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  Emmaus

Data di pubblicazione: Giovedì, 1 Novembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.55 Novembre / Dicembre 2012 :: Emmaus

A cura del Mons. Francesco Rosso.

Quest’ultimo tempo, la Chiesa ci ha offerto motivi seri e significativi di riflessione e di confronto. Quasi un richiamo a risvegliare la nostra attenzione e il nostro impegno cristiano, alla luce della riscoperta della fede, e a ripensare, con un intelligente esame, al Concilio Vaticano II iniziato cinquant’anni fa dalla solerzia pastorale di Giovanni XXIII, definito per l’età dell’elezione un Papa di transizione! Così non è stato perché l’agire dello Spirito Santo ha illuminato questo Santo Pastore, a dare il via ad una assise che ha cambiato, per la Chiesa e per i cristiani, il modo di proporsi alla società. Ma non ha scardinato i principi basilari tradizionali, li ha solo riletti, alla luce delle esigenze del tempo, per proporli in un nuovo modo.
L’anno della fede. Appena iniziato sta già richiamando i credenti a dare senso alla propria quotidianità, facendo corrispondere alla propria fede l’agire nel mondo e per il mondo. La lungimiranza di Benedetto XVI nel dare avvio a questo anno, di riscoperta della fede, è un sollecitare tutti alla disponibilità dell’incontro con il Signore, è un capire e riscoprire la propria appartenenza illuminati dalla fede, a volte oscurata, è un richiamare i credenti ad un maggiore e migliore rapporto con il Signore, parte essenziale della nostra vita; ma è anche un modo di riportare Dio dalla sfera marginale a quella dialogica di ogni giorno. Chi è Dio? E per noi credenti? Una domanda che abbiamo incrociato nel catechismo che ci ha accompagnato nella nostra formazione, ne abbiamo sicuramente condiviso la definizione, lo abbiamo probabilmente segregato nella sfera dei ricordi, lasciandolo a riposo dai nostri pensieri, quasi ostacolo alla nostra libertà.
“Credo in un solo Dio”… così recitiamo durante, a volte, distratte celebrazioni domenicali, ma questo Dio che non è mai distratto, ci attende al “varco” dell’amore per incontrarci sulla strada della nostra esistenza. Un anno quindi di grandi opportunità, se il credente sarà capace di riappropriarsi del rapporto con il “suo” Dio.
Ma il Concilio, dopo cinquant’anni, ci consente, con l’offerta dei documenti, frutto del dibattito nella Chiesa conciliare, di rivivere i sentimenti di una nuova “primavera” nella liturgia, nell’ascolto della Parola, nell’incontro con il Cristo Salvatore, nella sollecitudine pastorale verso il mondo.
Credo che, abbracciando l’anno della fede con i documenti del Concilio, sarà possibile, levare “le ragnatele” che tengono prigioniera la “voglia” dell’appartenenza, e lo slancio della testimonianza cristiana. “Crediamoci”. Nella fede, ancora una volta, diamo attenzione al “divino viandante”, che al nostro fianco ci accompagna, nonostante l’indifferenza che qualche volta ci prende; lasciamolo parlare perché anche a noi capiterà di dire nella fede: “E’ il Signore”.
Don Checco
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