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  Eclisse della politica e nuovi poteri

Data di pubblicazione: Venerdì, 21 Settembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.54 Luglio / Agosto 2012 :: Eclisse della politica e nuovi poteri

Politica e società

Ragionava lo scorso gennaio con motivato e saggio allarme un osservatore ‘non tecnico’ ma attento quale il presidente della CEI, il Cardinale Angelo Bagnasco, come tra invasioni di campo, disattenzioni, cortine fumogene e condizionamenti culturali si stia favorendo “il formarsi di coaguli sovranazionali talmente potenti e senza scrupoli tali da rendere la politica sempre più debole e sottomessa”. E così, “mentre dovrebbe essere decisiva” essa si ritrova messa all’angolo.
Perché la quasi invisibile classe dominante ha deciso “di tagliarla fuori e renderla irrilevante, quasi inutile”.
Il cuore politico del convegno “Democrazia e nuovi poteri” che Movimento e Fondazione hanno organizzato per il prossimo 19 ottobre, significativamente alla vigilia di Todi 2, sta tutto in questa allarmante frase del Cardinale Bagnasco: perché laddove la politica diventa irrilevante non c’è, ovviamente, più spazio né per la “buona politica” né, tantomeno, per la democrazia.
La crisi della democrazia è, infatti, una conseguenza diretta del progressivo svuotamento della politica che, sostanzialmente più che formalmente, cessa di essere luogo della scelta e della “decisione suprema” per trasformarsi in luogo di presa d’atto e formalizzazione di scelte maturate del tutto esternamente alla politica stessa da poteri non politici e, conseguentemente, non democratici.
Il primo tra questi “nuovi poteri” non democratici e sovranazionali, è chiaramente rappresentato dai mercati: padroni impersonali ed invisibili, ma onnipresenti, di cui tutti rischiamo di finire col diventare “sudditi” come ha scritto, qualche tempo fa, con felice ed incisiva espressione, Giuseppe De Rita. Proprio i mercati sono chiaramente quei “coaguli sovranazionali... potenti e senza scrupoli” cui fa specifico riferimento il Cardinal Bagnasco nel suo ragionamento... e sono i più inquietanti. Bisogna però anche aggiungere che non sono solo questi i nuovi poteri che stanno svuotando la democrazia. Ve ne sono anche altri, certo non invisibili, certo non così inquietanti, perché comunque “costituzionali”, che stanno anch’essi svuotando la politica del suo principale carisma: quello di decidere… nei “momenti decisivi”.
Per dare un esempio plastico e chiarissimo di questo processo basti pensare al fatto che l’intera Europa ha dovuto attendere con il fiato sospeso la recente sentenza della Corte Suprema tedesca sulla costituzionalità o meno del fondo salva Stati ESM. Una decisione dalla quale poteva dipendere la sopravvivenza dell’Euro e dunque il futuro dell’Europa stessa.
Questa vicenda, al di là del fatto di essersi risolta felicemente, con una sentenza equilibrata e saggia, è un chiaro e inequivocabile segno della crisi della politica e, dunque della democrazia di fronte al profilarsi dei nuovi poteri.
E non si può in alcun modo supporre che questo episodio possa essere limitato a un contesto nazionale caratterizzato da una Costituzione strutturata in termini particolarmente rigidi in ragione della fine della Repubblica di Weimar e della tragica esperienza totalitaria nazionalsocialista. Ha uno spessore internazionale: anche il ventennale devastante scontro tra politica e magistratura che ancora stiamo vivendo in Italia, al di là delle contingenze e dei personalismi, può essere letto in questa chiave.
Né si può infine dimenticare, sempre in quest’ottica, l’emergere sempre più chiaro del nuovo potere europeo che ormai non si limita a interessare, come era qualche decennio fa, solo gli addetti ai lavori, ma si è trasformato in un potere che interessa e cambia direttamente la vita stessa, le aspettative e la quotidianità dei cittadini comunitari. Un potere che, proprio per la particolare via attraverso la quale è cresciuta l’Unione Europea, ha molto di tecnocratico e poco di democratico.
In un simile contesto è più che evidente che la crisi della democrazia e della politica - se non si corre rapidamente ai ripari - può solo aggravarsi. Un pericolo che molto lucidamente ha individuato, nello scorso luglio, lo stesso premier Monti: “Si è portati a dire che la politica non è in grado di dare risultati, mentre un sistema come quello cinese è in grado di produrli. Invece occorre evitare che i cittadini diventino scettici sulla democrazia; la paura che deve avere la politica è di dare l’impressione che la democrazia non sia in grado di dare risultati”.
E’ proprio per scongiurare questo pericolo e invertire questa tendenza, lavorando per rimettere al centro la buona politica e la sovranità popolare, che andiamo a Todi2.

Pier Paolo Saleri
Vicepresidente Fondazione Italiana Europa Popolare
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