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  I cattolici in campo per il bene del Paese

Data di pubblicazione: Venerdì, 16 Novembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.55 Novembre / Dicembre 2012 :: I cattolici in campo per il bene del Paese

A Roma un Convegno su “Democrazia e Nuovi Poteri”

“Democrazia e Nuovi Poteri”: su questo tema il Movimento Cristiano Lavoratori e la Fondazione Italiana Europa Popolare hanno organizzato un Convegno di studio la mattina del 19 ottobre.
L’incontro, che ha visto la partecipazione di autorevoli relatori, ha preceduto di appena quarantotto ore il secondo appuntamento a Todi del Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro.
“Una coincidenza non programmata, ma non per questo meno significativa e simbolica” ha detto il presidente del MCL, Carlo Costalli, aprendo i lavori.
“Questa nostra iniziativa vuole essere anche un contributo per Todi 2, quasi una preparazione a un evento così importante non solo per i movimenti cattolici ma anche, e soprattutto, per il nostro Paese”.
Costalli, richiamando l’attenzione sul tema scelto per Todi 2 “La Buona Politica per tornare a crescere”, ha sottolineato che “affinché vi possa essere ‘buona politica’ è indispensabile recuperare prima, assieme alla dignità della politica - oggi in Italia non poco compromessa –, anche quello spazio di autonomia, di decisione e di sovranità che è, e non può non essere, la sua caratteristica essenziale”.
Il cuore politico del Convegno, per il presidente del MCL, “sta tutto in questa allarmata ed allarmante frase: laddove la politica diventa irrilevante non c’è, ovviamente, più spazio non solo per la ‘buona politica’ ma nemmeno per la democrazia. E’ necessario che la politica recuperi la sua centralità decisionale e il suo rapporto fiduciario con la gente e con il popolo. In questo senso la mobilitazione dei movimenti cattolici che ha dato vita all’esperienza di Todi può costituire un contributo prezioso.
E’ per questo che continueremo a lavorare per creare le condizioni operative per un reale rinnovamento”.
Che Che il momento sia estremamente delicato, lo ha sottolineato anche il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, intervenendo al dibattito: “il momento è fluttuante o ci si salva o si muore – ha detto -. Il processo di trasformazione deriva da un’evoluzione naturale. La società italiana non è più quella di sessant’anni fa, così pure il sistema politico e le istituzioni. Il sistema politico istituzionale è cambiato e il sistema partitico è esploso. Molte delle premesse della democrazia sono rimaste tali e molte promesse non sono state mantenute, quindi la trasformazione è stata inevitabile.
Noi cattolici viviamo rispetto a tutto questo un grande disorientamento”.
Ornaghi ha ricordato che “da parecchio tempo riceviamo da Benedetto XVI un pressante invito sulla politica. E da parte nostra uno sforzo di dare risposta a questo appello deve esserci. Il Papa invoca una nuova generazione di cattolici in politica, homines novi, ma i ‘nuovi’ non compaiono all’improvviso.
Quindi, è necessario ora un rinnovato impegno dei cattolici ‘coerenti con la fede professata, dotati di rigore morale e con la capacità di giudizio culturale’ ”.
Secondo il Ministro “gli attuali partiti, con la loro insensibilità, hanno aggravato la situazione, l’hanno accentuata dando la sensazione di stagnazione della politica. Come cattolici non possiamo stare fermi, non solo davanti alla secolarizzazione della società ma neppure di fronte alla sua scristianizzazione”.
Il Ministro Ornaghi ha concluso affermando che “occorre che i cattolici sappiano ritrovare i luoghi della politica che oggi non sono più rappresentati solo dai partiti, ma anche dalle associazioni di lavoratori, dalla comunicazione, dalla scuola”. Insomma “bisogna riflettere sulle forme aggregative, partire dai valori comuni guardando al bene comune.
Oggi si chiede convergenza di sforzi, ma chi si riconosce in certi valori deve avere maggiore audacia.
Occorre saper cogliere l’evento che passa. Saper cogliere la fortuna, diceva Machiavelli, anche se io parlerei di Provvidenza e di audacia nel saperne interpretare i segni”.
Dal suo canto il filosofo della Luiss, Dario Antiseri, ha sostenuto che l’audacia del mondo cattolico deve spingersi fino a pensare ad un partito. Dopo aver ripercorso le tappe dell’Occidente liberale, che non esisterebbe senza il cristianesimo, e aver ricordato come in diverse epoche e da diverse formazioni politico-sociali sia sempre arrivato un riconoscimento ai cattolici, quali veri fautori di libertà, ha affermato che “bisogna rompere gli indugi” e si è posto una domanda: “il ‘contenitore’ di cui spesso si parla vuole essere un manifesto uguale a tanti altri, o un partito dove finalmente si possano sentire rappresentate anche tutte quelle sane realtà cattoliche? Abbiamo bisogno di persone che si impegnino a difendere e a rappresentare questo mondo liberale che ha delle proposte concrete e vuole essere ascoltato. Persone che devono difendere noi cristiani e tutti quelli che credono e sperano in un mondo libero sì, ma diverso”.
Per Antiseri “alla grande vivacità e generosità del mondo cattolico ha fatto riscontro un difetto dell’intellighenzia cattolica”. Ora si deve fare attenzione a non correre il rischio, come cattolici, di fare le riserve indiane all’interno dei vari partiti “servendo i padroni di partiti ormai putrefatti”.
Di sicuro c’è un vuoto della politica da riempire: viviamo in un contesto di disorientamento in cui mancano punti di riferimento, ha affermato il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli.
“Si tratta di trovare o ritrovare l’audacia delle idee e delle azioni - ha detto - ma occorre individuare forme attraverso le quali la presenza dei cattolici non sia subalterna, ma protagonista per la conoscenza delle esigenze che si manifestano: perché i cattolici hanno una conoscenza antropologica forte e sono attrezzati per essere incisivi”.
Il nuovo protagonismo dei cattolici non può che partire dal basso “mettendo insieme solidarietà e sussidiarietà”.
Luca Antonini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova, ha segnalato il rischio di “un nuovo centralismo”, che archivia anche “le eccellenze del federalismo”, specie dopo gli scandali emersi nelle Regioni. “Il federalismo è democrazia e va radicalmente corretto, ma non va distrutto sull’onda dell’emotività dettata dagli scandali”, ha detto. Certo, bisogna evitare di fare di tutta l’erba un fascio, distinguendo bene chi è virtuoso e chi no: “quelli che funzionano nascono dal decentramento, con modelli di eccellenza mondiali”. “E’ indispensabile un Senato Federale, senza il quale il federalismo è ingestibile. L’unico federalismo realizzabile è sul modello tede ricordato come in diverse epoche e da diverse formazioni politico-sociali sia sempre arrivato un riconoscimento ai cattolici, quali veri fautori di libertà, ha affermato che “bisogna rompere gli indugi” e si è posto una domanda: “il ‘contenitore’ di cui spesso si parla vuole essere un manifesto uguale a tanti altri, o un partito dove finalmente si possano sentire rappresentate anche tutte quelle sane realtà cattoliche? Abbiamo bisogno di persone che si impegnino a difendere e a rappresentare questo mondo liberale che ha delle proposte concrete e vuole essere ascoltato. Persone che devono difendere noi cristiani e tutti quelli che credono e sperano in un mondo libero sì, ma diverso”.
Per Antiseri “alla grande vivacità e generosità del mondo cattolico ha fatto riscontro un difetto dell’intellighenzia cattolica”. Ora si deve fare attenzione a non correre il rischio, come cattolici, di fare le riserve indiane all’interno dei vari partiti “servendo i padroni di partiti ormai putrefatti”.
Di sicuro c’è un vuoto della politica da riempire: viviamo in un contesto di disorientamento in cui mancano punti di riferimento, ha affermato il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli.
“Si tratta di trovare o ritrovare l’audacia delle idee e delle azioni - ha detto - ma occorre individuare forme attraverso le quali la presenza dei cattolici non sia subalterna, ma protagonista per la conoscenza delle esigenze che si manifestano: perché i cattolici hanno una conoscenza antropologica forte e sono attrezzati per essere incisivi”.
Il nuovo protagonismo dei cattolici non può che partire dal basso “mettendo insieme solidarietà e sussidiarietà”.
Luca Antonini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova, ha segnalato il rischio di “un nuovo centralismo”, che archivia anche “le eccellenze del federalismo”, specie dopo gli scandali emersi nelle Regioni. “Il federalismo è democrazia e va radicalmente corretto, ma non va distrutto sull’onda dell’emotività dettata dagli scandali”, ha detto. Certo, bisogna evitare di fare di tutta l’erba un fascio, distinguendo bene chi è virtuoso e chi no: “quelli che funzionano nascono dal decentramento, con modelli di eccellenza mondiali”. “E’ indispensabile un Senato Federale, senza il quale il federalismo è ingestibile. L’unico federalismo realizzabile è sul modello tedesco, cioè solidale”. Quindi il prof. Antonini ha concluso dicendo che: “l’assetto costituzionale non può essere lasciato così, è necessaria una fase costituente. Le riforme si fanno per il bene comune, non per fini politici”.
Preoccupata la visione di Paolo Maria Floris, presidente dell’Associazione Identità Cristiana, secondo il quale “siamo alla fine di un ciclo in cui lo Stato concepito in maniera classica è entrato in crisi. Siamo alla fine di una vera e propria guerra: un conflitto di tipo economico. La cultura finanziaria è implosa e ha trascinato con sé la politica e i partiti che vi erano legati. La crisi vissuta oggi dai partiti è irreversibile, servono nuove forme di aggregazione, nuove reti. Noi cristiani siamo chiamati ad una rivoluzione culturale con proposte alternative”.
I lavori sono stati conclusi dall’intervento del vicepresidente della Fondazione Italiana Europa Popolare, Pier Paolo Saleri, il quale ha sottolineato “la centralità delle problematiche analizzate per il superamento della evidente ed attuale crisi della democrazia. Ciò, soprattutto, per quanto concerne la necessità di adoperarsi affinché la prossima legislatura possa essere una vera ‘legislatura costituente’ capace di rimuovere finalmente ‘le macerie istituzionali’ della Prima Repubblica, mettendo mano ad una incisiva riforma istituzionale”.
Insomma, un dibattito da cui è emersa la preoccupazione per un passaggio delicato per la vita del Paese, ma anche l’impegno dei cattolici a guardare avanti e a scendere in campo con proposte concrete, perché, come ha recentemente dichiarato il premier Monti, l’Italia oggi più che di moderazione hab isogno di “riforme radicali”.

Antonella Pericolini
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