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  Con Papa Francesco, senza cedere alla paura, verso la pace

Data di pubblicazione: Venerdì, 18 Dicembre 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.75 Dicembre 2015 :: Con Papa Francesco, senza cedere alla paura, verso la pace

Editoriale di Carlo Costalli,
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

Con un minuto di silenzio per tutte le vittime del terrorismo e dell’odio nel mondo abbiamo deciso di aprire i lavori del recente Consiglio Nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori.
Le stragi di Parigi, quelle di Boko Haram in Kenya e in Nigeria, gli attentati a Beirut, in Mali, in Tunisia, a Gerusalemme, così come le persecuzioni contro i cattolici in tutto il mondo, che non si sono mai fermate, dimostrano che siamo nel pieno di una dura recrudescenza dell’odio e della strategia del terrore.
Ma accanto all’orrore delle stragi c’è una forma subdola di terrorismo che ha l’obiettivo di farci vivere nella paura, farci perdere le nostre radici e le nostre battaglie quotidiane in nome del bene comune e di un futuro migliore.
Non dobbiamo cedere alla paura del terrorismo.
Non arrendiamoci senza combattere di fronte a questa forma di terrorismo e, soprattutto, non rendiamogli facile la vittoria cambiando le nostre abitudini di vita. Contro tutto questo - e per riaffermare i valori del dialogo, della pace e della libertà - il MCL deve far sentire la propria voce e la propria preghiera.
Le democrazie occidentali hanno di fronte un’agenda ambiziosa e difficile: la lotta alla disoccupazione e alle povertà, la drammatica sfida della sostenibilità ambientale e, soprattutto nelnostro Paese, la lotta contro le inefficienze e la corruzione. Questo clima di guerra, il senso diffuso di panico, rischiano di far dimenticare le priorità di ogni agenda di governo e di farci allontanare sempre più dalla ricerca del bene comune.
Per dare una risposta al terrorismo, al di là di tutte le considerazioni possibili sugli errori commessi nel tentativo di portare una stabilità in Medio Oriente, credo dobbiamo fare una profonda riflessione su qualcosa che ci riguarda molto più da vicino. Il mondo in cui viviamo produce moltissimi scartati ed esclusi, umilia la dimensione più importante, quella del lavoro, subordinandola alle esigenze dei consumatori e degli azionisti. Sono dominanti le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica, in cui chi comanda non è l’uomo ma il denaro. Una “cultura dello scarto”, in cui la vita umana, la persona, non sono più un valore primario da rispettare e tutelare. Il Santo Padre Francesco lo ha sottolineato più volte: “La persona umana è in pericolo: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia”, la cultura dello scarto genera violenza e guerre e “non risparmia niente e nessuno: dalle creature, agli esseri umani e perfino a Dio stesso. Da essa nasce un’umanità ferita e continuamente lacerata da tensioni e conflitti di ogni sorta”.
La nostra risposta al terrorismo inevitabilmente, quindi, deve passare anche dalla revisione di questo modello di sviluppo che genera scarti. In un simile contesto è piuttosto probabile che una minoranza, anche molto piccola, tra le centinaia di migliaia di disperati, di scartati che popolano le nostre periferie venga lusingata da un’ideologia nefasta e totalizzante che risponde ad una domanda di senso calpestata e frustrata. Il fascino che l’integralismo esercita su molti dei giovani che vivono nelle periferie deve farci capire che stiamo usando modelli sbagliati per leggere la realtà. Una visione riduzionista dell’economia porta il pensiero dominante a ritenerci individui slegati da contesto e relazioni, la cui felicità dipende unicamente dalla crescita del proprio benessere economico.
Anche su questo Papa Francesco ci ha fornito delle indicazioni precise: “le norme e le leggi, così come i progetti della comunità civile, devono cercare l’inclusione, per favorire spazi di dialogo, di incontro”, perché la speranza di un futuro migliore “richiede di offrire reali opportunità ai cittadini, soprattutto ai giovani, creando occupazione”.
Il Papa condanna fermamente “la cultura dello scarto” che colpisce prima di tutto i giovani e gli anziani con conseguenze terribili. A chi fa comodo? Questo è stato l’interrogativo del Pontefice, cui ha risposto così: “ai servitori dell’egoismo, del dio denaro che sta al centro di un sistema che ci schiaccia tutti”.
Alla sfida del fascino dell’integralismo violento per i tanti diseredati dei nostri sistemi economici dobbiamo rispondere aumentando la ricchezza del senso di vivere e della nostra civiltà.
Quindi, oltre a tutte le misure di sicurezza e di difesa necessarie, se la nostra civiltà vuole togliere alimento ai fondamentalismi e ai terrorismi si devono curare questi mali interni ed esterni.
La violenza non si combatte con la violenza: genera solo altre violenze, lutti, rancori e desideri di vendetta. Anche in questi giorni difficili dobbiamo, invece, continuare a costruire le fondamenta di una civiltà ricca di senso e di capitale sociale umano.
Siamo ormai entrati nell’Anno giubilare straordinario della Misericordia, Papa Francesco nei giorni prima dell’apertura ha auspicato che “proprio alla porta di questo giubileo della Misericordia, il mondo ritrovi la strada della pace e la capacità di piangere per i suoi crimini, per quello che fa con le guerre”, la sua condanna nei confronti dei costruttori e dei commercianti di armi è stata durissima: “Maledetti! Coloro che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti”. Un Papa coraggioso che, nonostante il clima di paura scatenato ormai anche nella città eterna, ha deciso di andare avanti e non fermarsi di fronte alle richieste di rinviare il giubileo per non mettere a rischio i pellegrini e la città di Roma. Sono state richieste inaccettabili, giustamente rispedite al mittente, perché la paura non può, e non deve, vincere. Un Papa veramente coraggioso che ha voluto aprire l’anno giubilare in Centrafrica, a Bangui, un gesto altamente simbolico in un Paese duramente ferito dalla guerra. Chiaro e forte il suo appello prima di aprire la porta santa: “Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace! E tutti insieme chiediamo amore e pace. Tutti insieme!”.
Stringiamoci attorno a quest’uomo coraggioso, in attesa di incontrarlo il 16 gennaio nell’udienza speciale, noi siamo con lui e abbiamo detto sì al giubileo della Misericordia: questo nostro mondo ne ha un disperato bisogno.

Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori
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