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  La famiglia al centro

Data di pubblicazione: Giovedì, 15 Novembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.55 Novembre / Dicembre 2012 :: La famiglia al centro

La 47a Settimana Sociale a Torino a settembre 2013.

“Famiglia: speranza e futuro per la società italiana” è il tema scelto per la 47a edizione delle Settimane Sociali dei cattolici italiani che si terrà a Torino dal 12 al 15 settembre 2013.
Lo hanno annunciato l’Arcivescovo della città, Mons. Nosiglia, e Mons. Miglio presidente del Comitato scientifico ed organizzatore, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel capoluogo piemontese nello scorso mese di ottobre.
Il tema si pone in naturale linea di continuità con due significativi e recenti eventi: l’incontro mondiale delle famiglie del giugno 2012 a Milano e la precedente edizione delle Settimane Sociali di Reggio Calabria.
Il VII incontro mondiale delle famiglie si è snodato attorno alla necessità di un virtuoso rapporto tra Famiglia, Lavoro e Festa, mentre la Settimana Sociale di Reggio Calabria ha delineato la necessità di una più incisiva presenza dei cattolici nella particolare contingenza dell’Italia di oggi, attraverso l’individuazione di alcune vincolanti priorità concretizzate in una “agenda” di speranza per il futuro del Paese.
Proprio nell’assise di Reggio furono presi in esame cinque argomenti specifici: l’intraprendere e l’impresa oggi in Italia, con particolare riferimento al fisco in rapporto alle imprese familiari e alle famiglie con figli; l’educare, con attenzione ai “soggetti” adulti, gli educatori - quali insegnanti, genitori, associazionismo -; l’accoglienza, con particolare riferimento alla questione della cittadinanza, per i figli di immigrati nati in Italia; il problema di “slegare” la mobilità sociale, con focus su università e professioni; il completare le riforme istituzionali con particolare attenzione alla riforma elettorale.
E’ evidente che il tema della famiglia risulta essere trasversale a tutti questi ambiti.
Ora vi si ritorna perché è chiaro a tutti che senza ripartire dalla famiglia difficilmente riusciremo a risollevarci dal pantano della crisi che, abbiamo detto più e più volte, non è soltanto economico-finanziaria ma anche etica e sociale.
Lo ha ben spiegato Mons. Miglio commentando il titolo scelto: “la famiglia è risorsa fondamentale per il futuro del Paese, il luogo in cui le persone si realizzano. I giovani devono essere incoraggiati a formarne per tempo una propria e, come cattolici, chiamati a testimoniare che è una via impegnativa, ma proprio per questo anche di gioia e di amore pieno. Molte famiglie sono un vero lieto annuncio nonostante le difficoltà e le croci che portano”.
In questi anni si è chiesto moltissimo alla famiglia, oggi lo si fa ancora di più. Pensiamo a quanto la famiglia contribuisca dal punto di vista educativo, della coesione sociale, della sussidiarietà vera, del risparmio, della cura dei propri componenti più deboli senza pensare che ci debba pensare lo “Stato”, ecc. Ora le famiglie non ce la fanno più: si azzera la capacità di risparmio, si fatica a sostenere chi perde lavoro, si aspetta ad assumersi responsabilità riguardo alla trasmissione della vita, il che apre il grave capitolo della denatalità che, a sua volta, è il segnale di una società che si esaurisce non solo numericamente ma anche dal punto di vista progettuale e della costruzione del domani.
Una vera politica per la famiglia è il grande buco della storia d’Italia degli ultimi decenni. E questa tendenza continua, non solo nel non aiutare la famiglia ma addirittura nel penalizzarla dal punto di vista fiscale, nel potere d’acquisto, nella possibilità di detrarre le spese per la stessa vita dei propri componenti, non certo per i beni voluttuari. Questioni come il “fattore famiglia” o il vecchio “quoziente familiare”, caparbiamente portati avanti, meritoriamente e con grande capacità di proposta, dal Forum delle Associazioni Familiari, sono ignote alla gran parte di chi ha in mano le politiche di welfare nel nostro Paese, sia a livello centrale che locale, pur con qualche (rara) eccezione.
Ma non ci sono solo le questioni economiche: c’è il rischio che si vadano ad esaurire anche quei beni “relazionali” che fondano una comunità perché la famiglia è “quel luogo indispensabile per apprendere le virtù sociali che rendono possibile la felicità pubblica”.
Non possiamo pensare che tutto sia mercato e consumo: perché quando avremo finito di consumare, di adeguarci alle mode incombenti, avremo sempre bisogno di un punto d’appoggio, di un approdo certo che consumo e mode non potranno mai offrire. Un mondo tutto centrato sulla convenienza, sul consumo e sul profitto non può che avere vita breve. Certo non incidono sul Pil (di cui siamo giustamente preoccupati) le relazioni tra persone, l’amore, l’amicizia, la coesione, la solidarietà, la fiducia: nulla di ciò si misura con parametri di mercato.
Ma se non ci fossero, in che mondo vivremmo?
Ecco che la famiglia è il luogo dove tutto ciò si sperimenta direttamente e per questo è un bene da salvare, tutelare, favorire, aiutare.
Naturalmente per essere adeguata ai suoi gravosi ed entusiasmanti compiti la famiglia ha bisogno di stabilità, non può essere un’esperienza occasionale, precaria, a “tempo determinato” o di prova.
Per questo sosteniamo da sempre che la famiglia è tale se formata da un uomo e una donna, fondata sul vincolo del matrimonio, aperta al dono dei figli.
Una famiglia così costituita è un bene per tutti, non è un valore solo cristiano, quasi fosse “di parte” come alcuni pretendono di dire.
Certo questo impegna di più i cristiani a rendere una testimonianza alta anche attraverso il modello i famiglie che sappiano “vivere in gioia, di amore pieno”.
L’occasione di Torino sarà utile per riscoprire dall’interno le potenzialità della famiglia (e le conseguenti responsabilità), ma anche come momento qualificato di proposta perché a partire dalla famiglia si possano percorrere nuove strade di ripresa economica, morale, sociale.

Noè Ghidoni
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