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  MCL adotta il Marocco

Data di pubblicazione: Domenica, 24 Febbraio 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.29 Gennaio / Febbraio 2008 :: MCL adotta il Marocco

Col ‘5 per mille’ finanziati i progetti Cefa nel Paese


COL ‘5 PER MILLE’ FINANZIATI I PROGETTI CEFA NEL PAESE

MCL ADOTTA IL MAROCCO


       “Abbiamo deciso di adottare il Marocco”: con queste parole Carlo Costalli ha annunciato la decisione del MCL di destinare a progetti di cooperazione sociale e umanitaria in Marocco la maggior parte dei fondi che verranno incassati con il ‘5 per mille’.

       L’annuncio non giunge nuovo. Da tempo MCL finanzia e sostiene in vari modi iniziative di assistenza e amicizia in Paesi in via di sviluppo. Nel caso del Marocco le opere sostenute sono quelle cui lavorano i volontari del Cefa, la Ong di Bologna, vicina allo stesso MCL, che da una trentina d’anni si dedica a progetti che riguardano lo sviluppo agricolo e il sostegno alle scuole in molti Paesi del mondo.

       La scelta di destinare la maggior parte dei proventi del ‘5 per mille’ al Marocco ha anche una motivazione geopolitica: MCL da anni è un forte sostenitore del dialogo fra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e del coinvolgimento delle organizzazioni di lavoratori e della società civile nei processi di integrazione.

      Costalli ha annunciato la decisione di privilegiare il Marocco nella destinazione dei fondi disponibili, di ritorno da un viaggio compiuto nel Paese insieme con Marco Benassi, direttore del Cefa. Un viaggio che è servito a fare il punto sull’andamento dei progetti in corso e a pianificare quelli futuri, tutti collocati nella zona di Sidi Boumedhi, Meskoura e Beni Mellal, fra le più povere del Paese. La fattoria di Meskoura è il fiore all’occhiello dell’attività agricola del Cefa. Qui c’è una grande effervescenza operativa: si lavora infatti al miglioramento delle attività agro-zootecniche, al varo di alcune cooperative agricole in grado di essere competitive sul mercato, e al lancio della coltivazione biologica per menta e olivi. Insomma, un angolo di efficienza in mezzo ad un paesaggio povero e predesertico.

       A Sidi, invece, sono già operativi due grandi pozzi per l’acqua costruiti dal Cefa, con l’aiuto economico della Farnesina e della regione Lombardia. In queste zone, come si può immaginare, l’acqua vale un tesoro. Intorno a Sidi, il Cefa ha realizzato altri dieci pozzi, disseminati nei piccoli villaggi del comprensorio.

      Sempre a Sidi c’è una casa coloniale ristrutturata, intorno sono concentrate attività agricole (con serre efficienti), zootecniche (ovini e caprini) e la cooperativa Ben Meskine, che promuove la capacità delle donne di preparare, con telai artigianali, tappeti di lana di pecore Sardì, una razza locale che il Cefa contribuisce a preservare. La coop, oltre che generatrice di reddito, è occasione per rendere sostenibile la vita delle donne: grande problema nelle zone povere del Marocco. La fattoria di Sidi è anche il cuore e il motore dell’attività del Cefa in Marocco, qui tutto è partito oltre dieci anni fa. Annovera anche un asilo con 30 bambini e corsi di alfabetizzazione per donne fra i 20 e i 40 anni.

       A Beni Mellal, capoluogo di provincia nell’interno del Marocco, è stata avviata da poco la costruzione di un grande e moderno oleificio (il secondo del Marocco per grandezza) per la produzione di olio di qualità, la formazione di cooperative agricole, formazione alla potatura, raccolta e stoccaggio di olive; imbottigliamento e commercializzazione di olio. Mentre sono già operativi un progetto di alfabetizzazione con due associazioni berbere per partner. E un corso per la formazione della piccola imprenditoria nel turismo e nel commercio, fatto con l’università di Meknes.

      Dalle regioni dove opera il Cefa avviene la maggioranza dell’immigrazione marocchina in Italia: un dato enorme, che in alcuni Paesi raggiunge addirittura l’80%.


F.G.


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