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  "Per Susa la Tav è una chance da non perdere"

Data di pubblicazione: Martedì, 31 Gennaio 2012

TRAGUARDI SOCIALI / n.51 Gennaio / Febbraio 2012 :: "Per Susa la Tav è una chance da non perdere"

Il sindaco: dopo il via ai lavori bisogna riaprire il dialogo coi Comuni.

Riportiamo di seguito l’intervista rilasciata a Paolo Viana dal Sindaco di Susa, Gemma Amprino, pubblicata su Avvenire il 22 dicembre 2011.

C’è stato un tempo in cui i valsusini si descrivevano tutti come Cozio, il re dei galli che costrinse i romani alla pace; ma dopo la firma dell’accordo italo-francese che sblocca definitivamente i lavori al tunnel di base dell’alta velocità potrebbe tornare di moda Adelaide, la marchesa che, sposando Oddone di Savoia, unì il Piemonte alla Francia. Gemma Amprino, conosce bene la storia, che insegna all’istituto industriale di Susa, e sa che si può vincere una guerra anche con un buon matrimonio. «Non sono acriticamente a favore dell’opera - ci spiega il sindaco di Susa - e chiedo a chi farà i lavori precise garanzie per la salute dei cittadini e la tutela del nostro patrimonio storico e naturalistico ». La Amprino viene dal mondo cattolico(è stata presidente de Il Ponte, l’associazione che ha promosso il museo diocesano, ora è vicepresidente del Mcl) ed è un sindaco di centrodestra in una valle rossa. Ai colleghi No Tav che hanno sfilato in corteo sotto la sua finestra e che in queste ore annunciano una pioggia di ricorsi contro il cantiere della Maddalena, manda a dire che «un cittadino può opporsi senza se e senza ma a un’opera ma quando si è amministratori pubblici si deve tutelare tutta la comunità ed è possibile farlo solo all’interno di un dialogo tra le istituzioni».

I lavori al tunnel di base inizieranno entro il 2013 ed è partita anche la gara per progettare la nuova stazione internazionale di Susa.
Insomma, si fa sul serio: cosa chiede il Comune di Susa?


Ripetiamo quello che abbiamo detto in tutte le sedi: i cantieri dovranno garantire la sicurezza dei cittadini, non nuocere al patrimonio storico e naturalistico e portare lavoro. La nuova stazione è importantissima ma avrà una sua ragion d’essere solo se nei 15 anni di cantiere che ci attendono non verrà compromesso nulla e si porranno invece le basi per costruire una vera industria turistica. Questa è la vocazione della valle, dopo la totale deindustrializzazione, e questa è la prospettiva disegnata dall’Osservatorio e dalla Regione Piemonte. Quest’ultima, ad esempio, ha vietato la realizzazione di villaggi di cantiere, dove alloggiare gli operai, proprio per favorire l’integrazione tra quest’opera e il settore alberghiero e dei servizi.

Ltf sostiene che la Tav porterà in valle di Susa un indotto da decine di milioni di euro. Ci crede?

Credo che si debba cogliere le opportunità di questa situazione. Siamo sempre stati una terra di incontro e di scambio, per questo non condivido le posizioni di totale chiusura. Piuttosto, credo che si possa fare il bene della valle solo restando uniti. Partecipando ai tavoli istituzionali abbiamo ottenuto che fossero rettificate alcune scelte penalizzanti, come quella sullo smarino (i detriti dello scavo; ndr) che non attraverserà più Susa da est a ovest su camion, com’era stato previsto. Io penso che nel mondo No Tav ci siano molti amministratori moderati che vorrebbero riprendere il discorso e si potrebbe farlo a livello provinciale.

Intende dire che il progetto della Provincia di Torino sulle compensazioni va rivisto?

Chiedo di riaprire quel tavolo, perché dobbiamo cogliere l’opportunità della Tav per rilanciare le eccellenze territoriali e per comunicarle, capovolgendo il debito d’immagine in un credito: oggi tutto il mondo conosce la valle di Susa per le proteste, è vero, ma è anche vero che tutto il mondo la conosce e questo dev’essere il punto di partenza per progettare il nostro rilancio turistico.
Inoltre, riaprire quella discussione ci permetterebbe di sciogliere altri nodi: l’alta velocità può essere un’opportunità anche a livello lavorativo ma dev’esserci un progetto di sviluppo territoriale condiviso. Pur considerando che alcuni Comuni saranno più interessati di altri dai lavori, non dobbiamo ripetere l’errore commesso negli anni Ottanta, quando, in occasione della costruzione dell’autostrada del Frejus, le amministrazioni si spaccarono e, divise, raccolsero solo le briciole.
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