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  San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II

Data di pubblicazione: Giovedì, 7 Agosto 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.66 Maggio / Giugno 2014 :: San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II

Due Papi Santi: la “gioia indicibile e gloriosa”

Cosa unisce San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II? Questi due santi Papi apparentemente così diversi e dalle personalità così complesse, questi due uomini che hanno fatto quella Storia che fiorisce nel tempo e che non avvizzisce nelle cronache, a parte il ministero petrino cosa possono avere in comune?
Papa Francesco durante l’omelia per la canonizzazione dei due Papi ci aiuta a rispondere a questo interrogativo: “San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto... In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava ‘una speranza viva’, insieme con una ‘gioia indicibile e gloriosa’ (1 Pt 1,3.8).
La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice.
Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e, a loro volta, hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”.
Nella sua brevissima omelia il Sommo Pontefice non si è soffermato sulle grandi gesta compiute da questi Santi, ma ha voluto indicare il cuore stesso di quelle virtù eroiche che della santità sono una condizione: il coraggio di testimoniare la speranza e la gioia che passano attraverso la prova della Croce e che sono rese eternamente presenti in Cristo risorto. E questi due grandissimi Papi la speranza e la gioia l’hanno portata davvero in ogni luogo: tra i carcerati, in mezzo ai bambini malati, negli angoli più remoti della terra, in mezzo agli ultimi tra gli ultimi o di fronte ai potenti della terra.
Angelo Roncalli, il fine diplomatico cresciuto nelle valli bergamasche e Karol Wojtyla, il geniale filosofo che aveva lavorato in miniera, durante i loro pontificati hanno affrontato sfide durissime in cui la barca di Pietro più volte sembrava dovesse affondare e in cui il mondo si è affacciato al baratro dell’autodistruzione, e lo hanno fatto con la tenerezza e la forza della speranza e della gioia.
Giovanni XXIII, scandalizzando tanti, pur mantenendo ferma la denuncia dell’ideologia comunista non ha temuto di confrontarsi con il grande nemico della Chiesa, favorendo così l’inizio della distensione. Durante la crisi di Cuba in cui il mondo è stato ad un passo dall’olocausto nucleare, le parole del Santo Padre hanno favorito in modo decisivo gli sforzi di Kennedy e di Kruscev per evitare la guerra e trovare una soluzione politica. Ma il nome di San Giovanni XXIII nella storia della Chiesa rimarrà legato al Concilio Vaticano II che inaugura una nuova stagione della vita della Chiesa, un Concilio in cui si mise particolarmente in evidenza il giovane cardinale di Cracovia Karol Wojtyla. San Giovanni Paolo II si presenta al mondo gridando di non aver paura di aprire le porte a Cristo e così facendo apre il percorso che porterà alla caduta del blocco sovietico.
Il Papa pellegrino che non si è lasciato fermare né da un attentato né dalle malattie, il Papa dei diritti umani che non possono essere ridotti da alcun potere, il Papa del lavoro e della dignità dei lavoratori, il Papa della verità affermata contro tutte le ideologie, il Papa dei poveri e dei malati, il Papa dei giovani da lui così amati, il Papa della famiglia (come Papa Francesco lo ha chiamato durante l’omelia della canonizzazione), il Papa della pace in un mondo che inizia a conoscere nuove forme di violenza, il Papa della richiesta di perdono per i peccati dei cristiani, il Papa della Dottrina sociale come proposta per superare l’errore delle ideologie comuniste e liberiste. Un pontificato, quello di Giovanni Paolo II, che non è possibile riassumere in poche righe, ma di cui è possibile cogliere due immagini. La prima immagine riguarda l‘amicizia con il Movimento Cristiano Lavoratori, un’immagine intima che testimonia l’importanza che per San Giovanni Paolo II hanno sempre avuto i laici e il mondo del lavoro.
L’altra immagine riguarda i suoi ultimi giorni in cui ha vissuto sulla sua carne la condizione dei malati, suoi figli prediletti e da lui sempre difesi, attraverso la quale è stato testimone del senso cristiano del dolore.
In un mondo pieno di dolore, di contraddizioni, segnato da una terribile crisi umana, in un mondo impazzito e incapace di riconoscere la verità, San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II rimangono il segno della speranza e della gioia che non si fanno annichilire dalle circostanze, perché affondano la loro origine nell’eterna presenza di Cristo risorto. La “speranza viva” e la “gioia indicibile e gloriosa” dell’abbraccio tra Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI nel giorno della canonizzazione.

Giovanni Gut
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