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  I cattolici verso Todi 2

Data di pubblicazione: Lunedì, 24 Settembre 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.54 Luglio / Agosto 2012 :: I cattolici verso Todi 2

Intervista a Natale Forlani, Portavoce del Forum delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro.

Bergamasco (di Osio Sopra, per la precisione) 57 anni, Natale Forlani ha passato una prima parte della sua vita nel ‘dietro le quinte’. Dal 1991 al 1998 segretario confederale della Cisl, dal 2000 amministratore delegato di Italia Lavoro (Agenzia strumentale del Ministero del Lavoro, presidente dal 2009), a partire dal 2010 direttore generale dell’Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, tra gli estensori – con il compianto Marco Biagi – del Libro Bianco sul Lavoro, sono circa tre anni che Forlani ha acquisito un (rilevante) ruolo pubblico. Forlani, infatti, è da anni il portavoce del Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, Forum di cui fanno parte le ‘sette sorelle’ e cioè sette grandi organizzazioni sociali e associative cattoliche come MCL, Confartigianato, Confcooperative, Compagnia delle Opere, Cisl, Acli e Coldiretti. In tale ruolo, Forlani ha avuto ed ha un difficile compito: traghettare il mondo cattolico organizzato dall’irrilevanza nel mondo della politica al protagonismo sociale e politico senza per forza costituire un vero e proprio ‘partito’ o quella ‘Cosa Bianca’ di cui spesso si parla sui giornali.
Dalla ‘Todi 1’ dell’anno scorso alla ‘Todi 2’ di quest’anno, l’appuntamento annuale (ormai una consuetudine) che il Forum organizza in quel di Todi per fare il punto sul proprio lavoro, sono successe molte cose. Nel mezzo, un nuovo governo e nuove elezioni politiche alle porte. Ma anche un manifesto, ‘La buona politica per tornare a crescere’, presentato a luglio a Roma (all’Istituto Sturzo, e non è stato un caso) e che sarà alla base del lancio di Todi 2. Abbiamo chiesto a Forlani qualche anticipazione sullo stato dell’arte del dibattito.

Dottor Forlani, il 21 e 22 ottobre si terrà la ‘Todi 2’. Quale sarà il programma? Come si sono svolti i lavori preparatori? Quali gli interlocutori? Ci sarà un documento finale, e di che tipo? Perché il Cardinale Bagnasco non verrà? E la Cei come sarà coinvolta?

Con Todi 2 si porta a conclusione il percorso di un anno di lavoro, rivolto a costruire una comune identità dell’associazionismo di ispirazione cattolica che ha animato l’appuntamento dello scorso anno. Un lavoro che ha dato vita al Manifesto ‘La buona politica per tornare a crescere’ che rappresenta il nostro modo di interpretare il cambiamento della cultura politica per adeguarla alle esigenze di una società complessa, a un’economia globale densa di contraddizioni, alle istituzioni statali che devono evolvere verso nuove forme di regolazione sovrannazionale liberando nel contempo nuovi spazi di iniziative della società civile. Todi 2 concretizzerà in proposte spendibili nell’attuale fase politica, gli obiettivi generali del Manifesto e, nel contempo, formalizzerà le forme del coordinamento tra le associazioni e i modi di interloquire con le rappresentanze politiche che si renderanno disponibili a sostenerle.
E’ un’iniziativa squisitamente laica, perché la ripresa del protagonismo dei laici era uno degli obiettivi, forse il principale, di Todi 1, caratterizzato dalla Presenza del Presidente della Cei proprio per riflettere su questo inizio di cammino. Oggi la sintonia con i Vescovi italiani è molto forte, testimoniata anche dalla recente prolusione del Card.
Bagnasco che evoca, senza equivoci, le finalità dell’impegno dei cattolici in politica e l’apprezzamento per i fenomeni che sono emersi in questa direzione. Detto questo, sarà nostra la responsabilità per quello che diremo e praticheremo su questo terreno.

Sono maturi i tempi per una nuova discesa dei cristiani in politica? E, se sì, come?

L’impegno dei cristiani in politica è, come dice la Dottrina Sociale della Chiesa, la condizione per tradurre coerentemente i valori cristiani nella società, nella ricerca costante di quello che può essere identificato come bene comune in un determinato contesto economico e sociale. Nel contesto attuale, assolutamente straordinario, l’esigenza di rifondare i valori che guidano i processi produttivi sociali, come premessa per rendere sostenibile ed equo lo sviluppo economico, è ancora più forte e deve essere espressa non solo con l’impegno personale, ma cercando ambiti di collaborazione che non possono prescindere dal dovere di ricercare convergenze all’interno del mondo cattolico soprattutto tra coloro che hanno responsabilità rilevanti in campo istituzionale, politico e sociale.

E’ necessario, per i cattolici, creare un contenitore politico nuovo o dividersi negli schieramenti come è avvenuto in passato?

Le forme della partecipazione politica possono, e devono, essere diverse. Esiste anzitutto lo spazio delle specificità associative che deve essere ripensato. Le associazioni del lavoro, così come quelle che operano nel sociale subiscono i riflessi di una pesante crisi economico-occupazionale e della riduzione del peso dello Stato e della spesa pubblica. E’ un percorso che è iniziato e porterà a ricercare nuove frontiere per la contrattazione collettiva e per il welfare. Così come nuove forme di partecipazione responsabile dei lavoratori nell’ambito delle imprese, del consumo sostenibile, nel migliorare i servizi sociali. Il nodo della riforma dell’offerta politica, leggasi dei partiti, è ineludibile. Non si tratta di ricostruire il partito dei cattolici. I partiti vanno riformati su base rigorosamente aperta e programmatica. Semmai il tema diventa quello di dare vita a un polo popolare moderato che si faccia carico delle aspettative e dei temi che riflettono l’ispirazione cristiana. Sono convinto che molti dei protagonisti di Todi concorreranno a questo disegno che mi auguro venga accelerato.

Avrà peso la nuova legge elettorale. Come la vorreste, voi del gruppo di Todi?

La nostra opzione è chiara e pubblica. Auspichiamo una legge elettorale su base proporzionale con sbarramento, per evitare frammentazioni partitiche, e con il voto di preferenza. Non perché riteniamo che l’ingegneria istituzionale ed elettorale possa risolvere i problemi politici.
Semplicemente perché è necessario ricostruire il rapporto tra elettori ed eletti, selezionare una nuova classe dirigente politica, evitare l’ammucchiata di partiti in coalizioni disomogenee ed incapaci di governare dopo il voto.

Per quei cattolici che s’impegnassero in un nuovo contenitore, resterà la centralità dei valori non negoziabili o è meglio essere dei ‘lobbysti dei valori’?

Il tema dei valori cosiddetti irrinunciabili è fondativo della nostra identità, e delinea anche i comportamenti sociali.
Vogliamo riproporlo in chiave laica, come base di confronto per costruire un nuovo umanesimo. Le società moderne non rischiano l’invadenza della religione, semmai il contrario: la perdita del senso della trascendenza e del limite, figlie della società iperconsumistica e della convinzione che la tecnica possa risolvere tutti i problemi.
Tradotto nel concreto penso che la nostra società, quella italiana in particolare, abbia problemi non perché siamo troppo cristiani, ma perché lo siamo troppo poco.

Costalli ha lanciato un patto con i laici ‘per la buona politica’, Casini sta aggregando diverse forze. Il vostro orizzonte è il Ppe?

Guardiamo a tutto quello che muove nella giusta direzione; alla possibilità di riorganizzare forze che hanno nel Partito Popolare Europeo un punto di riferimento valoriale e programmatico, certamente, ma capaci di innovazione nello specifico italiano. Cosa assai più complessa, particolarmente nella fase di uscita dal bipolarismo che ci consegna strascichi, retaggi e stereotipi difficili da superare.

Come giudica l’operato del governo Monti? Servirà un Monti-bis o comunque continuare con l’agenda Monti anche dopo il voto?

Dobbiamo assumere la consapevolezza che la fase di coesione nazionale non può essere relegata all’emergenza ma deve continuare, in chiave politica, per consolidare il ruolo della nazione nel contesto europeo, e per liberare risorse ed energie nella direzione delle famiglie, delle imprese e del lavoro. Senza questo passaggio l’azione di risanamento dei conti pubblici comporta inevitabilmente effetti recessivi. Ma il rimedio non è quello di ripartire dallo Stato e dalla spesa pubblica, soluzione sbagliata e impraticabile, ma nel dare fiducia alla capacità imprenditiva, cooperativa e di risparmio che è ancora abbondantemente nella nostra comunità, per rendere attrattivo e dinamico il nostro territorio, i sistemi produttivi, il mercato del lavoro. Sono fiducioso che questo avverrà, con o senza Monti.

Il governo riscopre il dialogo con le parti sociali. Serve una nuova concertazione?

Su questo tema ritengo debba essere evitata la confusione. Personalmente ritengo che debba anche cambiare il linguaggio: la concertazione viene percepita come un metodo funzionale alle rappresentanze più organizzate nel difendere i propri interessi.
Certamente nel passato la concertazione ha segnato cambiamenti importanti, ma è difficile negare che queste critiche, soprattutto negli anni Duemila, non abbiano fondamento.
Penso che le Parti sociali debbano rivendicare più autonomia, più decentramento.
Uno Stato che riconosca il loro ruolo e che agevoli l’assunzione di responsabilità, nell’ambito delle imprese, del welfare aziendale e territoriale, nel rendere sostenibile la mobilità del lavoro. Purtroppo, l’assenza di una sostanziale unità del mondo sindacale su questi temi, segna l’esigenza di una discontinuità rispetto al passato.

Ettore Colombo
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