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Stai sfogliando il n.55 Novembre / Dicembre 2012
Quel muro che fa vergognare l’Europa
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Data di pubblicazione: Domenica, 11 Novembre 2012
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A Cipro un convegno sulle strategie dell’Europa 2020.
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La strategia dell’Europa 2020 impone agli Stati europei tre priorità: crescita, sviluppo sostenibile, occupazione. Se ne è parlato in una due giorni di lavoro organizzata a Cipro dal Movimento Cristiano Lavoratori - in collaborazione con il sindacato cipriota Deok e con la rete sociale internazionale Eza -, dove si sono dati appuntamento rappresentanti del Parlamento Europeo, delegazioni delle maggiori organizzazioni del mondo sindacale e del lavoro, insieme agli esponenti del mondo politico dei Paesi che affacciano nel Mediterraneo: fra cui Germania, Belgio, Olanda, Austria, Bosnia, Malta, Grecia, e nord Africa (Marocco). Un tema affascinante, quello che riguarda le sfide strutturali del mercato del lavoro che, come ha sottolineato Diomides Diomidous, Segretario Generale del Deok, richiede un impegno condiviso a livello internazionale da parte delle varie organizzazioni dei lavoratori che si muovono nell’area Ue. “La profonda crisi economica, che è diventata crisi di debito degli Stati, ha provocato una forte emarginazione e ci ha portato a dimenticarci degli obiettivi dell’Europa 2020. Questo rende la recessione ancora più profonda”, ha sottolineato ancora il Segretario del Deok. Reagire alla crisi in atto e rilanciare verso gli obiettivi dell’Europa 2020 è dunque una priorità che passa attraverso una rinnovata unità dei Paesi dell’area Ue: insieme bisogna costruire una forza in grado di non farsi travolgere da una globalizzazione disumana. Ne ha parlato il Presidente del Parlamento cipriota Onirou Yiannakis: “L’obiettivo è quello di essere al servizio dei cittadini e non dei grandi interessi economici. E’ necessario restituire un buon livello di democrazia, anche con una governance dei mercati, se necessario, perché oggi i poteri eletti democraticamente sono stati emarginati: non decidono, le decisioni sono prese dai mercati”. Un tema, quello dello svuotamento del potere politico in un’Europa indebolita dalla disunità, ripreso anche da Vittorio Emanuele Parsi, dell’Università Cattolica di Milano, che si è soffermato sulla mancanza di uguaglianza dei mercati che, di fatto, sono gestiti in regime di oligopolio: “L’uguaglianza in termini economici si traduce nella possibilità per tutti di operare sul mercato: questo è quello che ci stiamo facendo scippare, ma non dai russi o dai cinesi, bensì da noi stessi”, ha detto Parsi. Un grido, quello della necessità di ritrovare unità politica ed economica fra gli Stati membri Ue, condiviso anche dalla sponda sud del Mediterraneo, come ha affermato Mustapha Azmany, rappresentante del Marocco: “Non è il G8 né i successivi G20 che faranno uscire l’Europa dalla crisi”, ha detto. “Soltanto un’Europa unita, forte, non arrogante, soltanto un’Europa che si esprima politicamente ed economicamente ad una sola voce, può far uscire dalla crisi i Paesi che la compongono”. Sullo sfondo il muro che divide Cipro in due, e che rappresenta una ferita aperta nel cuore del Mar Mediterraneo: da un lato del muro la parte sud, la Repubblica di Cipro, Stato democratico membro dell’Unione europea, dall’altro la parte nord, invasa dalla Turchia – che in Europa vorrebbe entrarci –. La divisione di Cipro va avanti fin dalla guerra del 1974, anno in cui la Turchia invase la parte greco-cipriota dell’isola, comportando il trasferimento forzato di 180.000 greco-ciprioti verso sud e la contemporanea migrazione di 50.000 turco-ciprioti verso nord, nella zona occupata. Da allora la situazione è congelata sotto la sorveglianza delle Nazioni Unite. Un orrore, il muro, che evoca mostri del passato e che continua, tuttavia, a passare sotto il silenzio generale dell’opinione pubblica internazionale, e dell’Ue in particolare. Un silenzio che è ora di scardinare, seguendo le orme di Benedetto XVI che, nel 2010, nel corso della sua visita nell’isola, ha dichiarato: “Cipro è tradizionalmente considerata Terra Santa”. Non a caso il Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Fouad Twal è il primate della minoranza cattolica di Cipro. Molte sono state le occasioni in cui la Chiesa greco-ortodossa, maggioritaria a Cipro (ma con una presenza significativa anche cattolico-maronita e latina) si è lamentata delle difficoltà cui sono sottoposti i fedeli cristiani della parte settentrionale dell’isola. Le chiese sono in abbandono, alcune convertite ad uso civile dalle autorità turche ospitano ristoranti e negozi. Ragione in più per tenere alta l’attenzione su uno dei nodi di crisi del Mediterraneo: un’area ad alto rischio che, negli ultimi tempi, è diventata ancora più ‘calda’ per i presunti sconfinamenti denunciati dai turchi nei confronti dei ciprioti, che hanno scoperto nelle loro acque territoriali giacimenti di gas e petrolio. Una situazione che il Movimento Cristiano Lavoratori ha voluto toccare con mano, andando a visitare il ‘muro della vergogna’ e ribadendo il fermo ‘no’ a questa innaturale barriera: “Eravamo contrari al Muro di Berlino, siamo contro il Muro di Nicosia”, ha detto senza mezzi termini Carlo Costalli, presidente del MCL. L’occupazione della parte nord dell’isola è un fatto inaccettabile, ha continuato: “assistiamo ad una situazione paradossale: uno dei Paesi dell’UE (che in questi mesi presiede l’UE) lamenta, giustamente, la ferita provocata dall’invasione di una zona del suo territorio, da parte di un Paese che vuole entrare in Europa”. La risposta a tanto dolore non può che arrivare dal dialogo, dalla solidarietà, dall’impegno in difesa dei diritti, da una maggiore integrazione politica di un’Europa che non può essere solo economica, ma che deve iniziare ad esprimersi con un’unica voce, com’era nei sogni dei Padri fondatori. Di strada bisogna ancora farne perché l’Ue diventi quell’isola ‘di pace e di democrazia’ che le è valsa l’assegnazione del Nobel per la pace 2012.
Sagliocca Fiammetta |
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