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  Il MCL accoglie in Italia due giovani palestinesi cristiane

Data di pubblicazione: Lunedì, 12 Novembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.55 Novembre / Dicembre 2012 :: Il MCL accoglie in Italia due giovani palestinesi cristiane

Un legame di fede e di testimonianza.

Un nuovo tassello si è aggiunto al legame che unisce i cristiani di Gerusalemme e il MCL: un legame fatto di opere concrete come il sostegno al progetto del Patriarcato latino per la costruzione di case da destinare alle giovani coppie di cristiani che intendano rimanere nella città santa. Poi il pellegrinaggio dello scorso marzo, quando un folto gruppo di dirigenti del MCL, guidati dal presidente Carlo Costalli, si sono recati in Terra Santa per celebrare il 40° anniversario della fondazione del Movimento. Da lì un nuovo progetto ha preso forma in questi giorni: una delegazione di cristiani di Terra Santa è venuta in Italia, dal 19 settembre all’11 ottobre, ospitata e accompagnata dai dirigenti del Movimento, per uno scambio di esperienze e testimonianze di fede.
“In questo momento delicato per la Terra Santa abbiamo davvero bisogno di un grande abbraccio fraterno”, ha detto Padre Feras Hejazin – parroco della Chiesa di San Salvatore di Gerusalemme, unica di rito latino – riassumendo il senso del viaggio che lo ha portato in Italia insieme alle sue due giovani parrocchiane: Margot Musleh e Lara Ghattas.
Venezia, Milano, Crema, Rovigo, Verona, Torino, Brescia: alcune delle tappe del viaggio, promosso in collaborazione con I Messaggeri di Speranza – Onlus.
Ma soprattutto Roma, la città del Papa. Alle giovani Lara e Margot abbiamo rivolto alcune domande per i lettori di Traguardi Sociali.

Che significa essere giovani oggi in Palestina? Ci sono prospettive di crescita e di lavoro?
Margot: “Ci sono molte discriminazioni: per esempio i nostri licei non sono riconosciuti dallo Stato d’Israele, a meno che non si frequenti un anno integrativo che, tuttavia, ha costi molto elevati e, dunque, per noi proibitivi. Chi esce da un’università ebraica ha molte più chance di trovare lavoro, al secondo posto vengono i musulmani e solo ultimi i cristiani. Molto più facile è andare a studiare fuori da Israele: molti infatti vanno via… e finiscono col non tornare”.
Lara: “Molti giovani dopo l’università finiscono col fare lavori che non hanno nulla a che fare con i loro studi. Anche nei livelli dei salari ci sono delle differenze: in Israele i compensi sono molto più elevati che in Palestina e, inoltre, in territorio palestinese è molto più difficile fare carriera”.

Qual è il vostro rapporto con i coetanei di altra fede religiosa? E’ un rapporto di integrazione o di emarginazione?
Margot: “Ho frequentato la scuola del Rosario (che prepara i giovani dalla 1° elementare fino ai 12 anni di età), insieme a ragazzi musulmani: tra noi è rimasta una grande amicizia, ossia le differenze ci sono ma non influiscono nella qualità dei rapporti umani. Al di là di quest’esperienza, invece, nelle strade esiste un movimento islamico fanatico, che esclude e separa.
Quanto agli ebrei, ho avuto con loro rapporti più stretti da quando ho iniziato a frequentare l’università ebraica, ma la nostra è rimasta una relazione prevalentemente scolastica, non si può parlare di legami di amicizia.
La mia migliore amica è musulmana. Queste sono differenze che non contano: in fondo siamo tutti fatti di carne, sangue, ossa. Dunque abbiamo molte cose da condividere e penso che sia meglio puntare su queste”.
Lara: “Abitiamo in una zona a minoranza cristiana, per questo dobbiamo impegnarci per l’integrazione: è l’unica cosa che possiamo fare.
Io lavoro nel Museo d’Israele, al Dipartimento del Libro: mi sono accorta che molti cambiano il modo di trattarmi quando scoprono che oltre ad essere araba, sono anche cristiana”.
Siete nate in una terra dove la vita è fortemente condizionata dal conflitto con Israele.

Come vivete questa situazione?
Margot: “Noi viviamo a Betania, nell’area di competenza dell’autorità palestinese. Per qualunque cosa dobbiamo andare a Gerusalemme: un tragitto che prima del muro era di appena 5 o 10 minuti e che ora, tra posti di blocco e controlli vari, varia da una a due ore.
Ormai ci sono check-point ovunque, anche volanti. In pratica i cittadini di Gerusalemme non hanno un’identità: non sono né dello Stato di Israele né palestinesi”.
Lara: “E’ vero: non siamo né palestinesi né ebrei. Ciononostante paghiamo tasse elevatissime allo Stato di Israele come veri cittadini. D’altronde se non paghi ti vengono bloccati tutti i conti, e poco puoi fare se poi i denari raccolti con le tasse vanno a sostenere i religiosi (che sono a carico dello Stato), e i militari...”.

In questi giorni avete avuto modo di visitare l’Italia, e in particolare Roma, terra del Papa, e di stare a stretto contatto con la realtà del MCL: quali sono le vostre impressioni?
Margot: “Questa per noi è la prima volta che veniamo in Italia: un Paese di cui abbiamo sentito molto parlare, in special modo di Roma, e del Vaticano: è stato un po’ come venire a ricambiare la visita che il Santo Padre ci ha fatto recentemente in Terra Santa.
Ci ha colpito l’accoglienza che la gente del MCL ci ha riservato, mettendo a disposizione il loro tempo per accompagnarci, per stare con noi.
E’ stata una bella sorpresa conoscere così da vicino il Movimento e scoprire che è una realtà forte, presente non solo in Italia ma in molti Paesi del mondo.
Andrò via con la speranza che un giorno il MCL possa aiutare i giovani palestinesi, fare qualcosa per noi”.
Lara: “Per noi era un sogno visitare questi posti.
Abbiamo potuto conoscere un diverso modo di vivere, a volte anche stancante.
Prima di questo viaggio non sapevo della grandezza del MCL e di quanto sta facendo per aiutare le giovani coppie cristiane di Gerusalemme. Tutto è partito dall’anniversario del 40° anno della fondazione. Speriamo che questo inizio porti con sé anche altre iniziative che aiutino a costruire legami sempre più forti. E’ un onore per noi aver conosciuto un Movimento che fa tanto per assicurare elevati servizi di formazione per i giovani, per difendere i diritti dei lavoratori. Se ci saranno altre iniziative a Gerusalemme io ci sarò!”.
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