo decisionale. Lavorare sulle generazioni più giovani diviene l’obiettivo fondamentale. Per loro, osserva il Ppe, pace, prosperità e sicurezza sono spesso “un fatto scontato”.
Meno scontato, probabilmente, è che questa pace e questa sicurezza sono il risultato di “politiche accorte e coraggiose”, che hanno portato alla nascita dell’Unione Europea e che l’hanno sostenuta lungo tutto il suo successivo cammino.
“Dobbiamo spiegare ai giovani – rilevano i delegati presenti a Bucarest - che i vantaggi economici derivanti dall’integrazione europea superano di gran lunga i costi”, e che l’opzione Popolare non ha eguali nelle altre famiglie politiche. “Il socialismo e l’ambientalismo radicale – si legge infatti nella piattaforma programmatica - non danno la stessa priorità alla libertà, alla responsabilità personale e alla sussidiarietà. Il libertarismo trascura la solidarietà e i relativi valori. Il populismo e l’ambientalismo radicale sono in contraddizione con i concetti di progresso, democrazia ed economia sociale di mercato. Il populismo, il nazionalismo e l’euroscetticismo sono incompatibili con un’Unione Europea forte ed efficiente, in grado di affrontare le sfide del futuro”.
I valori, allora. A cominciare dall’Uomo, e dalla sua dignità inalienabile: soggetto, e non oggetto, della Storia. Riconoscendo il fondamento dei valori giudaico-cristiani e l’eredità romano-ellenica, il Partito popolare europeo ribadisce l’unicità della persona, insostituibile, totalmente irrinunciabile, libera per natura e “aperta alla trascendenza”. E a un bene comune che non deve essere tuttavia confuso “con la somma degli interessi individuali”.
“Sono particolarmente contento per il contenuto della piattaforma programmatica del Ppe, che conferma la sua identità democratico-cristiana, trae le sue radici dalle tradizioni giudaico-cristiane, e difende la vita dal suo principio al suo termine naturale”, spiega Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori. “Un partito - osserva - che dopo un vero confronto tra posizioni culturali e linee politiche, è giunto a un soddisfacente punto di incontro e che non ha paura di prendere posizione contro il populismo e di battersi per un’Europa più forte di fronte alle sfide della globalizzazione”. Che, secondo il Ppe, sono almeno tre: riforma e modernizzazione delle economie “che si adeguano alle esigenze della concorrenza mondiale”; riequilibrio delle entrate pubbliche e private con la spesa “senza causare una flessione dell’economia e disoccupazione di massa”; riforme istituzionali “essenziali per il mantenimento di una moneta comune”.
L’antidoto alla crisi, così come accadde negli anni ’30 e ‘40 del secolo scorso, quando quell’idea emerse come risposta democratica e cristiana ai totalitarismi e alle guerre, è l’economia sociale di mercato come idea di tutela della libertà umana per mezzo della conservazione e dello sviluppo del mercato, un ordine economico e sociale capace di riconciliare libertà personale, diritti alla proprietà privata, mercato e libera concorrenza con diritti sociali, interesse pubblico e sviluppo sostenibile. Superare il rischio default significa, dunque, “riportare in auge l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, per consentire a tutti di guadagnarsi da vivere”, e imprimere alla cifra economica di un’Europa in deficit di partecipazione, l’altro grande elemento d’imprescindibilità: l’importanza delle parti sociali nello sviluppo dell’economia sociale di mercato e la necessità di un dialogo sociale “forte”. L’imperativo mosso dal Ppe è che i membri più deboli della nostra società “meritano solidarietà finché non riescono a sostenersi da soli”. Una politica che tuttavia “non deve andare mai a contraddire il principio fondamentale della responsabilità personale in un mercato concorrenziale”.
All’Unione europea, il Ppe chiede di non indietreggiare nel perseguimento dell’obiettivo della coesione sociale, economica e territoriale. L’economia deve servire i cittadini, e non viceversa.
Nei periodi di crisi, e non solo, l’Europa ha bisogno di una prospettiva economica e finanziaria stabile, coerente, ambiziosa, orientata alla crescita e di lungo periodo, e non di singole soluzioni ad hoc. Massima priorità, quindi, “alla creazione di posti di lavoro e al mantenimento di un’occupazione di qualità”. Alla politica, sostiene il Ppe, spetta il compito di stimolare “le piccole e medie imprese e l’imprenditoria come fonti di occupazione e di crescita”, e i nuovi settorichiave con forti potenzialità occupazionali: green economy, assistenza sanitaria e sociale, economia digitale. Quegli stessi settori su cui punta la Commissione europea (Pacchetto occupazione) per la creazione di 20 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020.

Pierpaolo Arzilla

Anche una delegazione MCL al Congresso del PPE

Una delegazione del MCL Nazionale, composta dal vice presidente Antonio Di Matteo e dal presidente del Consiglio generale Piergiorgio Sciacqua, ha partecipato, nella veste di delegato UELDC, al Congresso del Partito Popolare Europeo che si è tenuto a Bucarest il 17 e 18 ottobre.
Durante il Congresso, che ha rieletto presidente Winfried Martens, i nostri delegati si sono impegnati per far passare, nel documento di programma per le prossime elezioni europee del 2014, il riconoscimento della domenica quale giorno festivo in Europa.
Tra i numerosi incontri che Di Matteo e Sciacqua hanno avuto a Bucarest, di particolare rilevanza quello con l’Arcivescovo Joan Robu e il Vescovo Ausiliare di Bucarest Cornel Damian e con il Segretario MCL della Romania, Eusebiu Pirtac.
Prima del Congresso i rappresentanti del MCL si sono incontrati con il presidente della Confederazione Sindacale di Romania CSDR, Jacob Baciu, e con il Ministro per il Dialogo Sociale, Liviu Marian Pop.
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