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  Presentato a Roma l’Appello agli italiani

Data di pubblicazione: Martedì, 5 Agosto 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.66 Maggio / Giugno 2014 :: Presentato a Roma l’Appello agli italiani

L’Italia ha bisogno dei cattolici, i cattolici hanno bisogno dell’Italia

“Un Paese smarrito e la speranza di un Popolo” è il titolo dell’“Appello politico agli italiani” proposto dall’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan. Un testo che presenta una lucida analisi sulla critica situazione dell’Italia di oggi, caratterizzata “dall’incertezza e dallo smarrimento conseguenti allo smantellamento dei punti di riferimento tradizionali”, ma anche prospettive “non conformiste” in coraggiosa distonia con il “pensiero unico dominante”, proposte di riforma e spunti di riflessione politica profondamente innovativi chiaramente aperti alla speranza.
L’Appello è stato presentato nei giorni scorsi a Roma da S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, in un incontro organizzato in collaborazione con il Movimento Cristiano Lavoratori e introdotto da un intervento del Presidente Carlo Costalli.
Non è certo possibile sintetizzare in poche battute la ricchezza di idee e di proposte presentate nel testo. Si può, tuttavia, focalizzare l’attenzione sulle sue linee portanti dalle quali scaturisce, in serrata conseguenza logica, l’articolata proposta politica che lo caratterizza.
Il punto di partenza dell’Appello, presentato nel 70° anniversario del “Codice di Camaldoli che costituì per i cattolici italiani, in un periodo storico denso di incognite per l’Italia, un punto di riferimento”, è la presa d’atto realistica che “i cattolici da tempo, non sanno fare una proposta organica, coerente, unitaria, lungimirante e, soprattutto, chiaramente ispirata alla propria tradizione, alla propria dottrina, inclusa la Dottrina sociale della Chiesa, alla propria fede”.
L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è, dunque, quello di contribuire a colmare questo vuoto, assumendo la Dottrina sociale della Chiesa come punto di partenza per l’elaborazione di una precisa strategia politica di riforma culturale e sociale del Paese.
L’Italia è, infatti, tra “la fine di un percorso e l’inizio di uno nuovo” che “non (…) riguardano solo l’economia o l’assetto politico istituzionale, bensì l’intero quadro umano e sociale della nazione”. Arriviamo, così, alla seconda linea portante. La possibilità di ripresa si fonda “sul senso dell’esserci come comunità nazionale, il motivo stesso dell’italianità, il nostro essere popolo tenuto insieme da legami di senso e spinto ad agire da fini che sono (…) in fondo anche morali e religiosi”. Un richiamo essenziale, non retorico, nuovo e coraggioso che si basa sul presupposto storico del nesso profondo che lega la nazione italiana ed i cattolici.
“I cattolici non sono mai stati estranei alla storia italiana” ed anche in una società “post-religiosa” e da “rievangelizzare”, come l’attuale, “la partita decisiva” si gioca sui “campi” della qualità del loro impegno e, pertanto, sulla prospettiva di “una nuova stagione dei cattolici in politica”.
E’ per questo che l’Appello agli italiani parte dai cattolici ed è, in primo luogo, loro rivolto.
Infine, il terzo passaggio essenziale e caratterizzante dell’Appello sta proprio nella capacità di formulare una diagnosi realistica e coraggiosa, anche se per molti versi amara, dell’attuale situazione politico/culturale del mondo cattolico italiano. Si tratta, infatti, di prendere atto delle oggettive situazioni di difficoltà interne, sotto questo profilo, al mondo cattolico. Una presa d’atto che implica il riconoscimento che “per molti versi, le differenziazioni accumulate dentro il mondo cattolico sono ormai irreversibili ed hanno preoccupanti ricadute all’indietro sulla stessa fede, frammentando anche il corpo ecclesiale”. Una realtà dura da accettare, che richiede molto coraggio e molta fede per essere apertamente proclamata. Si risale, così, al motivo vero dei ripetuti fallimenti dei tentativi di ricostruire un’unità di azione politica dei cattolici: “(…) il motivo per cui, nel lungo periodo della transizione, sono falliti tutti i tentativi di ricondurre ad una qualche unità le diversità politiche”.
Siamo al cuore della proposta dell’Appello che esplicita come sia necessario prendere un’altra strada. Una strada che non può essere certo quella “di scrivere documenti di compromesso tra le varie anime del cattolicesimo politico”.
Non è la strada del compromesso quella che deve essere seguita per costruire una nuova stagione dei cattolici in Italia. Perché è una strada che non porta da nessuna parte. L’Appello indica chiaramente l’altra strada, senza infingimenti, senza facili e comodi, ma fragili, irenismi: “Non si tratta più di aprire tavoli, perché dalle differenze, ormai consolidate, non può nascere un’unità.
Si tratta, invece, di fare una proposta unitaria, rivolta a tutti, ma non su misura per tutti, e attorno a quella ricostruire un’adesione”. Per questo serve un Appello e non un tavolo. Si tratta di riattualizzare la consapevolezza che la fede cattolica richiede “una coerenza non solo di testimonianza personale ma anche di cultura politica”: una consapevolezza che è andata perduta e che bisogna ripristinare. Ed è in questo senso che si snoda la proposta politica dell’Appello che affronta tutti i temi principali della crisi italiana non limitandosi, tuttavia, in nessun modo ai soli cattolici: perché, se “l’Italia ha bisogno dei cattolici, i cattolici hanno bisogno dell’Italia”.
Si tratta di una proposta politica seria, articolata ed analitica che, remando coraggiosamente controcorrente, può effettivamente dare un forte contributo per riaccendere “la speranza di un popolo”. E’, allora, decisamente auspicabile e doveroso non lasciar cadere nel vuoto la “novità politica di questo Appello mobilitandosi per promuovere, su di esso, qualificate occasioni di incontro, approfondimento e confronto. Tutto ciò con il preciso obiettivo di diffondere e radicare nel dibattito politico e culturale quel messaggio di consapevolezza e realismo politico, ma anche di impegno e di speranza, che “l’Appello agli italiani” rappresenta.

Pier Paolo Saleri
Vicepresidente della Fondazione Italiana Europa
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