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  Ppe: a Marsiglia il XX Congresso

Data di pubblicazione: Domenica, 29 Gennaio 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.51 Gennaio / Febbraio 2012 :: Ppe: a Marsiglia il XX Congresso

Il nostro modello è l’economia sociale di mercato

Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla. ‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa del XX Congresso del Ppe che si è tenuto ai primi di dicembre a Marsiglia.

Finanze pubbliche stabili, maggiore competitività e nuovi posti di lavoro. Tre priorità per la nuova economia sociale di mercato. Il XX Congresso del Partito popolare europeo di Marsiglia non è stato caratterizzato esclusivamente dal vertice Merkel-Sarkozy, che avrebbe preceduto di qualche ora l’accordo Ue del 9 dicembre sul fiscal compact (con l’isolamento consapevole di David Cameron), o dalle schermaglie tutte interne alla politica italiana (su tutte, il botta e risposta Buttiglione-Alfano), favorite dall’interregno tecnico dei Monti boys, legate alle Opa sul nuovo soggetto politico di centro chiamato a sparigliare nel 2013 le logiche del bipolarismo.
I Popolari europei guardano a Bruxelles nella consapevolezza che oltre alle velleità politiche c’è la condizione delle persone. Se la sfida del progetto comunitario resta la formazione dell’economia europea in una ”economia competitiva mondiale della conoscenza e in un mercato forte di 500 milioni di consumatori in cui prodotti e servizi possono circolare liberamente”, il Ppe invoca riforme decisive per la crescita. Un percorso che passa necessariamente per un’unione che sia tutta politica, oltre che economica. Quella monetaria, nonostante l’euro resti, secondo i Popolari, il “simbolo visibile dell’integrazione europea e l’espressione della posizione dell’Europa nel mondo”, non può bastare.
Mettere un freno al debito significa, dunque, non solo agire in senso “economico”, ma anche e soprattutto “etico”. Principi che dovranno “applicarsi a tutte le aree della nostra economia, compresi i mercati finanziari, e non avere carattere protezionista”, con le regole dei mercati finanziari che dovranno “andare di pari passo con l’internazionalizzazione e le innovazioni di prodotto”. L’auspicio che arriva da Marsiglia è quello che guarda al mercato, insieme a politiche economiche e sociali sostenibili, come “forza motrice” per la crescita, accompagnata “da un quadro istituzionale che permetta prosperità per tutti e prevenga le disfunzioni di mercato”. Un contesto nuovo, in grado di favorire l’avvio e la crescita delle Pmi, con particolare attenzione ai prodotti innovativi. Sono le politiche fiscali, osserva il Ppe, a costituire “una fonte di crescita e di creazione di posti di lavoro nel lungo termine”.
Per far ripartire l’economia, è il ragionamento emerso al XX Congresso, occorre sostenere le industrie europee “in tutta la loro diversità”, riconoscere l’esigenza di una politica industriale integrata, incoraggiare la ricerca, l’innovazione e le nuove tecnologie. Allo stesso tempo, spiega il partito di Wilfried Martens, “non dobbiamo dimenticare le nostre industrie competitive tradizionali, che dispongono di notevole esperienza e conoscenza tecnica, fornendo centinaia di migliaia di posti di lavoro in Europa”. Il Ppe sostiene, inoltre, “forme innovatrici” di governo aziendale (associazioni, cooperative, responsabilità sociale delle imprese). La lezione che i Popolari traggono dall’attuale crisi economica è strettamente connessa al bisogno di una maggiore sostenibilità. L’idea di economia sociale di mercato del Partito popolare europeo, include anche “sforzi contro il cambiamento climatico e i danni ambientali”, un approccio più globale del quadro legislativo che prenderà in considerazione anche le peculiarità delle economie emergenti.
La nuova economia sociale di mercato, si legge nel documento conclusivo approvato a Marsiglia, “non dovrà causare distorsioni sul mercato o generare svantaggi competitivi per nessuna area economica”; “prenderà in considerazione le necessità delle attività economiche ma terrà conto anche dell’esigenza di preservare la terra per le generazioni future”. Il Partito popolare europeo vede quindi “la regolamentazione come un elemento di attivazione delle forze di mercato per crescere e ampliarsi”. “Non perderemo l’opportunità fornitaci dalla crisi – spiega Martens - e impareremo a cercare il giusto equilibrio fra mercati e legislazione, per porre su basi solide il futuro della crescita e dell’occupazione”.
Il concetto di economia sociale di mercato del Ppe comporta inoltre misure adottate a livello nazionale, “per riformare i sistemi inefficienti di sicurezza sociale e le regole del mercato del lavoro, in modo da stimolare l’occupazione e la crescita, garantendo al tempo stesso la solidarietà”. Le organizzazioni della società civile – si legge nel documento conclusivo – “devono poter identificare metodologie per contribuire al miglioramento della situazione economica e a combattere l’esclusione sociale e la povertà”. I Popolari considerano, infatti, fondamentali gli investimenti pubblici e privati per la formazione e l’innovazione, così come necessari appaiono provvedimenti concreti per realizzare gli obiettivi del cosiddetto “processo di Bologna”; mobilità, riconoscimento reciproco delle qualifiche e dei titoli universitari: “In tal senso, un’attenzione particolare deve essere prestata alla formazione linguistica per migliorare la mobilità degli studenti e del lavoro”. Il Ppe, sottolinea Martens, “contribuirà attivamente a un maggiore sostegno delle misure di riconciliazione, come le politiche di occupazione che rispettano la famiglia, disposizioni sul lavoro flessibile e varie forme di congedo sia per le donne che per gli uomini”.
Tra gli ostacoli principali, rilevano i Popolari europei, quella troppa burocrazia che compromette la competitività e influisce negativamente sull’occupazione.
“Dobbiamo accertarci che le legislazioni future vengano esaminate attentamente prima di essere applicate, tanto a livello Ue che nazionale”, nota il gruppo dirigente Ppe. “Il test sulle Pmi deve diventare molto più rigoroso ed essere applicato pienamente. Perseguendo l’obiettivo di una riduzione del 25% degli oneri amministrativi, il Ppe proporrà quindi un nuovo e ambizioso obiettivo basato su indicatori chiari da raggiungere entro il 2018. La principale priorità sta nell’applicazione più efficace delle quattro libertà di base (libertà di movimento delle persone, delle merci, dei capitali e dei servizi), nonché il ritorno a una crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro malgrado l’attuale rallentamento della crescita”.
Il Ppe guarda anche ai nuovi sviluppi del Mediterraneo per ridefinire i propri obiettivi, mantenendo salda la barra sui valori: “Il nostro scopo rimane di assicurare la democrazia, la prosperità e la stabilità nella regione. Perciò, l’Ue deve sostenere la transizione democratica nella parte meridionale della regione. A questo proposito, puntiamo a una nuova collaborazione Euro-Mediterranea e un nuovo contesto per la cooperazione, al fine di rafforzare le nuove democrazie e fornire una nuova piattaforma per le relazioni politiche e la cooperazione economica”.

di Pierpaolo Arzilla
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