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  Dal Convegno ecclesiale di Firenze cinque vie che la Chiesa è chiamata a percorrere

Data di pubblicazione: Mercoledì, 9 Dicembre 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.75 Dicembre 2015 :: Dal Convegno ecclesiale di Firenze cinque vie che la Chiesa è chiamata a percorrere

“Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare”

Gli appuntamenti decennali della Chiesa italiana legati ai “Convegni Ecclesiali” hanno sempre segnato punti di svolta. Il variegato universo cattolico, raccoltosi a Firenze dal 9 al 13 novembre, con più di duemila delegati, è stato chiamato ad assumersi quel ruolo di riferimento per il Paese del quale oggi c’è estremo bisogno.
La crisi economica che a partire dal 2008 ha iniziato a far sentire i suoi effetti in Europa, anche in Italia è venuta a scompaginare i precari equilibri su cui poggiava il nostro sistema economico e sociale.
Ora bisogna proiettarsi verso il futuro e fare scelte coraggiose che disegnino nuovi scenari.
Vanno costruiti equilibri che superino l’individualismo ereditato dagli anni ‘80 del secolo breve, avviando processi di innovazione che contemplino i principi di sussidiarietà e solidarietà avendo come faro il bene comune.
La Chiesa, in questo contesto, avrà spazi maggiori e dovrà occuparli con coraggio e determinazione seguendo le tracce che Papa Francesco ha indicato con chiarezza nella Evangelii Gaudium.
Tracce che sono state al centro delle riflessioni e delle analisi del Convegno di Firenze. Le cinque vie, cioè i cinque verbi contenuti nella sua esortazione evangelica sono i percorsi attraverso i quali, come ha ricordato Mons. Nunzio Galantino, la Chiesa italiana può prendere tutto ciò che viene dal documento di Papa Francesco e farlo diventare vita. Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare sono i cinque sentieri lungo i quali la comunità ecclesiale italiana viene invitata a camminare, cominciando con un esame di coscienza. La cultura degli anni ‘80 ci aveva convinti che avessimo trovato un nuovo modo per superare i conflitti tornando ognuno al nostro trafficare quotidiano e alla pratica del ‘bene immune’. Ci sbagliavamo.
Ancora non abbiamo completamente superato questa visione ma si va riscoprendo l’importanza della relazione, della responsabilità, del legame. Il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha invitato tutti alla riscoperta di un nuovo umanesimo – nella città che otto secoli fa lo offrì al mondo –, come via di uscita dal difficile momento che stiamo attraversando.
Nei due discorsi fiorentini Papa Francesco ha ribadito la sua chiara idea di Chiesa: quella che ha lo spessore del Vangelo, che manifesta il volto misericordioso di Cristo che si rivela spontaneamente all’adultera o alla samaritana, senza progettare interventi premeditati ma dando seguito al bisogno di cui sono portatrici. Al contrario ci si arrocca nella teorizzazione, non di rado nella contrapposizione e talvolta in scelte non coerenti.
Preso atto delle paure che bloccano l’uscire, si riscontra la necessità di superare una pastorale a breve termine per riuscire a ipotizzare scenari futuri, determinati dai cambiamenti demografici e culturali per non trovarci impreparati a interpretare le domande di vita, prima ancora che a progettare qualche risposta.
Per ‘uscire’ è necessario accorgersi di chi ha bisogno, e non solo di materialità; è necessario essere in grado di mappare il territorio, monitorarne le dinamiche, anche grazie a delle “antenne sociali” disseminate, cioè a punti di riferimento di singoli e famiglie in grado di portare all’attenzione le domande di vita spesso nascoste o ignorate.
Per ‘annunciare’ bisogna testimoniare il Vangelo con la vita. “Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio… e senza paura” [EG §. 23].
Per ‘abitare’ bisogna costruire dimore stabili aperte al mondo, creando un abitare accogliente, che incorpori l’uscire e iscriva nello spazio segni capaci di educare e annunciare; che veda il mondo come casa comune per tutti i popoli.
Per ‘educare’ bisogna tirar fuori la passione per ciò che è vero e bello con l’obiettivo di realizzare la nostra umanità. Educare è tirar fuori e non riempire di nozioni. Uscire dai luoghi comuni, dal dato per scontato.
Per ‘trasfigurare’ bisogna avere la capacità di vedere oltre i limiti umani. La trasfigurazione è la sintesi delle cinque vie e non è un’azione in nostro potere. Possiamo solo metterci a disposizione, fidandoci e lasciandoci portare dove non sapremmo mai andare da soli. La trasfigurazione ci rende capaci di vedere oltre i confini delle cose, cogliendo l’unità profonda di tutto e, pur con i nostri limiti, farci testimoni di Gesù.
Cosa dobbiamo fare noi del MCL per la riscoperta del nuovo umanesimo? Dobbiamo lavorare sulla formazione, sui territori, sui servizi e sulla nostra presenza negli enti locali. Operando per un movimento identitario, autonomo e “in uscita” con una partecipazione responsabile. Ripartendo dal basso: dai circoli. Il primo luogo di prossimità nel quale portare avanti la nostra missione di testimonianza evangelica organizzata nel mondo del lavoroe nella società.

Marco Boleo
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